L'occhio del male, la recensione dell'horror Blumhouse su Prime Video

Il nuovo titolo del progetto Welcome to Blumhouse si perde in una narrazione stagnante che ha ben poco in comune col presunto genere d'appartenenza.

L'occhio del male, la recensione dell'horror Blumhouse su Prime Video
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Usha Khatri è una madre apprensiva di Delhi che attende da tempo che la figlia Pallavi, trasferitasi negli Stati Uniti a New Orleans, si sposi. Se la ragazza non convolerà a giuste nozze prima del suo trentesimo compleanno, secondo la madre un terribile presagio potrebbe abbattersi sulla sua vita futura.
Usha organizza così a distanza degli incontri combinati ma la ragazza sembra invece trovare l'uomo della sua vita tramite un approccio casuale: Sandeep è ricco, premuroso e la riempe di ogni tipo di attenzioni. Usha però, che nel frattempo continua a essere vittima di inquietanti visioni legate a un evento tragico del suo passato, non è convinta sulla scelta del futuro genero e decide di indagare sul ragazzo.

Senza paura

L'andazzo delle produzioni Welcome to Blumhouse, frutto della collaborazione tra la casa produttrice di Jason Blum e il servizio di streaming di Amazon Prime Video (dove queste sono disponibili in esclusiva), ha utilizzato almeno nelle sue prime incarnazioni il termine horror come specchietto per le allodole.
Dopo i toni alla Black Mirror di Ritrova te stesso (2020) e il dramma familiare di La bugia (2020) ci troviamo infatti davanti a un altro titolo che in comune con il relativo genere cinematografico ha poco o nulla.
L'occhio del male sfrutta sì l'elemento sovrannaturale, in quest'occasione legato alle superstizioni e alle credenze indiane, ma il risultato dal punto di vista narrativo e di messa in scena non presenta sequenze o atmosfere riconducibili alla classica paura che amiamo vivere sullo schermo.
I novanta minuti di visione sono infatti giocati per la pressoché totalità sui rapporti umani, con accesi contrasti tra madre e figlia sulla decisione presa dalla seconda.

False aspettative

Il grosso problema del film è proprio quello di rivolgersi, almeno nelle intenzioni promozionali, a un pubblico che difficilmente digerirà uno sviluppo più affine alla soap-opera che al sano terrore, e l'insieme generale soffre proprio di uno schematismo di idee e situazioni che avrebbe trovato maggior incisività in una durata da mediometraggio.
L'occhio del male è infatti spesso statico e incolore, con la sceneggiatura che allunga oltremisura una trama risaputa fino all'altrettanto scontata sequenza d'epilogo, che apre potenzialmente le porte a un sequel che con certezza non verrà mai realizzato. I richiami al misticismo indigeno, con il dualismo tra le ambientazioni a Delhi e New Orleans, finiscono per sminuire il fascino del suddetto folklore e dimostrano la scarsa affinità dei registi - fratelli gemelli - Rajeev ed Elan Dassani con un certo tipo di atmosfere.
Lo stesso cast non fa nulla per appassionare alla vicenda, con la sola esclusione di Sarita Choudhury - attrice di lungo corso che ha lavorato in carriera con pesi massimi come Mira Nair, M. Night Shyamalan e Spike Lee - che infonde la corretta intensità alla figura dell'ansiata madre.

L'occhio del male Pur adoperando uno spunto sovrannaturale quale elemento trainante della vicenda, L'occhio del male è un horror solo sulla carta, in quanto nell'ora e mezza di visione non si assiste a nessuna delle dinamiche o atmosfere tipiche del relativo filone. La sceneggiatura si concentra sul forte legame tra una madre e una figlia, separate dalla distanza ma unite sia dalle comunicazioni telefoniche che da una sorta di maledizione che risiede nel passato, ma per la pressoché totalità degli eventi ha luogo un acceso scambio di idee e opinioni sulla scelta del futuro sposo della ragazza. Un minimo di tensione a tema fa capolino esclusivamente nella resa dei conti finale, davvero troppo poco per far dimenticare la precedente noia subita, e l'anonimo cast - che può almeno vantare la presenza di un'attrice di razza come Sarita Choudhury - getta un ulteriore senso di spaesamento nel quadro generale.

5

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