Non dormire nel bosco stanotte, la recensione dell'horror Netflix

In questo teen-horror di produzione polacca, un gruppo di ragazzini in gita nel bosco si trova alle prese con la brama di sangue di due energumeni mutanti.

Non dormire nel bosco stanotte, la recensione dell'horror Netflix
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La dipendenza da social network, portata ai livelli estremi, è uno dei moderni mali del nostro tempo ma vi sono modi e modi di affrontarla con le giuste precauzioni. Certo non è da prendere a esempio la totale mancanza di misure di sicurezza adoperata dagli organizzatori del "camping off-line" creato in onore dei giovani partecipanti, adolescenti che sono stati lì mandati dai genitori per tornare a contatto con la realtà.
Il fatto che nessun accompagnatore porti con sé un telefono satellitare non è il massimo per chi accompagna nei boschi un gruppo di ragazzini per un'escursione di tre giorni. E il ridotto team di cui fanno parte i cinque coetanei protagonisti lo scoprirà ben presto a caro prezzo sulla propria pelle: la fitta foresta che fa da sfondo alla vicenda è infatti il territorio di caccia di due energumeni mutanti che infestano la zona e uccidono senza pietà chiunque incrocino sulla loro strada.

Quella casa in fondo al bosco

Difficile capire precisamente a che pubblico si rivolga un'operazione come Non dormire nel bosco stanotte, film polacco giunto nel catalogo di Netflix come original.
Se le dinamiche che hanno luogo tra i vari personaggi seguono infatti delle linee affini ai teen drama degli ultimi anni - tagliando fuori lo spettatore più navigato - la discreta dose di violenza splatter ne sconsiglia la visione ai più piccoli.
Nei cento minuti di visione l'impressione è quella che il regista e sceneggiatore Bartosz M. Kowalski abbia voluto giocare con il genere, prendendo qua e là da classici come Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi per indirizzare la vicenda su un'ottica giovanilistica, senza però trovare una chiara visione d'insieme anche per via di protagonisti poco interessanti pur nella loro marcata caratterizzazione.
Dal nerd appassionato di videogiochi e cinema alla bionda e disinibita, dall'omosessuale alla ragazzina tormentata da traumi del passato, tutto è prevedibile nella gestione dei rapporti e non lascia spazio a sorprese di sorta.

Insonnia d'orrore

Non dormire nel bosco stanotte si perde poi in una serie di inverosimiglianze e incongruenze che rischiano di trascinare il tutto sui territori del ridicolo involontario.
Dal prologo in cui un postino viene divorato senza che nessuno per trent'anni - sbalzo temporale per arrivare all'inizio del presente filmico - ne abbia denunciato la scomparsa alla soluzione fantascientifica per giustificare l'evento scatenante della decennale mattanza, senza calcolare un epilogo che apre le porte a improbabili sequel, l'operazione non ha la forza per reggersi sulle proprie gambe e cede ben presto sotto il peso degli evidenti limiti narrativi.

Se a questo si aggiunge un cast poco ispirato e una regia che offre soltanto un paio di discrete sequenze a tema nel corso di tutta la durata, il risultato non può che dirsi mediocre. Le sortite slasher, alcune gustose nonostante l'evidente gratuitismo, provano a risollevare un po' il ritmo e l'interesse ma ormai il danno è stato fatto.

Non dormire nel bosco stanotte Il titolo del film deriva da un avvertimento scritto nelle pagine di un libro di favole per bambini, mentre il consiglio che vi diamo noi è quello di andarci cauti approcciandovi alla pellicola. Non dormire nel bosco stanotte è infatti un titolo stanco e sbilenco, incapace di decidere a che audience rivolgersi - protagonisti da teen-drama e violenza slasher - e ricco di incongruenze e forzature in fase di sceneggiatura. Questa produzione polacca insinua molteplici temi, dalla paura del coming-out al fanatismo religioso, passando per quello - predominante nella piega presa dal racconto - della dipendenza da internet, ma li getta alla rinfusa in un contesto horror che si attesta su un citazionismo derivativo e poco ispirato, lasciando che la progressiva mattanza degli anonimi personaggi sia forse l'unico piacere dei cento minuti di visione.

4.5

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