Once Upon a Snowman, la recensione: le origini di Olaf su Disney+

Il 23 ottobre arriva su Disney+ il cortometraggio dedicato alle origini di Olaf, il pupazzo di neve nato dalla magia di Frozen.

Once Upon a Snowman, la recensione: le origini di Olaf su Disney+
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È indubbio che gran parte del successo di Frozen sia da attribuire anche al personaggio di Olaf: nonostante la critica non abbia sempre in maniera unanime esaltato le qualità narrative del Classico Disney che ha segnato la storia degli incassi nel mondo dell'animazione, la capacità di rendere gradevole a un determinato tipo di pubblico il personaggio di Olaf è innegabile. Per questo motivo parte del team al lavoro su Frozen ha deciso di concentrarsi in maniera assoluta proprio su quel pupazzo di neve creato da Elsa in maniera quasi del tutto casuale, generando una mascotte che in Frozen II ha vestito anche i panni di gradevole spalla comica, supportata sicuramente dal doppiaggio in originale di Josh Gad.

Le origini di Olaf

Once Upon a Snowman si pone l'obiettivo di raccontare in maniera molto immediata la origin story di Olaf, dal momento in cui nasce fino all'incontro con Anna e Kristoff: più che per coprire un buco narrativo, il team ha voluto porre l'accento sulla necessità di esaltare una figura apprezzata da adulti e bambini, così da poter veicolare al meglio la storia in un contenitore immediato e dinamico come Disney+ (su cui tra l'altro è disponibile anche Frozen II).

D'altronde il cortometraggio, che dura poco più di cinque minuti, lavora molto di comicità, di umorismo, ma anche di rivalsa in merito a quei sentimenti genuini che sono propri di Olaf, dal suo desiderare dei caldi abbracci fino a risultare simpatico a dei famelici lupi.
Il susseguirsi delle vicende, com'è possibile immaginare, non offre la profondità che potevamo aspettarci, anche a causa della brevissima durata del corto, ma ci permette di apprezzare una sequenza di scene umoristiche che potrebbe strappare qualche sorriso ai più piccoli. Difficile che ci riesca con gli adulti.

Olaf, d'altronde, si rende protagonista della ricerca di un naso che gli possa dare la forma definitiva, quella che lo porterà a incrociare Anna di lì a poco: prima della carota, insomma, c'era qualcos'altro, che aveva inevitabilmente attirato l'attenzione degli abitanti della foresta.
Da qui parte l'immancabile fuga verso la salvezza, sfruttando ancora una volta la possibilità, da parte del pupazzo di neve, di disperdere i propri pezzi del corpo e ritrovarli con altrettanta semplicità.
Basti pensare anche alle tediose sessioni di ricerca che ci sono state proposte in Kingdom Hearts III all'inizio dello scorso anno, con Sora impelagato proprio nella ricostruzione del corpo di Olaf.
Siamo dinanzi alle tematiche che vanno a ripetersi e a rinnovarsi, cercando di costruire delle scene umoristiche che sono sicuramente arricchite dalla presenza di Josh Gad come doppiatore.

Josh Gad mattatore

Come sottolineato dallo stesso team, l'attore americano ha rappresentato indubbiamente quell'aspetto unico legato al personaggio di Olaf.
Sebbene il doppiaggio italiano gli faccia giustizia, è giusto che Gad rappresenti l'artefice della creazione di espressioni e squittii che rendono ancora più simpatico il pupazzo di neve, con i suoi accenti e le sue storpiature, soprattutto nel momento in cui deve trovarsi un nome.
Olaf è un personaggio che sebbene possa sembrare costruito in maniera superficiale dimostra un lavoro di fino soprattutto nel suo modo di essere naif, spesso infantile, pronto ad accettare tutto ciò che gli succede con la classica e inaspettata serenità dei bambini. Sempre con rinnovato ottimismo.
Sentimenti che si esaltano nei cinque minuti a nostra disposizione.

L'attore fa in modo di non restare mai in silenzio, di non lasciare mai un attimo di stasi attorno a Olaf, tantomeno nei momenti di maggior difficoltà.
D'altronde è questa la forza di un personaggio che si deve mettere sulle spalle una produzione di cinque minuti, come se fosse un'intera scena da monologo. Intrattiene, riesce a tenere alta l'attenzione e nel suo continuare a parlare e a inanellare conversazioni con sé stesso o con parti del suo corpo riesce a strappare qualche sorriso dovuto a delle battute improvvise.
Gad si ritrova perfettamente nei suoi panni, d'altronde, come era stato fatto già ai tempi per Filottete o per il Genio, spesso si va a modellare il personaggio stesso sulle necessità dell'attore che lo interpreta: Olaf è Josh Gad e Josh Gad è Olaf.

Un esercizio di stile

Sebbene non ci troviamo dinanzi a un lavoro del quale sentivamo un'enorme necessità, lasciarsi cullare per quei pochi minuti dalle vicende di Olaf risulta piacevole o comunque non impegnativo.
La origin story non pretende né di raccontare una vicenda al cardiopalma, né qualcosa che possa rimanerci nel cuore: Once Upon a Snowman sembra più un vezzo stilistico del team di sviluppo, che ha perseguito la volontà e la necessità di esercitarsi ancora una volta con il mondo di Frozen.

Allo stesso modo, la scelta di veicolare la distribuzione del cortometraggio tramite Disney+ è sintomo di diversi aspetti: innanzitutto un prodotto del genere poteva essere inserito come introduzione a un qualsiasi film per il cinema, a partire dal prossimo Classico Disney, o in qualsiasi altro lungometraggio pronto a fare da contenitore.
Di rimando, però, è evidente la necessità di arricchire un palinsesto che langue di produzioni originali: non sarà questo contenuto a risollevare le sorti della piattaforma, ma sicuramente non andrà a inficiare in nessun modo la proposta collettiva, così da rendere Once Upon a Snowman un cortometraggio che non esalta né delude i contenuti già inseriti nel database.

Frozen II - Il segreto di Arendelle Once Upon a Snowman è una storia leggiadra che per l'intera durata del cortometraggio lascia trasparire l'esigenza di un esercizio di stile da parte del team, spogliato degli autori originari di Frozen. La origin story di Olaf non era necessaria per colmare un buco narrativo della storia del Classico Disney, ma la volontà di far rivestire i panni del pupazzo di neve a Josh Gad è sicuramente apprezzata: da valutare il doppiaggio in italiano, per capire se il tutto verrà reso nel medesimo modo. Restiamo comunque tiepidi dinanzi al lavoro svolto, con la probabilità che di Frozen si continuerà a produrre qualsiasi contenuto possibile.

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