Open Water 3 - Cage Dive, la recensione dell'horror/thriller acquatico

Un trio di amici in vacanza in Australia si trova alla deriva in acque infestate da squali in Open Water 3 - Cage dive, terzo capitolo della saga.

Open Water 3 - Cage Dive, la recensione dell'horror/thriller acquatico
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Quella di Open Water è una, se non l'unica a memoria, delle poche saghe del cinema recente ad essere letteralmente improvvisata: dopo lo strepitoso rapporto favorevole tra budget ed introiti del primo film diretto nel 2003 da Chris Kentis infatti il franchise si è allargato grazie a produzioni stand-alone dalla tematica similare ma pensate come progetti indipendenti. E così dopo Open Water 2 - Alla deriva (2006) anche questo terzo tassello è stato aggiunto in corsa dalla Lionsgate, che comprati i diritti di distribuzione ha aggiunto il "marchio" nel titolo stesso. E' questa la genesi produttiva di Open Water 3 - Cage dive, film che seguendo la scia dei predecessori vede per protagonisti un gruppo di amici californiani in vacanza in Australia che decidono di immergersi nel mare infestato dagli squali all'interno di una gabbia protettiva, partecipando ad uno dei tanti tour organizzati. Peccato che proprio durante il loro turno un'onda anomala spazzi via la barca sulla quale stavano viaggiando, aprendo anche la costruzione di metallo in cui erano al sicuro e lasciandoli in balia dei famelici predatori in attesa di una possibile missione di soccorso.

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Found footage a cui si alternano fittizie interviste a amici e parenti dei tre malcapitati, o a persone coinvolge nella vicenda, Open Water 3 - Cage dive ha il pessimo vizio di trollare il pubblico cercando di far passare quanto si sta vedendo come una storia vera, come sottolineano ulteriormente prologo ed epilogo. Peccato che i tempi di The Blair Witch Project (1999) siano passati da un pezzo e questo espediente abbia il sapore di una presa in giro poco riuscita. Tralasciando il mancato rispetto verso l'intelligenza del pubblico, purtroppo è l'intera struttura filmica a fare letteralmente acqua da tutte le parti, con una prima metà in cui si assiste inerti ad un classico filmino delle vacanze di tre giovani americani in vacanza (con tanto di forzate dinamiche di tradimento e gelosia che legano i due maschi e la ragazza) e una seconda che, pur trascinando potenzialmente nel bel mezzo della suspense oceanica, si rivela incredibilmente più fastidiosa della precedente. La forzata scelta di tenere quasi sempre accesa la videocamera anche nei momenti di estremo pericolo, con tanto di riprese subacquee di sorta, provoca infatti un fastidioso senso di mal di mare, con le inquadrature che si spostano barcollanti e senza sosta minuto dopo minuto. Ad irritare ulteriormente lo già sfinito spettatore ci pensa poi la stupidità dei protagonisti, capaci di complicarsi la vita (anche a discapito di altri superstiti) in ogni modo possibile, tanto che, come si dice spesso in questi casi, il tifo per i pescecani ha ben presto il sopravvento nella speranza che questo supplizio abbia fine il più presto possibile (e gli ottanta minuti di durata sono già troppi).

Open Water 3 - Cage Dive Un film che segue le linee guida dei suoi predecessori, leggasi un gruppo di protagonisti alla deriva nell'oceano infestato di squali e riprese con camera a mano, senza aggiungere nulla di nuovo ma anzi procurando un urticante senso di mal di mare e una forte antipatia nei confronti del trio di personaggi principali. Open Water 3 - Cage dive si divide in una prima parte che altro non è che un filmino delle vacanze per un pubblico voyeuristico e in una seconda in cui ha luogo l'infinita lotta per la sopravvivenza in mare aperto dei nostri, due fratelli e una ragazza contesa più stupidi della media: il risultato è ancora più fastidioso in quanto il tutto, filmati inclusi, viene pure spacciato per vero senza alcun pudore.

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