Recensione Non aprite quella Porta: l'inizio

La genesi di faccia di cuoio

Recensione Non aprite quella Porta: l'inizio
Articolo a cura di

Realtà e finzione

Per rendere un film un record di incassi, non sono sempre necessari una trama innovativa ed un protagonista carismatico. Nella stragrande maggioranza dei casi, ciò che fa fruttare gli investimenti dei produttori è una massiccia campagna pubblicitaria. Sono anni, ormai, che le menti dei poveri spettatori sono subissate da trailer accattivanti, che spesso nascondono delle vere e proprie bufale.
Tuttavia, i trailer non sono l’unico modo per pubblicizzare i film, e spesso sono solo la punta dell’iceberg. Uno dei modi più intriganti (e subdoli) di fare pubblicità, infatti, è quello di intavolare un fatto reale (o di modificarne alcune parti) e di spacciare il film come "tratto da una storia vera", riuscendo a stuzzicare perfino lo spettatore più resistente. Tra i vari generi coinvolti, l’horror occupa una posizione di prestigio, data la sua capacità di stimolare sia la nostra curiosità che il nostro senso per il macabro.
Il film horror che più è stato influenzato da questo genere di pubblicità è senz’altro Non Aprite Quella Porta, che ha trasformato un fatto di cronaca in uno dei maggiori must dell’ horror moderno. Recentemente la saga di "faccia di cuoio" è stata rispolverata con un remake del primo capitolo di fattura discutibile. Non Aprite Quella Porta - L’Inizio racconta i fatti che precedono il remake, raccontando le prime gesta del nostro caro amico "faccia di cuoio".

Vrrrr... Vrrrrrrr

Texas, anni '30. In un mattatoio di infimo livello una donna sta lavorando per impacchettare la carne, quando d’improvviso inizia a lamentare forti dolori allo stomaco. Stremata dai dolori chiede al capoufficio se può recarsi al bagno, ma il suo principale non vuole sentir ragione, e la costringe a rimanere al suo posto di lavoro. Poco dopo, la donna peggiora sensibilmente, ed ai dolori si aggiungono la perdita di liquido amniotico e le contrazioni. Preoccupato per le condizioni della donna, il capoufficio si precipita giusto il tempo per assistere al parto di un bambino deforme che, senza troppe cerimonie, viene subito buttato nella spazzatura come un rifiuto. La sorte del bambino sembra ormai segnata, ma una donna, passata di lì per caso, riesce a salvarlo dalla morte portandolo con lei ed educandolo come se fosse suo figlio.
Trenta anni dopo, il bambino deforme (che si chiama Tommy) è cresciuto, e si è trasformato un bestione enorme che nasconde la sua orribile faccia grazie ad una maschera ricavata da pelli di animale. Per ironia della sorte, l’unico impiego disponibile per lui è nello steso mattatoio in cui anni prima era stato partorito ed abbandonato.
Un giorno il mattatoio è costretto a chiudere per fallimento, ma Tommy sembra non accorgersene e continua imperterrito il suo lavoro. Il capoufficio si spazientisce e lo scaccia in malo modo, ma questo non fa altro che alimentare la rabbia di Tommy che, senza pensarci su, uccide il capoufficio con una serie di martellate.
Rovistando nell’ufficio del capo, Tommy nota qualcosa che lo attira e che avrebbe voluto usare da tantissimo tempo... Una motosega.

Inutile prequel

Nel caso di Non Aprite Quella Porta - L’Inizio, il film nasce dall’idea di creare un prequel di un remake che non brilla certo tra i capolavori.
NAQPI riesce a battere in negativo la pellicola precedente, regalandoci un film banale condito con abbondanti scene splatter. Appena dopo l’incipit, infatti, si assiste alla solita sceneggiatura in cui le classiche due coppiette vengono fatte a pezzi nei modi più stravaganti possibili, giusto per impedire il sonno agli spettatori. Gli stessi attori offrono una recitazione piatta e stucchevole, che addirittura sfora parecchie volte nel ridicolo.
Questo prequel, inoltre, non aggiusta i difetti del remake di due anni fa, ed anche in questo caso abbiamo a che fare con un "faccia di cuoio" muto (che ricorda più il Jason di Venerdì 13) ma soprattutto con una semplice famiglia di sadici, lontana anni luce dalla famiglia "originale" che, nella propria follia, riusciva persino a far ridere (provate a riguardarvi la scena del "nonno" e le battute riguardanti il "formaggio di testa" per capire a cosa ci riferiamo).
A peggiorare il tutto, vi è anche l’occasione mancata di dare maggior spessore alla vicenda, in quanto si accenna alle problematiche legate alla guerra del Vietnam, ma solo per accentuare il fatto che uno dei due ragazzi risulta più combattivo in quanto soldato.
Tra i pregi sono da segnalare la buona fotografia, resa interessante anche grazie all'uso di una dominante gialla che crea un effetto "patina" davanti all'immagine, i costumi (soprattutto "faccia di cuoio" che si rivela ottimamente realizzato) ed i primi dieci minuti di film, che risultano stranamente evocativi e ben fatti nell’insufficienza generale.

Non Aprite quella Porta: l'Inizio Un film tanto brutto, quanto inutile nei suoi propositi (essere il prequel di un remake mal riuscito). Oltre alla mancanza di originalità, la scarsa recitazione e l'assoluta assenza di spessore, il film dimostra senza mezzi termini il suo essere una mera commercialata, che sfrutta un brand famoso solo per fare soldi, fregandosene impunemente della qualità. Da evitare ad ogni costo sia se siete fan della saga sia se non conoscete il genere.

3

Quanto attendi: Non Aprite quella Porta: l'Inizio

Hype
Hype totali: 2
40%
nd