Overlord, la recensione: guerra e gore dietro le linee naziste

Dalla Bad Robot di J.J. Abrams arriva un "nazi kill horror" che fa della guerra e del gore i suoi elementi centrali e vincenti.

Overlord, la recensione: guerra e gore dietro le linee naziste
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È la vigilia dello Sbarco in Normandia, il 6 giugno 1944. All'interno del piano di invasione dell'Europa, conosciuto come Operazione Overlord, le forze aviotrasportate americane sorvolano l'Oceano Pacifico, avvicinandosi sempre di più alla terraferma, sulla costa francese. Sono le prime ore del mattino e gli aerei degli Stati Uniti volano in formazione verso il Vecchio Continente, ormai caduto sotto il dominio del Reich Nazista di Hitler.
Il D-Day è imminente ma, per permettere alla parte marittima dell'Operazione di attraccare sulle coste normanne, è essenziale che gli aviotrasportati si paracadutino dietro le linee nemiche, in un piccolo villaggio francese dove le forze tedesche hanno edificato una torretta di comunicazione che potrebbe mandare in fumo lo sbarco. La missione è questa: arrivare nel villaggio occupato, uccidere quanti più nazisti possibile, distruggere la torretta e aspettare poi l'H-Hour, l'arrivo degli Alleati.
La potenza e il numero delle contraeree del Terzo Reich sono però spropositati, in quella zona, tanto da decimare le forze aeree e costringere i soldati a paracadutarsi prima del previsto e a infiltrarsi nel villaggio in pochissime ore. Il destino del Mondo dipende da loro.

A poche ore dalla fine

Di Overlord si era cominciato a parlare già nei primi mesi del 2017, quando la Bad Robot di J.J. Abrams annunciava l'inizio dei lavori su questo interessante progetto ambientato dietro le linee nemiche tedesche. In quel periodo era però trapelata la notizia che il film avrebbe potuto far parte del Cloverfield Universe, fungendone in sostanza da prequel e giocando con l'elemento storico. L'arrivo di The Cloverfield Paradox su Netflix e il suo consequenziale insuccesso di critica hanno probabilmente convinto la casa di produzione a non sviluppare Overlord come parte dell'Universo Narrativo sopra citato, a renderlo invece un war movie stand-alone, lavoro tra l'altro eseguibile senza troppa fatica.
Questo perché - nella sua essenza - il film d'esordio di Julius Avery è un titolo composto da un solo corpo artistico nel quale convivono tre anime preponderanti, oltre la sua iniziale, possibile e poi sventata adesione al Cloverfield Universe.
Partiamo da quella obiettivamente principale e più marcata: l'anima war movie. Overlord vede protagonisti un drappello di soldati che si ritrovano loro malgrado in una situazione più difficile del previsto. Non sono degli sprovveduti, ma soltanto sfortunati, perché circondati dal nemico - decisamente più numeroso - e con una missione importantissima ai fini della vittoria della Seconda Guerra Mondiale. Un behind enemy lines molto più crudo della media e con alle spalle una produzione importante, che maschera con effetti speciali VFX, pratici e artigianali di ottimo livello un progetto che nella sua concretezza è un B-Movie di alta qualità. Chiaro esempio di questo è la spettacolare sequenza d'apertura, che ci dà anche la misura di un'altra importante componente del film: la verbosità.
A incuriosire è infatti anche questo mood alla Tarantino che permea Overlord quasi nella sua interezza, al netto della forte centralità degli scontri a fuoco e delle esplosioni. Rifacendoci al regista di Pulp Fiction, non vogliamo in alcun modo paragonare il film in esame a quella specifica qualità narrativa e dialogica, ma soltanto darvi un'idea di quanto "parlato" sia Overlord.

Soprattutto nel corpo centrale dell'opera ci sono lunghe sequenze dialogate durante le quali - spesso e volentieri - la storia non tende neanche a procedere ma soltanto a rincorrersi, a mordersi la coda, con scambi di battute a volte anche poco efficaci per una fisiologica e probabilmente voluta mancanza d'ironia.
Il che è un peccato, perché se c'è una cosa sulla quale si può ironizzare pesantemente, senza andare incontro a una lapidazione morale, sono proprio i nazisti. Non c'è etica o freno all'esagerazione che tenga davanti ai soldati di Hitler, che possono essere trucidati e derisi a piacimento e senza remore, basta che indossino una svastica o il simbolo delle SS.
Overlord, però, non ci scherza sopra e va invece a fondo sulla follia meditata del Terzo Reich, prendendola a cuore e seriamente, con sparute sferzate di humor e tanta violenza. Questo ci porta alle altre due anime del film: quella alla buddy movie vicina a bad company e l'altra horror, fortemente gore.

Il Reich Millenario

Parliamo di buddy cop in modo improprio ma assolutamente funzionale. Diciamo pure che Overlord è un buddy soldier corale, dove c'è il commilitone ebreo stufo della crudeltà nazista, lo sbruffoncello italo-americano tutto sigarette, gesti e gomme da masticare, il sergente cazzuto, il debole della compagnia e l'afroamericano di turno che no, non muore per primo in questo caso ed è anzi la testa della carovana. È anche il personaggio con la carica morale più decisa degli altri, il che è curioso, visto quello che facevano i nazisti alle persone di colore, ma forse gli sceneggiatori Billy Ray e Markus L. Smith volevano far passare l'idea "dell'essere migliori di... ". E il messaggio passa infatti forte e chiaro, ma non per questo poi si risparmiano trucidamenti splatter e scontri abbastanza feroci (l'interrogatorio del generale delle SS) che danno a Overlord quel particolare piglio alla revenge movie, in cui la vendetta è del mondo libero e delle etnie contro l'oppressione e la malvagità di Hitler.
Dicevamo dunque del buddy soldier movie, con questa compagnia raccapezzata di camerati che si ritrova a dover collaborare per 5 o 6 ore al fine di distruggere la torretta di cui sopra. Nella opening scene, prima dell'avvincente lancio dal paracadute sotto i colpi della contraera nemica, i primi minuti passano con delle battute degli aviotrasportati sulle paure reciproche, con sfottò generali, prese di posizione e un filo di arroganza da parte di qualcuno (sì, l'italo-americano).
Si procede poi nel cammino verso il villaggio e nello svolgimento del piano, ma c'è la sorpresa: sotto la chiesa dove si trova la torretta da distruggere i nazisti stanno svolgendo degli esperimenti sovrannaturali per compiacere i piani del Fuhrer e la sua idea di un Reich Millenario. Non vi sveleremo cosa si celi sotto la chiesa, ma vi basti sapere che da quel momento in poi si perdono in parte le coordinate di guerra e di ricostruzione storica, per trasferirsi su di un territorio revisionista ma al contempo conservatore dello zombie horror degli anni '40.
Il tutto, ovviamente, condito da un efficace comparto tecnico che rende le riuscite venature gore davvero entusiasmanti, specie nel terzo e ultimo atto del film, dove c'è un'escalation totale. Il look dei morti viventi è una combo di artigianato e CGI che raggiunge un risultato più che soddisfacente, se non addirittura splendido.
In ogni caso, attenzione a chiamarli zombie, sempre per quella questione di semi-revisionismo di cui sopra: non siamo propriamente da quelle parti ma nemmeno così lontani, il che azzera quasi tutti i richiami iniziali all'ucronistico Wolfenstein, legati soprattutto all'atmosfera e all'ambientazione.

Overlord, in definitiva, si dimostra un avvincente seppur verboso B-Movie vestito da una produzione importante, diretto in modo sorprendente dall'esordiente Julius Avery, che piazza all'interno del film anche due piani sequenza davvero niente male, dinamici e ben strutturati - anche se uno dei due è palesemente post-prodotto e non nativo.
L'elemento war movie è il più forte e deciso, quello su cui gli sceneggiatori e il regista hanno palesemente lavorato di più (il titolo è già di per sé indicativo), ma la parte centrale dell'opera è più dialogata e verte verso la sostanza alla bad company, con un atto finale esplosivo e visivamente esuberante, anche se forse un po' troppo velocizzato. Non sarà il Signore Supremo dei film di genere, insomma, ma la sua bella parte al cinema, quest'anno, Overlord la fa senz'altro.

Overlord Overlord si dimostra un behind enemy lines con tre anime preponderanti che convivono nello stesso corpo artistico: splatter-horror, buddy movie simil bad company e war movie. I richiami all'ucronistico Wolfenstain sono meno forti del previsto e c'è dietro uno script particolarmente verboso, pieno di dialoghi e scambi di battute più o meno riusciti, con la sorprendente regia di Julius Avery a incorniciare il tutto con competenza e artigianalità. Nella parta iniziale è positivamente stordente, in quella centrale parlato, teso e un pizzico misterioso, mentre sul finale elettrizzante e truculento, anche se qualche sequenza viene spesa in maniera troppo veloce. Un signor B movie sotto mentite spoglie che farà la gioia degli amanti del genere, anche se no, non è il capolavoro violento, cinico e ironico che avrebbe potuto essere.

7.5

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