Obbligo o Verità, la recensione dell'horror/thriller firmato Jeff Wadlow

Jeff Wadlow porta sullo schermo un mix orrorifico telefonato e poco convincente, che purtroppo non regala grandi emozioni.

Obbligo o Verità, la recensione dell'horror/thriller firmato Jeff Wadlow
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Chiamare a raccolta diverse star del piccolo schermo, pescare qualche dinamica da teen movie anni '90 e rispolverare un gioco adolescenziale tanto semplice quanto universale: obbligo o verità. Sembra aver fatto questo Jeff Wadlow, regista di Kick-Ass 2 supportato ora dalla Blumhouse di Jason Blum, che ha imbastito un film che sfrutta le più riconoscibili caratteristiche degli horror dell'era Scream e tenta un approccio narrativo che unisce la paura e la tensione all'erotismo e al dramma. Ecco perché la storia che ci viene proposta in Obbligo o Verità ci riporta inevitabilmente a ricordare un cinema di genere che mescola situazioni ricche di suspence a sequenze dotate di una dose d'ironia e di humor non indifferente, in perfetta scuola Wes Craven, che negli anni '90 è riuscito a rinfrescare un settore costruito su elementi fin troppo definiti. Proprio il primo Scream riuscì all'epoca a citare e rinnovare senza rinunciare al gusto di prendersi in giro. Riproporre con efficacia un canovaccio che riprenda quella specifica direzione è molto difficile, al giorno d'oggi, soprattutto se il tentativo è fiacco e poco convinto. Wadlow assembla sì gli elementi più classici del filone, perché il tutto funzioni però occorre ben altro che la semplice somma degli addendi.

Noia o paura?

Dal punto di vista prettamente tecnico, la pellicola di Wadlow è pressoché perfetta, la dinamica degli eventi è ben oliata e l'ingranaggio gira in maniera convincente. Non manca nulla a Obbligo o Verità per poter raggiungere l'obiettivo prefissato: raccontare la paura scatenata da un maleficio senza fine attraverso dei giovani protagonisti, specchio del target di riferimento, sfruttando una semplicità di partenza propria del genere. Eppure qualcosa non è andata per il verso giusto. Guardando ad altri prodotti simili, solitamente la narrazione corre sul filo del rasoio, con la tensione crescente e la via di fuga sempre più lontana; in Obbligo o Verità invece l'evoluzione della storia lascia ben presto spazio alla noia e alla prevedibilità, con ogni azione che può essere prevista o anticipata, a causa di un canovaccio che sa di già visto, che non aggiunge nulla all'ultimo decennio di cinema horror.

La verità ai giorni nostri

Nonostante l'ispirazione nostalgica, Wadlow inserisce comunque qualche elemento della modernità che negli anni '90 non avremmo potuto vedere. Se Drew Barrymore in Scream vaga impaurita per la casa, in Obbligo o Verità la protagonista Olivia (Lucy Hale) e i suoi amici fanno uso della tecnologia moderna e dei social network per poter venire a capo di un problema apparentemente irrisolvibile. Il maleficio protagonista della storia va a toccare dei nervi molto delicati come la solitudine, i legami interpersonali che si possono facilmente incrinare, instilla sospetti per rendere gli amici dei possibili estranei. Non manca poi il classico triangolo amoroso, con gelosie, dubbi e ammissioni destinati a far implodere il gruppo. Ce la farà l'incantesimo a dividere sempre di più i giovani protagonisti e a dirigerli in un tunnel senza ritorno?

L'interesse non sboccia

Manca dunque qualcosa al film di Jeff Wadlow, quella freschezza necessaria a conferire interesse nei confronti di un'operazione che, invece, risulta aggiornata solo sulla carta. Obbligo o Verità vive nel passato cercando goffamente di attualizzarlo con banali e telefonati riferimenti al presente; non trova inoltre una sua identità precisa e, contestualmente, rimane nel limbo degli horror che assemblano con buona lena elementi e cliché senza riuscire a evolversi completamente, provando nuove vie in grado di risvegliare un genere spesso troppo pigro.

Obbligo o Verità Obbligo o Verità, seppur semplice nel plot e negli effetti visivi, assembla con dovizia gli elementi utili a ricostruire un horror che ricorda, nella costante tensione e nell'abbozzata ironia, le pellicole di genere degli anni '90. Tuttavia a mancare è un rinnovamento profondo, un diverso punto di vista che avrebbe permesso al film di apparire più originale e meno citazionsta; anche un aggiornamento tematico meno sterile e didascalico avrebbe giovato.

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