Sulle nuvole, recensione dell'esordio al cinema di Tommaso Paradiso

Nel terrore di una carriera rovinata dall'autodistruzione tipica dell'artista, Tommaso Paradiso ci racconta una storia banale e pregna di cliché

Sulle nuvole, recensione dell'esordio al cinema di Tommaso Paradiso
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Dopo Fabrizio Moro (recupera qui la nostra recensione di Ghiaccio), il 2022 dà il benvenuto anche a Tommaso Paradiso sul grande schermo, dietro la macchina da presa. Entrambi mossi dal desiderio di raccontare uno scorcio di vita drammatico, se il cantautore romano si era concentrato su una vicenda a metà tra lo sportivo e la malavita della periferia romana, l'ex frontman dei Thegiornalisti affronta le sue paure o quelle di qualsiasi artista che calca il palcoscenico grazie alla sua voce e ai suoi testi. Nic Vega, d'altronde, potrebbe essere scambiato per un alter ego di Paradiso, sia per tonalità che per temi trattati.

L'ennesimo cantante decaduto

Nic Vega è un ex cantante con un glorioso passato sui palchi.

Alle sue spalle c'è anche una tortuosa storia d'amore, che lo ha costretto a dire addio alla sua musa ispiratrice, quella donna che aveva tanto amato in giovane età, ma che poi aveva finito per tradire, spingendola tra le mani di un altro. Franca adesso vive a Roma, insieme al marito e due figli, con una vita completamente diversa e alle prese con un importante progetto per Parigi: il ritorno di Nic nella sua vita non andrà a scombussolare solo l'ordine familiare di lei, ma anche il presente e il futuro di lui. La storia che Tommaso Paradiso mette in scena viaggia a filo con la banalità, offrendoci una finestra su un personaggio bohemien, pronto a inseguire la distruzione più totale della sua persona, senza un motivo specifico. Spintosi a vivere a Cecina, dove si sta dedicando a una vita bucolica accennata in maniera molto leggera, sembra avere attorno a sé la stima e la riconoscenza di uno svariato stuolo di persone: tra chi gli procaccia lavori a Roma e chi, invece, gli fa quasi da balia nella campagna toscana. Tutto per un dovere morale nei confronti di un grande artista che ha appeso la chitarra al chiodo. Eppure di Nic Vega, a parte il suo manager, i suoi amici e una cover band, sembra non ricordarsi quasi nessuno: e dunque prende forma una fama molto posticcia, basata su presupposti che fatichiamo a digerire.

Il demone di Paradiso

Sembra quasi che Paradiso finisca per costruire un personaggio nel quale volersi specchiare, del quale poter acquisire tutto lo charme e la potenza comunicativa, il fascino che l'intero Paese riscopre in lui nel momento in cui, dopo svariate peripezie, accade di rivederlo salire sul palco.

Anche in questo caso, però, finisce per essere tutto molto difficile da digerire: una melodia suonata al pianoforte, che per un puro caso finisce tra le mani del suo manager, che nell'arco di poche settimane lo porta sul palco dell'Italian Award, tra i saluti di Max Pezzali che gli dà il bentornato e un Gianni Morandi in visibilio che lo riprede con il suo smartphone dalla base del palco. Tutto diventa surreale, tanto da mettere alla prova persino la sospensione dell'incredulità. La costruzione dell'intero film passa attraverso i crismi tipici della narrazione del Paradiso cantante, quello che per anni è stato sulla cresta dell'onda dell'indie, massificando un genere che si stava sviluppando nelle nicchie degli appassionati, ma che era ancora lontano da un'esplosione definitiva. C'è anche Carlo Verdone, c'è il citazionismo sfrenato di Paradiso, che si conferma avvinghiato a quella poetica che già gli apparteneva nella musica e che vuole appartenergli anche da regista.

Tra la dipendenza e l'autodistruzione

Nelle scelte registiche, sufficientemente scolastiche e alle quali non si richiede nemmeno uno sforzo particolare, Paradiso insegue Nic Vega in maniera morbosa, ma necessaria: lo fa per darci un'idea dei suoi comportamenti, ma scivolando in diversi cliché sulla rappresentazione del legame che ha un artista decaduto con le dipendenze. L'alcol diventa l'unica via di salvezza, il sesso è l'alternativa a una nottata lacrimosa, l'immaturità nell'approccio alla vita è la polvere da nascondere sotto al tappeto col quale Vega arreda la propria stanza. Paradiso in questo lavora per esorcizzare la sua paura, per sfuggire dall'eventualità che un domani anche a lui possa accadere un risvolto di vita come accaduto al suo personaggio, rovinatosi con le sue stesse mani perché permeato dalla vita di popstar che può avere tutto.

Dinanzi a una storia del genere, però, non capiamo quale possa essere il target finale. Nic Vega è un personaggio già visto, del quale già conosciamo la storia e il rispettivo canovaccio. È indubbio che l'ottima fan-base che Paradiso si è costruito in questi anni risponderà "presente" alla chiamata alle armi, per scoprire qualcosa di più sul proprio beniamino, sulle sue paure e su come ha voluto intrecciare l'amore e la musica, ancora una volta. Ma per tutti gli altri la visione di questo film evento, al cinema dal 26 al 28 aprile, potrebbe risultare insufficiente.

Sulle nuvole Sulle nuvole è un film che espande le canzoni scritte da Tommaso Paradiso: sullo schermo ritroviamo una delle sue storie in forma visiva, così da poter dare a tutti i suoi fan la possibilità non solo di vivere una sorta di concerto allungato, ma anche di scoprire qualcosa in più delle paure che vive il cantante sul proprio futuro. Allo stesso tempo ci ritroviamo, dinanzi a una pellicola che non ha nulla di nuovo da raccontare, che affronta la vita di una popstar decaduta in maniera convenzionale e densa di cliché, dall'autodistruzione alla ricerca di un'ancora di salvezza nel passato. Non ci sono pretese dal punto di vista registico, pur rivelandosi apprezzabile l'intreccio tra presente e passato nel montaggio, così da raccontare in maniera alternata le motivazioni del protagonista. C'è tanta leggerezza, tanta ingenuità, per un'opera prima nella quale, forse, anche qualcuno di voi potrà riuscire a specchiarsi come Paradiso.

4.5

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