Recensione Oggetti Smarriti

Una atipica fanta-commedia tricolore

Recensione Oggetti Smarriti
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Del ligure Giorgio Molteni, attivo soprattutto nell'ambito del piccolo schermo, l'ultima fatica che ricordiamo di aver visto nelle sale cinematografiche fu Legami sporchi (2005), tutt'altro che riuscito thriller a tinte erotiche che includeva nel cast il Vincenzo Peluso de Il ladro di bambini (1992), Ines"L'ultimo bacio"Nobili e il Tomas Arana de La chiesa (1990).
Se vogliamo, a suo modo presenta un certo retrogusto thriller anche questa sua operazione targata 2011 che, da non confondere con l'omonimo lungometraggio diretto trentuno anni prima da Giuseppe Bertolucci, parte da un preciso interrogativo: a chi non è capitato di smarrire un oggetto di uso comune, proprio quello che avevamo sotto gli occhi fino a un attimo prima?
Perché quella che viene raccontata è la vicenda di Guido, pratico, affidabile e deciso architetto quarantenne con le fattezze del Roberto Farnesi di Grande, grosso e Verdone (2008), il quale, separato dalla moglie Silvia alias Giorgia"Maschi contro femmine"Wurth e concentrato solo sulle donne, le macchine e la bella vita, si trova una sera a dover tenere in casa con se la figlia di sei anni Arianna, incarnata dalla brava esordiente Ilaria Patané... fino al momento in cui, però, mentre è alla ricerca di un cacciavite smarrito, la bambina scompare in maniera misteriosa sotto i suoi occhi.

Bisogna saper perdersi

Quindi, quella che era partita come una normalissima commedia tricolore d'inizio XXI secolo, con tanto del televisivo Michelangelo Pulci impegnato a introdurre l'oltre ora e venti di visione ricordando, tra l'altro, che tutto quello che accade è sempre perfettamente spiegabile in quanto non c'è niente di irrazionale, arriva a sfiorare, appunto, quasi i toni della tensione su celluloide; a causa in particolar modo della molla della curiosità che spinge immediatamente a chiederci dove possa essere finita Arianna, man mano che la situazione in cui il padre si ritrova sembra assumere connotati sempre più drammatici.
Ma, complice anche la presenza di Alessandro Bianchi - storico partner comico del citato Pulci - nei panni del consulente telefonico di un sedicente Ufficio Oggetti Smarriti, cui Guido si rivolge dopo aver inutilmente chiamato la polizia, l'ironia non risulta mai assente neppure in seguito all'entrata in scena di Sofia, ovvero Chiara Gensini, giovane, bella e disinvolta vicina di casa della quale non si era mai accorto prima.
Vicina di casa che non tardiamo a intuire essere ovviamente destinata ad incarnare un surreale personaggio metaforico; nel corso di un elaborato che, comprendente nel cast anche il Gianni Ansaldi dei due Sapore di mare e volto a ribadire che i primi oggetti smarriti siamo noi, sembra quasi volersi presentare in qualità di allegoria relativa all'importanza dell'oggi un po' troppo trascurato rapporto tra genitori e figli.
Con un respiro generale che rimanda, in un certo senso, a uno scomparso cinema fantastico italiano degli anni Ottanta e Molteni che, supportato anche dalla bella colonna sonora a firma di Franco Eco, si mostra capace di coinvolgere a dovere lo spettatore nello sfruttare quasi esclusivamente il piccolo spazio d'azione rappresentato dall'appartamento del protagonista.

Oggetti Smarriti Un Roberto Farnesi più convincente del solito è protagonista di una vicenda che, volta, tra l’altro, a ricordare che le cose belle succedono quando uno non ci pensa, sfrutta in maniera quasi esclusiva un unico interno per costruire efficacemente oltre un’ora e venti di visione destinata a miscelare i toni della commedia nostrana con una certa tensione da thriller non priva di grotteschi elementi surreali. Con immancabile ironia, mentre la bella regia del ligure Giorgio Molteni ci regala un’operazione decisamente originale e tutt’altro che noiosa, portando finalmente qualcosa di diverso all’interno del poco confortante panorama cinematografico tricolore d’inizio XXI secolo.

7

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