Le otto montagne Recensione: un'incredibile amicizia sul tetto del mondo

Fresco vincitore del David di Donatello, Le otto montagne vede protagonisti Luca Marinelli e Alessandro Borghi nell'adattamento dell'omonimo romanzo.

Le otto montagne Recensione: un'incredibile amicizia sul tetto del mondo
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Solo chi vive la montagna, conosce la montagna. Un detto che trova però riscontro effettivo nella realtà, figlio di una concezione ancestrale di chi quei luoghi li abita ogni giorno, a stretto contatto con la natura, ultimi eredi di un mondo che sta scomparendo. Un mondo non solo fisico ma anche spirituale, quello dei paesini sulle alture che si svuotano sempre più, villaggi fantasma ora testimoni di un passato dimenticato e un presente assente.

Proprio lì ha luogo la storia de Le otto montagne, fresco vincitore del David di Donatello come miglior film e di altri tre Premi alla manifestazione degli "Oscar nostrani" tenutasi nella serata del 10 maggio (se volete sapere gli altri premiati, il nostro speciale sui David di Donatello 2023 è a portata di clic). Il film potrà a breve essere visto anche dagli abbonati SKY, con la prima visione prevista tra pochi giorni, e ci sembra l'occasione giusta per tornare a parlare del film diretto a quattro mani diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che già aveva fatto parlare il pubblico alla sua uscita nelle sale a dicembre nonché conquistato la critica, come sottolineato dal Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.

Le otto montagne: tra cielo e terra

I protagonisti de Le otto montagne sono Pietro e Bruno, che conosciamo fin da piccoli quando nacque quella profonda amicizia che d'altronde caratterizzerà l'intera visione. Il primo, originario di Torino dove il padre lavora per la Fiat, ha soltanto dodici anni quando comincia a trascorrere le vacanze estive in uno sperduto paesino della Val d'Aosta, prossimo all'abbandono. Ha così modo di conoscere il coetaneo Bruno, figlio di montanari che vive lì con gli zii, i quali si disinteressano di lui: il ragazzino ha un profondo amore per il paesaggio che lo circonda e ben presto coinvolge il nuovo amico nelle sue scorribande in mezzo alla natura.

L'inizio di un profondo legame tra i due, che rischia però di rompersi progressivamente con il trascorrere degli anni e l'arrivo dell'adolescenza, che finisce per separarli almeno momentaneamente. Si ritrovano infatti in occasione della morte del padre di Pietro - lui aveva completamente tagliato i rapporti con il genitore - e decidono di realizzare l'ultimo desiderio del defunto: riedificare un rudere di montagna per realizzare una baita abitabile. Una missione che porta i due vecchi amici a riavvicinarsi definitivamente, ma ancora una volta sarà lo scorrere del tempo a porre ostacoli e minare il loro rapporto.

Un'amicizia lunga una vita

Chi è più felice, l'uomo che scala le otto montagne e solca gli otto mari o colui che raggiunge la vetta che si trova al centro del mondo? Metafore dietro cui si cela il significato di un racconto aperto a più sfumature, dove i due personaggi sono le facce della stessa medaglia, a modo loro complementari ma per fortuna non simili, legati da quel comune amore per quei luoghi incontaminati dove la civiltà è lontana, con il suo fracasso e la sua frenesia.

Fin dalla fase iniziale, negli anni della prima giovinezza, il contrasto voluto tra la pace che si ritrova in quei luoghi e il caos cittadino è ben rappresentato in un paio di scene che proprio nei calcolati eccessi esprimono quel taglio netto che Pietro intende dare alla sua anima cittadina, uno tra i tanti dubbi controversi che lo attanaglieranno per tutta la vita e ampiamente esposti al pubblico nel costante voice-over che accompagna lo scorrere degli eventi. Come saprà chi ha visto o letto la nostra recensione di Alabama Monroe - Una storia d'amore (2012), il regista belga Felix Van Groeningen ha sempre posto una particolare attenzione allo scavo emotivo dei suoi personaggi e anche in quest'occasione - pur senza toccare gli apici drammatici e contagiosi del succitato lavoro - ha curato con incisività in fase di sceneggiatura la caratterizzazione di Bruno e Pietro, riuscendo a dire molto con poco, agendo in quest'occasione di sottrazione, asciugando per trovare la giusta quadra all'insieme.

Un'opera di mediazione gestita con la collega Charlotte Vandermeersch, che già aveva collaborato con lui proprio ai tempi di Alabama e qui deve aver giocato un ruolo fondamentale nella gestione, breve ma fondamentale, delle figure femminili che, per quanto a minutaggio ridotto, emergono vivide e limpide, con i loro pregi e le loro sofferenze. Un merito il loro ovviamente da condividere con l'opera alla base, ovvero l'omonimo romanzo del di Paolo Cognetti, già vincitore del Premio Strega nel 2017.

La colonna sonora con le canzoni di Daniel Norgren non è mai invasiva, anzi le note del cantautore svedese si adattano bene ai moti melanconici e alla bellezza di questi paesaggi magnifici e maestosi, dove un singolo individuo è un puntino all'orizzonte di fronte alla vastità del creato, come le inquadrature in campo largo chiariscono ulteriormente in un paio di suggestive sequenze. Per quanto minuscoli in mezzo al contesto, Luca Marinelli e Alessandro Borghi sono maiuscoli davanti alla camera e danno vita a due personaggi tosti e credibili, duri e rudi come le rocce ma anche pieni di vita come l'acqua di un ruscello.

Le otto montagne I suggestivi paesaggi della Val d'Aosta sono il palcoscenico ideale per il racconto di quest'amicizia incredibile che è anche rappresentazione del legame tra l'essere umano e la natura più incontaminata. Le otto montagne racconta quel rapporto apparentemente inattaccabile, nonostante fattori esterni e lo scorrere del tempo ne minimo in più occasioni la solidità, tra i personaggi di Alessandro Borghi e Luca Marinelli, entrambi un tutt'uno con quel mondo dimenticato ma ognuno alle prese con scelte e motivazioni diverse: figure che vivono di istanti e distanti, di istinti e distinti, che anche nella lontananza non si dimenticano l'uno dell'altro, escludendo tutto il resto da quello spazio soltanto loro, materializzazione di un sogno che non accetta estranei.

7.5

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