Recensione Open Water, la recensione del survival acquatico

In Open Water Blanchard Ryan e Daniel Travis sono una coppia che durante una vacanza ai Caraibi viene abbandonata per errore in mezzo all'oceano.

Recensione Open Water, la recensione del survival acquatico
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Daniel e Susan sono una coppia frustrata che, per i troppi impegni di lavoro della donna, ha poco tempo da trascorrere insieme. L'occasione giusta per riportare un po' di sereno arriva con una vacanza ai Caraibi nella quale giacché entrambi appassionati di subacquea decidono di imbarcarsi in mare aperto con una gita organizzata per immergersi nelle acque dell'oceano. Per un errore di conteggio da parte degli organizzatori però i due, rimasti sotto più a lungo degli altri partecipanti, vengono abbandonati senza che nessuno si accorga della loro assenza. Per Daniel e Susan sarà l'inizio di un vero e proprio incubo, abbandonati da soli nel bel mezzo del nulla senza che i soccorsi vengano mobilitati.

Mare aperto

E' una visione che fa male Open Water, soprattutto se si pensa che l'operazione è ispirata ad una storia vera realmente accaduta nel 1998 a due subacquei statunitensi, Tom ed Eileen Lonergan, dimenticati sulla grande barriera corallina e i cui corpi non sono mai stati ritrovati. Il regista Chris Kentis e la moglie Laura Lau (produttrice), grandi appassionati di immersioni, hanno ovviamente modificato a proprio piacimento le linee guida e l'ambientazione del racconto, dato che cosa sia realmente accaduto ai poveri malcapitati non è dato saperlo, ma la forza drammatica della vicenda emerge ad ogni modo con una prepotente violenza psicologica che porta lo spettatore ad immedesimarsi coi due protagonisti, interpretati da Daniel Travis e dalla bella Blanchard Ryan. I due attori, così come il regista, hanno girato le riprese stando per ben 120 ore complessive in acqua, circondati non da modellini ma bensì da veri squali, il tutto sotto la minuziosa supervisione di un esperto di pescecani affinché qualcosa non andasse storto. Dopo la breve parte iniziale nella quale assistiamo ad una sorta di tipica vacanza da cartolina, con la coppia intenta a godersi le bellezze delle Bahamas, il resto della breve (80 minuti) ma incisiva visione ha luogo nelle acque oceaniche, in un crescendo di tensione emotiva che non lascia scampo, capace di far passare in secondo piano anche l'effettiva monotonia degli eventi. Paura, rassegnazione, rabbia e il classico e comprensibile litigio matrimoniale che ha luogo nel momento di più pura e straziante disperazione sono i sentimenti che agitano quest'operazione a basso budget, girata in digitale ma con uno stile visivo poco affine alla "pulizia" odierna che ben si adatta alla verosimiglianza del narrato.

Open Water L'ansia costante ed in continuo crescendo è il leit-motiv emotivo di Open Water, dramma psicologico ambientato quasi interamente tra le acque dell'oceano nelle quali i due protagonisti, coppia in crisi, sono stati dimenticati per un imperdonabile errore. Liberamente ispirato da una cruda storia realmente accaduta, il film a basso budget di Chris Kentis gioca su un realismo totale, con veri squali ad insidiare (controllati ad ogni modo da un esperto per evitare incidenti) gli interpreti durante le riprese e un set di diverse sensazioni che si alternano nel procedere di questo incubo paradossale e dall'estrema e coinvolgente carica empatica. Il film andrà in onda stasera, lunedì 7 maggio, alle 21.10 su MEDIASET ITALIA 2.

7

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