Onward - Oltre la magia, la recensione del nuovo film Pixar

Il regista Dan Scanlon confeziona un fantasy animato di corpo robusto e anima pura, dedicato alla crescita, al lutto e alla scoperta delle persone care.

Onward - Oltre la magia, la recensione del nuovo film Pixar
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Nel mondo fantastico di Onward, la magia era un tempo all'ordine del giorno. Creature fatate di ogni sorta e grandi maghi percorrevano in lungo e in largo le lande verdi e rigogliose della terra, affrontavano ardue missioni, aiutavano il prossimo con i loro incantesimi elementali e non solo. Chiunque fosse in grado di utilizzare la magia era profondamente rispettato, tanto dai cittadini comuni quanto dagli avventurieri, che trovavano proprio negli stregoni dei grandi ed essenziali alleati per combattere draghi, sconfiggere maledizioni e scovare antichi e preziosi manufatti tra i numerosi dungeon sparsi dappertutto.

L'incanto era ovunque, anche quando precluso a molti, ma poi arrivò la scienza: l'elettricità, il riscaldamento, la scoperte della fisica, dell'ingegneria. Un tipo di magia differente che condusse a creazioni di facile utilizzo, alla portata di tutti, intuitive, immediate. E il mondo cambiò e cominciò la sua evoluzione moderna, lasciando spazio a innovazione, sviluppo, grattacieli, metropoli, internet e consumismo. Lo stesso mondo dove oggi vivono i fratelli Lightfoot, Ian (Tom Holland) e Barley (Chris Pratt), minore e maggiore - anche fisicamente. Caratteri differenti e quasi agli antipodi, i loro, con il primo introverso, pacato e molto timido e il secondo invece scoppiettante, energico, appassionato dell'antico splendore che un tempo dominava l'universo.

Quando la madre dei due consegna a Ian il regalo di compleanno del padre defunto, questi due fratelli tanto diversi uniranno le forze per riportare un po' di sana e complessa magia in un mondo assuefatto alla superficialità della gratificazione istantanea, con il solo desiderio di poter rispettivamente conoscere e riabbracciare l'amato genitore scomparso per un solo ma importante giorno.

Un'incantevole storia di crescita

Dopo il troppo sottovalutato Monsters University, Dan Scanlon torna alla regia e alla sceneggiatura di questo nuovo e splendido originale Pixar, film estremamente personale nato da un suo intimo ricordo d'infanzia.

È forse per questo che nella storia di Ian e Barley Lightfoot c'è così tanto sentimento e un'empatia tanto sincera e marcata: perché attinge alla realtà dell'autore trasmutandola in magia sul grande schermo, creando un universo ricco e a suo modo ispirato.
Il racconto messo in scena da Scanlon sa valicare ogni muro generazionale e parlare al cuore delle persone con purezza, raggiungendo ogni strato dell'anima emotiva dello spettatore. Lo fa creando due personaggi magnifici e agli opposti, uniti da un legame molto forte che inizialmente non sembra riuscire a bypassare la semplice parentela. Ian è infatti un sedicenne in erba intelligente ma schivo e con pochi amici, cresciuto senza la presenza di una figura paterna e impaurito da tutto, persino dal traffico dell'autostrada. Barley, al contrario, non ha paura di niente, sicurezza che mista a un sano entusiasmo per l'avventura e la magia lo rende agli occhi di Ian un po' ingenuo e scavezzacollo, poco riflessivo e fin troppo impulsivo. Barley è molto più legato al fratello minore di quanto non lo sia Ian con il maggiore, che non riesce a considerare suo amico dati i diversi interessi, le personalità così apertamente contrastanti.

A unirli e a farli confrontare direttamente, alla fine, ci pensa il Padre, morto di malattia prima della nascita di Ian, di cui persino Barley ha appena quattro ricordi contati. Lo fa regalandogli la possibilità di riportarlo in vita per 24 ore sfruttando l'antica magia ancora presente ma sopita nel mondo, permettendogli indirettamente di conoscere un pezzo del primitivo incanto dimenticato, divenuto leggenda, confezionato e trasformato in gioco di ruolo alla Dungeons & Dragons.
Una storia d'avventura, di crescita e formazione, sull'unione e la paura, l'accettazione, la perdita e il confronto, la fratellanza e l'amicizia. Onward è un parco tematico enorme e multi-generazionale che racconta l'attualità dandogli un tocco fantasy gradevole e confortevole. Un viaggio dedicato alla scoperta di sé e del prossimo, all'apertura mentale, ai tentativi anche falliti e a quel passo in più verso l'ignoto, aperti al rischio e alla novità, all'adrenalina e all'eccitazione. Soprattutto, Onward è un film che parla dei tanti eroi quotidiani inconsapevoli di esserlo, non riconosciuti ma comunque sempre presenti, in ogni momento, pronti ad aiutarci, anche solo a esserci.

Più di semplici voci, figure idealizzate o lontani ricordi. Molto più importanti ed essenziali di qualunque altra persona al mondo, perché capaci di plasmarci in modo sano e positivo, ignari del loro potere, della loro bontà e grande influenza. Può essere chiunque: un nonno, una madre, un fratello, un amico. La costante è il supporto a prescindere da tutto, la capacità di insegnarci valori e poteri che pensavamo di non conoscere, nostri o persino nascosti nel mondo che ci circonda. In questo senso, pur essendo perno centrale e definito del racconto, il rapporto tra Ian e Barley supera chiaramente la semplice fratellanza nella mente dello spettatore figlio unico, dandogli modo di interfacciarsi con gli altri numerosi aspetti del storia e della loro splendida e articolata relazione.

Crederci a ogni passo

Il senso intrinseco e concettuale di Onward è rintracciabile già nel titolo. Quello del film di Scanlon è uno sguardo "in avanti" nel grande universo fantasy conosciuto, un po' come fatto dal più insicuro e diverso Bright di Netflix; un aggiornamento in chiave moderna e personale di quell'iconografia generalista, pop e stra-nota.

Visto così, ricorda da vicino anche lo stesso Monsters University, da cui l'autore recupera un'uguale cifra stilistica e le stesse atmosfere a toni variabili, puntando però a una maturità di scrittura più precisa, che evita "giochi" e stranezze secondarie per tallonare incredibilmente bene la linea narrativa orizzontale dell'opera.
È la regia ad accompagnare la sceneggiatura e non viceversa, il che rende la storia dei Lightfoot il cuore pulsante di Onward, più di ogni vezzo stilistico, della ricercatezza del worldbuilding, del color design degli ambienti dell'intero comparto tecnico. È tutto incatenato ai protagonisti, anche gli elementi in secondo piano più importanti come la side-line della Manticora (personaggio davvero riuscito) e la madre guerriera, persino quel voluto e insistente richiamo cinematografico a Weekend con il morto di Ted Kotcheff, che prende vita grazie "alle parti basse" del padre di Ian e Barley, protagoniste di alcuni divertenti momenti a tema, tra equivoci e situazioni concitate.

Scavando a posteriori nella sua esperienza passata, Scanlon riesce a guardare avanti anche in senso emotivo e narrativo, puntando a un'evoluzione attiva e funzionale dei due fratelli ragionata a tappe, puntata verso il raggiungimento della piena coscienza e consapevolezza dell'altro in un continuo e stratificato gioco di scontro e confronto che non lascia mai il tempo che trova.

Tutto diventa infatti evidente, estremamente toccante e artisticamente delicato nel terzo e ultimo atto, che dona concretezza e criterio a ogni riflessione fin lì ponderata e messa in scena. Onward è uno di quegli originali Pixar che sa come destrutturare una parte d'umanità per raccontarla a grandi e piccoli con diversa ma (paradossalmente) uguale intensità sentimentale, rendendola appetibile, trasparente e vera. Un film a cui Scanlon crede a ogni passo capace di sostenere, accompagnare e aiutare anche il pubblico. Un cinema e un modo di raccontare (e raccontarci) a cui non si può che volere bene.

Onward - Oltre la magia Onward - Oltre la magia è uno di quegli originali Pixar che sa come raccontare e raccontarci, che ci invita a riflettere e - dove possibile - a trovare il coraggio di cambiare e notare chi o cosa ci gravita intorno. L'avventura di Ian e Barley Lightfoot è un parco tematico multi-generazionale che parla di crescita e confronto, accettazione e paura, fratellanza e amicizia. Ammoderna come Monsters University o Bright il macro-cosmo del fantasy conosciuto, creando un mondo vibrante, intelligente e attuale, assuefatto alla gratificazione istantanea e dimentico dell'antico splendore della magia. Un titolo toccante, delicato, istantaneo e sincero che ci rivela l'entità reale dei rapporti umani e la grande influenza dei piccoli, grandi eroi quotidiani, inconsapevoli di esserlo e capaci di rivelare valori e poteri che non pensavamo di conoscere, nostri o nascosti nel mondo che ci circonda.

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