Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah recensione: un ritorno debole

La pellicola animata, diretta da Matt Danner, porta sul piccolo schermo la nota saga comedy rovinando la magia che l'ha contraddistinta.

Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah recensione: un ritorno debole
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Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah (in lingua originale, Night at the Museum: Kahmunrah Rises Again) è il quarto capitolo di una nota saga cinematografica iniziata nel 2006 dove un guardiano di un museo, Lawrence "Larry" Daley (l'intramontabile Ben Stiller) si trova suo malgrado coinvolto in una bizzarra situazione: ogni notte all'interno dell'edificio, a causa di una tavola magica egizia, ogni elemento prende vita. Suo compito è quello di impedire che nessun abitante del museo esca fuori dopo l'alba perché si trasformerebbe in cenere. Tra strani incontri con Roosvelt (il compianto Robin Williams) e Sacajawea (Mizuo Peck) di cera, miniature parlanti, una fastidiosa scimmia impagliata e uno scheletro di tirannosauro particolarmente pericoloso, il progetto era divertente perché univa ad un contesto storico simpatici spunti comici.

Una saga andata avanti con altri due capitoli, usciti nel 2009 e nel 2014, assolutamente non all'altezza dell'originale. Dopo 8 anni dal terzo titolo, ecco arrivare un nuovo film animato del franchise, pubblicato direttamente su Disney+ il 9 dicembre 2022 (con l'occasione, ecco gli altri film Disney+ di dicembre 2022), diretto da Matt Danner (Bambini Muppet, Spiderwick - Le cronache). Purtroppo Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah è totalmente fuori tempo massimo, si ancora ad uno stile d'animazione particolarmente superficiale e poco incisivo, riproponendo una storia che sa di già visto, oltretutto mancante di solidi basi narrative.

La Vendetta di Kahmunrah: nuovo protagonista, stessi problemi

Il nostro amato Larry Daley, dopo gli eventi del terzo capitolo, ha fatto carriera e gli è stata affidata la gestione di un museo in Giappone. Per non abbandonare il suo tanto adorato Museo di storia naturale di New York e i suoi amici, su consiglio di Teddy Roosvelt (Thomas Lennon), affida al figlio, il 18enne Nick (Joshua Bassett), il compito di proteggere il luogo in sua assenza.

Sembra filare tutto liscio, anche se c'è una rancorosa mummia che cova vendetta. Non è uno spoiler e già dal sottotitolo si comprende che, all'interno della pellicola, fa di nuovo ritorno l'antagonista del secondo film, il folle Kahmunrah (Joseph Kamal) che, invidioso del fratello faraone Ahkmenrah, tenta ancora una volta di dominare il mondo grazie al potere della tavoletta magica. L'ostacolo più grande della trama del lungometraggio, che si palesa già nelle prime battute, è che non viene fornita nessuna spiegazione riguardo la sopravvivenza del villain che è stato riportato nel regno dei morti alla fine del titolo sopracitato. Un incipit che quindi parte già indebolito da una scrittura pigra che poi, nel corso della narrazione, presenta tutte le altre sue lacune. È palese che la sceneggiatura sia un tentativo, mal riuscito, di sfruttare dinamiche e agganci narrativi presenti negli altri lungometraggi, cercando di svecchiare con l'inserimento di personaggi inediti (uno su tutti il giovane protagonista).

Un'idea generale che, se sulla carta avrebbe potuto funzionare, si perde totalmente in una gestione distratta e superficiale non solo degli eventi e sequenze narrate, che paiono delle mere copie di quanto abbiamo già visto, ma soffocato da una caratterizzazione dei primari e comprimari sopra le righe e fuori schema. Partendo con Nick, si nota che l'attenzione è stata posta negli elementi sbagliati del suo background con un risultato stereotipato che poteva essere evitato agilmente.

Un'animazione che rovina la formula della saga

Non è solo Nick, in Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah, a mancare di personalità: se la nuova aggiunta Giovanna d'Arco (Alice Isaaz) ha una particolare abilità che è utile ai fini della risoluzione della storia, un personaggio storico come Teddy Roosvelt in questo titolo è diventato totalmente una macchietta, mentre le altre nostre vecchie conoscenze sono troppo marginali per avere un peso reale nella narrazione.

Mettendo da parte la scrittura, anche dal punto di vista registico ed estetico la pellicola ha diverse lacune. In prima battuta, la costruzione dell'animazione presenta uno stile che da un lato consente sicuramente maggiore espressività scenica di un live-action, ma al tempo stesso è eccessivamente piatto per fare realmente la differenza. Anche lo stesso design dei personaggi, in alcuni casi, è stato stravolto completamente rispetto alla controparte live action e ciò, in realtà, potrebbe confondere gli spettatori, in particolare quelli che conoscono la saga e si ritrovano dei volti non in linea con quelli originali. Infine, questo cambiamento forte a livello estetico inevitabilmente va a tarpare le ali al lato comedy di Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah.

Nei primi tre capitoli l'umorismo era spumeggiante proprio perché si incastrava perfettamente con l'ambiente tangibile in cui si muovevano i personaggi, basando parte del successo comico su gag fisiche e circostanziali al luogo di riferimento. Con l'animazione, invece, questo aspetto si perde perché i fondali non sono più concreti e tra l'altro le battute e i dialoghi irriverenti sono privi di efficacia in una dimensione irrealistica. Non essendoci limitazioni spaziali di nessuna sorta, è più semplice sperimentare la comicità, ma con risultati scontati e senza nessun colpo di scena vero e proprio.

Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah Una notte al museo - La Vendetta di Kahmunrah è un esperimento completamente fuori fuoco che prova a riportare in auge, in formato animato, una saga comedy di successo che però aveva già raccontato tutto. Il film ha tentato in tutti i modi di ravvivare la storia, cadendo però in un incipit fallimentare e una trama che si appoggia fin troppo a quanto abbiamo già osservato nei capitoli precedenti. L'animazione, inoltre, è un ostacolo più che un pregio perché va a limitare l'efficacia dell'umorismo, stravolgendo tra l'altro il design dei personaggi. Un ritorno di cui, sinceramente, non sentivamo il bisogno e che è sbagliato da più punti di vista.

5

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