Recensione Notte al museo - Il segreto del faraone

Ben Stiller e uno stuolo di fantastiche creature ci portano al British Museum di Londra!

Recensione Notte al museo - Il segreto del faraone
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Grazie a quel grande successo di pubblico che s'intitolò Una notte al museo, Shawn Levy - regista, tra gli altri, di Una scatenata dozzina e de La pantera rosa con Steve Martin - ci regalò nel 2006 (ma in Italia il film arrivò in sala nel Febbraio successivo) una coinvolgente miscela di elaborati effetti speciali e comicità che sembrava quasi presentare l'aspetto di una rilettura per famiglie dell'horror Waxwork di Anthony Hickox, nel quale alcuni giovani si trovavano faccia a faccia con Dracula, il Marchese De Sade, la mummia ed altri mostri appartenenti al regno delle tenebre a causa di pericolose porte spazio-temporali all'interno, appunto, di un museo.
Del resto, come il titolo stesso suggeriva, fu il Museo di Storia Naturale a fare da scenografia alla folle avventura intrapresa da Larry Daley, ovvero Ben"Tutti pazzi per Mary"Stiller, il quale, assunto come guardiano notturno del posto, scopriva, incredulo, che, nottetempo, tutte le creature primordiali e le figure dell'antichità che lo circondavano tornavano magicamente in vita.
Consentendo all'esile soggettino di partenza di svilupparsi attraverso l'entrata in scena di uomini in miniatura, scheletri preistorici animati e invasioni di animali selvatici proto-Jumanji; mentre l'imbranato protagonista si cimentava, oltretutto, in una interpretazione distorta dell'arcinota Eye of the tiger e, tra le immagini, si avvertiva non poco il tentativo di ribadire che il cinismo e l'avidità degli adulti rientrano tra i peggiori nemici dell'eccezionale dono chiamato "fantasia".

Shawn must go on

Un'operazione che, capace di conquistare sia gli spettatori più piccoli che l'appassionato della celluloide di genere, non ha potuto fare a meno di generare nel 2009 il sequel Una notte al museo 2 - La fuga, a firma dello stesso regista e che spostò l'ambientazione negli immensi depositi dello Smithsonian; dove non solo i fantastici personaggi del primo film si ritrovavano dopo essere stati imballati e riposti all'interno di casse, ma il sovrano egizio Kahmunrah alias Hank"Mystery men"Azaria si risvegliava dopo tremila anni di sonno intento ad assumere il controllo dell'intero globo terrestre.
Impresa in cui veniva affiancato da Ivan il terribile, Napoleone Bonaparte e un giovane Al Capone, tutti volti a rappresentare il nuovo campionario di nemici che Daley si vide costretto ad affrontare spalleggiato dai vecchi mini-compagni Jedediah e Ottavio, con le fattezze di Owen Wilson e Steve Coogan, e dalla famosissima aviatrice Amelia Earhart, cui concesse anima e corpo Amy Adams.
Una continuazione che, tra piccoli Albert Einstein molleggiati, il Darth Vader della saga Star wars e angioletti svolazzanti impegnati a intonare More than a woman dei Bee Gees e My heart will go on di Celine Dion, non riuscì, però, nell'intento di ripetere il lodevole exploit del capostipite, rivelando, al massimo, i connotati di un appena guardabile cartoon in carne ed ossa.
Connotati poco confortanti che non hanno comunque impedito a Levy di riaffacciarsi sull'argomento confezionando Notte al museo - Il segreto del faraone, destinato ancora una volta a cambiare ambientazione.

Ben... tornato

In questo caso, infatti, complice l'improvvisa, progressiva perdita del potere magico della tavola di Ahkmenrah, che comincia a morire, Larry è costretto a volare al British Museum di Londra insieme agli amici di sempre; comprendenti sia i già citati Jedediah e Ottavio che il Teddy Roosevelt incarnato per la terza volta dal compianto Robin Williams, cui la pellicola è dedicata.
Come è dedicata pure al recentemente scomparso Mickey Rooney, che torna soltanto in una breve apparizione in compagnia dei veterani Dick Van Dyke e Bill Cobbs; man mano che si respira nuovamente un'aria tutt'altro che distante da quella che caratterizza i libri per ragazzi scritti da Chris Van Allsburg (riecco il tocco di Jumanji).
Perché anche qui, senza dimenticare l'immancabile scimmietta Dexter, non risultano assenti animali scorrazzanti; rientranti, ovviamente, nel calderone di figure volte ad arricchire una oltre ora e mezza di visione la cui idea di partenza altro non vuole essere che un semplice pretesto su cui strutturare l'ennesimo luna park da grande schermo.
Luna park in cui Stiller veste anche i pochi panni del cavernicolo Laaa, facente parte delle new entry insieme al Lancillotto interpretato da Dan Stevens ed alla sorvegliante Tilly, ossia la Rebel Wilson de Le amiche della sposa e Tre uomini e una pecora.
Una Rebel Wilson, in realtà, piuttosto sprecata in quanto tirata in ballo soltanto in rarissime occasioni; tra cui un esilarante omaggio a Dirty dancing - Balli proibiti, che fa il paio con un cameo del wolveriniano Hugh Jackman in fatto di momenti strappa-risate.
D'altra parte, lo script non appare esente da difetti e, forse, chiude con una leggera fretta la vicenda, ma, pur non raggiungendo le vette del primo capitolo, questa terza parte diverte senza annoiare... in mezzo a Garuda del Tibet dorati pronti a prendere vita, combattimenti contro giganteschi serpenti a nove teste, un'escursione nel mondo dei disegni e il vincitore del premio Oscar Ben"Gandhi"Kingsley in un piccolo ruolo.

Notte al museo - Il segreto del faraone Dopo Una notte al museo (2006) e Una notte al museo 2 - La fuga (2009), il regista Shawn Levy e il protagonista Ben Stiller tornano a lavorare insieme per mettere in piedi Notte al museo - Il segreto del faraone, volto a catapultare l’avventura tra le pareti del British Museum di Londra. Quindi, cambia l’ambientazione, ma non la formula, in quanto, sebbene tornino in scena anche Owen Wilson, Steve Coogan e il recentemente scomparso Robin Williams, lo scopo dell’operazione è, come sempre, quello di regalare al pubblico (soprattutto alle famiglie) uno spensierato spettacolo ricco di effetti speciali e traboccante intrattenimento a stelle e strisce. Fortunatamente, i poco soddisfacenti risultati del fiacco episodio precedente sono sorpassati e, anche se rimangono lontani quelli sorprendenti del capostipite, la dose di divertimento è miscelata in maniera più che sufficiente tra poche ma funzionali trovate e ritmo generale discretamente mantenuto.

6.5

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