Pacifiction - Un mondo sommerso Recensione: un paradiso da salvare

Albert Serra firma un'opera mastodontica per durata e suggestioni, ambientata in una Polinesia dove si prospettano nuovi test nucleari.

Pacifiction - Un mondo sommerso Recensione: un paradiso da salvare
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Incoronato dai Cahiers du cinéma quale miglior film del 2022: un riconoscimento che già merita l'attenzione del cinefilo duro e puro, di sovente d'accordo con il giudizio espresso dalla rivista cinematografica francese, una vera e propria istituzione nel relativo settore. In concorso a Cannes per la Palma d'Oro poi andata a Triangle of Sadness (2022) - la nostra recensione di Triangle of Sadness è a portata di clic - Pacifiction è l'ultima prova dietro la macchina da presa del regista catalano Albert Serra, il quale nella seconda parte di carriera ha ormai deciso di focalizzarsi sulla storia della Francia, partendo da quella di un lontano passato - recuperare per l'occasione La Mort de Louis XIV (2016) e Roi Soleil (2018) sulla figura di Luigi XIV - per arrivare a un'epoca più recente e che tutti noi ricordiamo in maniera non proprio benevola.

In quest'occasione infatti Serra affronta il tema dei test nucleari tenuti dalla Francia in Polinesia, con l'atollo di Mururoa diventato tragicamente famoso perché utilizzato, insieme al coevo Fangataufa, come sito per gli esperimenti atomici dal 1966 al 1996.

Pacifiction: un nuovo incubo

La storia è infatti ambientata proprio a Tahiti, ovvero nella Polinesia Francese, dove detta legge l'Alto commissario della Repubblica francese, De Roller. L'uomo cerca di gestire gli interessi del suo Paese e al contempo quelli della popolazione indigena, agendo nel non semplice ruolo di mediatore tra questi due mondi coesistenti ma apparentemente agli antipodi.

De Roller è un uomo saggio che opera con tatto e sobrietà anche nelle situazioni più spinose, qualità che gli hanno garantito il rispetto unilaterale. Ma quando nell'arcipelago iniziano a diffondersi delle voci secondo la quale la Francia avrebbe intenzione di riprendere i test nucleari, ufficialmente terminati nel 1996 e che hanno lasciato enormi strascichi a livello di impatto ambientale e di malattie provocate dal conseguente inquinamento, tra i nativi aleggia l'aria della rivolta. De Roller, al momento ignaro di queste attività, cerca di scoprire cosa ci sia di effettivamente vero nei rumor e nel caso trovare una soluzione a riguardo per evitare lo scontro.

Per una selva oscura

Un film fiume, dalla durata di due ore e quaranta, nel quale il tempo si dilata progressivamente all'inverosimile, tra macrosequenze che si inseguono in una narrazione atipica e dolente, dove alle atmosfere inizialmente più leggere si sostituisce con il passare dei minuti un alone sempre più inquieto e perturbante, tanto che nell'ultimo terzo emergono echi quasi lynchiani nel designare la ricerca di risposte da parte del protagonista.

Una traccia mystery che si insinua prepotente in un racconto che ci trasporta di peso nel suggestivo contesto, con lo splendore di quei paesaggi incontaminati - giungle infinite e tramonti da incorniciare - che rende la natura una vera e propria co-protagonista delle umane vicende: dalla furia delle onde amate dai surfisti alle skyline notturne di lidi incontaminati, nulla è lasciato al caso.

Serra gestisce con uno stile ondulante, difforme nel suo cambio di toni e ritmi, quasi trascinato in quella parte finale in discoteca dove si attende soltanto il definitivo epilogo, che chiude in maniera amaramente aperta una storia dove, ancora una volta, gli interessi dei più forti sopprimono quelli della gente comune. Lo spettro delle superpotenze straniere, quali rivali dello stato francese nelle dinamiche geopolotiche, sottolinea ulteriormente questo gioco ai più alti livelli, dove il singolo individuo è inerme schiavo di un sistema già consolidato e inattaccabile.

Lo scoprirà ben presto a sue spese De Roller - un magnifico, maestoso, Benoît Magimel - che si muove per tutto il film come una sorta di eroe disincantato, accompagnato da una trans-femme fatale che usa come personale spia, al fine di addentrarsi nei segreti inconfessabili di amanti improvvisati. In una ricerca della verità che si fa sempre più chiara e trascina tutti a fondo, dove i fiumi dell'alcool e le luci al neon di una discoteca sono l'acre preambolo di un'imminente apocalisse.

Pacifiction - Un mondo sommerso L'alto commissario francese operativo in Polinesia si trova a gestire una difficile situazione quando si diffondono le voci di una possibile ripresa dei test nucleari, notizia che se confermata scatenerebbe la rivolta della popolazione locale, già sul piede di guerra forse anche su spinta di potenze straniere. Una spy-story che si tinge di mistery in uno dei migliori film dello scorso anno, incoronato dalla critica: Pacifiction è un'opera ricca fin dalla durata - oltre le due ore e mezza - che si tinge di suggestioni e sfumature in un racconto che si fa progressivamente più inquieto e oscuro, fino a quella parte finale apparentemente estenuante ma in realtà necessaria per esasperare al meglio il relativo contesto narrativo. E con una fondamentale attenzione al magnifico contorno ambientale, con i paesaggi da cartolina che diventano vivido palcoscenico di una ipotetica tragedia contemporanea.

8.5

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