Odio l'estate, la recensione del nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo

Il ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo insieme a Venier è un bacio al passato, alla semplicità e un tributo a quello che il trio è stato per noi.

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Ammettiamo senza problemi che da Il cosmo sul comò in avanti, il trio comico composto da Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti era precipitato in un vortice di disfattismo che aveva spinto tutti a preferire il recupero delle precedenti pellicole anziché aspettarne di nuove. È d'altronde il film di Marcello Cesena che fa da spartiacque tra il primo periodo di Aldo, Giovanni e Giacomo e il secondo, quello che stiamo vivendo adesso. Dopo potremmo dire che c'è stato quasi un diluvio, ma in realtà sia La banda dei Babbi Natale che Il ricco, il povero e il maggiordomo erano riusciti a intrattenere in maniera modesta, senza eccellere e senza restare memorabili.

Con Fuga da Reuma Park, invece, il trio aveva decisamente alzato bandiera bianca, ammettendo un depauperamento artistico che si è palesato come una pugnalata alla schiena di tutti i fan. Attendersi qualcosa di diverso da Odio l'estate, il decimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, non era facile, perché lo scetticismo appartiene ai cinefili, eppure il ritorno dietro la macchina da presa di Massimo Venier, che aveva firmato tutti i primi cinque capolavori del trio, aveva lasciato un barlume di speranza acceso. E quel barlume - ve lo confermiamo - è una luce splendente.

Tre famiglie in cerca di una vacanza

Aldo, Giovanni e Giacomo sono tre padri di famiglia che affrontano la vita in modi nettamente diversi. Il primo è il classico scanzonato fannullone ipocondriaco, adagiato su una sedia a rotelle per comodità e impegnato nel compimento delle gesta più eroiche, tra cui cercare di fare canestro al mini-basket montato nel soggiorno di casa sua. Una moglie che lo ama talmente tanto da andare oltre qualsiasi problema, due figlie rumorose e un figlio, il maggiore, che è appena uscito dal tribunale minorile. Giovanni possiede un negozio di accessori per scarpe, ereditato dal padre, che lo aveva aperto nel 1921: si occupa di stringhe, solette e cuoio in tutte le sue varianti. Preciso, pignolo, polemico e in piena crisi economica per colpa del mondo che è cambiato, e non sua, che non si è adeguato. Una figlia di 18 anni dal fisico scolpito e una moglie che prova a smussare gli angoli della sua pignoleria.
Giacomo, infine, è il dentista dell'anno, un medico di prim'ordine, scrupoloso e snob, attaccato così tanto al denaro da rimandare la partenza per le vacanze in Puglia fino all'ultimo giorno possibile per lavorare. Una moglie molto più snob di lui, perennemente arrabbiata con il mondo, e un figlio che parla come se avesse inghiottito la Treccani.

Tre mondi distinti che, per un disguido creato da un'agenzia di viaggi, si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto per più di due settimane, condividendo le stanze, la spiaggia e soprattutto i problemi e le difficoltà. Sebbene la trama possa inizialmente sembrare quella più scontata e povera dal punto di vista dell'inventiva, ogni famiglia porta con sé delle problematiche generate dal rapporto con i figli e dall'approccio alla vita delle tre coppie. Diversamente dai precedenti film, quindi, Aldo, Giovanni e Giacomo non lottano solo con la convivenza tra di loro, ma con il resto della loro famiglia, con la quale in qualche modo hanno sbagliato qualcosa.

A emergere, in qualità di filosofo sornione, dall'intera vicenda è Aldo, che nonostante il suo avere paura di affrontare qualsiasi sfida più grande di lui e il nascondersi perennemente dietro il timore tipico dell'ipocondriaco, si carica sulle spalle gli insegnamenti più importanti.
Un po' come aveva già fatto in Chiedimi se sono felice, si erge a guida morale di Odio l'estate. Se c'è un personaggio che durante l'intero film riesce maggiormente a colpire lo spettatore e a lasciare quell'empatia carnale e sentimentale per uno dei componenti del trio, è sicuramente Aldo. Lui nasconde un segreto, come la stessa moglie gli farà notare a metà del film, ma anche quella classica genuinità che ha sempre accompagnato i personaggi messi in scena da Baglio, che così come si emozionava all'incontro della signorina del navigatore in Tu la conosci Claudia?, stavolta si lascerà andare all'incontro con Massimo Ranieri.

Celebrare il passato di Aldo, Giovanni e Giacomo

Il messaggio che Odio l'estate prova a far passare allo spettatore, al di là dell'importante tributo che il trio decide di auto-assegnarsi - a ragion veduta -, è che la vita nasconde la meraviglia nelle piccole cose, nella leggerezza e nel riuscire a dirsi "ti voglio bene" qualche volta in più, senza doverlo necessariamente trattenere.
Dall'iniziale momento di scontro delle tre famiglie che non vogliono condividere la casa si passa alla cena conviviale, alla manutenzione straordinaria gestita in coppia, fino ai consigli dell'uno verso l'altro, conditi dall'esperienza di padre in padre.
Il decimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, però, non è solo morale, perché si torna anche a ridere di gusto: il trio è stato, per l'intera carriera, l'antesignano della comicità educata, mai sguaiata e mai volgare, un vanto che ha permesso loro di diventare sicuramente più amati di tanti altri comici italiani. Mai una battuta da censurare, mai allusioni offensive nei confronti di qualche minoranza o votate a una mercificazione del corpo femminile, con l'amore che è stato sempre affrontato con sentimento e con ironia. E tutte queste caratteristiche tornano anche in Odio l'estate, nel quale si riesce a ridere molto più di un paio di volte. Grazie sia ai siparietti creati dal trio, sia per l'intervento di un ottimo Michele Placido, un deus ex machina nei panni di un maresciallo che lotta con il tasto G della tastiera, che col caldo alza bandiera bianca. La sceneggiatura semina elementi che poi vengono raccolti rigogliosi nel corso del film, chiedendo attenzione allo spettatore, che deve solo lasciarsi cullare da un copione che scorre leggero e affronta i problemi col sorriso in volto.

Tra le tante scene proposte, il trio - in linea con il discorso accennato sull'auto-tributo - decide di cedere a un fanservice inaspettato, in un momento che rappresenta una topica della storia di Aldo, Giovanni e Giacomo e che non mancherà di provocare qualche brivido di gusto agli spettatori. L'immancabile viaggio on the road, poi, riporta tutti al passato, a quelle traversate da Milano a Pizzo Calabro, o a Gallipoli, come anche verso l'amata Claudia.

Aldo, Giovanni e Giacomo sanno quali sono le scene e i momenti che sono entrati nella mente di tutti , nella cultura popolare, e fanno bene a sfruttarli, a citarsi e a raccontarsi così, facendo girare la morale del film sulla paura di sbagliare e di sfidare l'ignoto. Loro ci hanno provato con dei film diversi e hanno sbagliato, ma nel riconoscerlo e nel proporci Odio l'estate si sono riabilitati agli occhi del pubblico, probabilmente per congedarsi con un cerchio che si è chiuso nel migliore dei modi.

Odio L'Estate Il ritorno, dopo quattro anni, di Aldo, Giovanni e Giacomo è un mix perfetto di comicità, divertimento, morale e sentimento. È un tributo alla loro carriera, a quello che è stato il trio per tutti quanti noi ed è probabilmente anche un congedo con lo spettatore, segnando la conclusione del ciclo cinematografico. Alle parole finali di Aldo è assegnata una celebrazione anche al trio stesso, a come è nato questo sodalizio tanto di successo, che oramai è prossimo ai trent'anni di attività. Odio l'estate è un ottimo ritorno al cinema, condito anche da un cast scelto con dovizia e che riesce a fare benissimo da comprimario al trio: Lucia Mascino, Carlotta Natoli e Maria Di Biase - ancora una volta senza Corrado Nuzzo - sono le tre pazienti mogli dei rispettivi Giacomo, Giovanni e Aldo, vanno oltre il concetto di spalla e irrompono nella pellicola offrendo una strada parallela alle vicende del trio, senza risultare ridondanti e in piena coerenza con la linea narrativa. Con semplicità, serenità e garbo, Odio l'estate è il film che volevamo da dei comici oramai non più giovanissimi, ma che non si stancano mai di sorprenderci.

7.5

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