Io tu noi, Lucio Recensione: su Netflix il documentario su Lucio Battisti

Il film di Giorgio Verdelli riproposto da Netflix in occasione degli ottant'anni dell'immortale cantautore poteva osare di più?

Io tu noi, Lucio Recensione: su Netflix il documentario su Lucio Battisti
Articolo a cura di

Che strano anno il 1943. C'è l'Italia che combatte e che resta in silenzio, in attesa di un altro aereo che passa, e di altre bombe che toccano terra, mentre i mitra sparano, e le mani partigiane si scambiano messaggi in codice. Chi l'avrebbe mai detto che in questa situazione dicotomica, quasi bipolare, di scoppi e urla, silenzi e pianti, suoni roboanti che lasciano spazio a sibili di morte, sarebbero nate due personalità destinate a dare nuova linfa alla musica italiana? Due personalità che il caso volle si chiamassero entrambe Lucio: Dalla e Battisti. Dal letame nascono i fiori, e così dal rumore della guerra nasce un nuovo modo di suonare, cantare, pensare; una musica leggera e profonda impersonata da due nomi così simili, eppure così divergenti nella maniera di modulare la voce, di tradurre le parole in canto, di mostrarsi e nascondersi agli occhi della gente.

Lucio Dalla e Lucio Battisti. Un destino analogo il loro, che li porta a lasciare il palco della vita di colpo, senza inchini, impedendo loro di festeggiare insieme i fantomatici ottant'anni. A sopperire a tale mancanza ci pensa allora Netflix (non perdete il film Netflix di marzo 2023), che ripropone sulla sua piattaforma il documentario firmato da Giorgio Verdelli tutto dedicato al genio di Battisti intitolato Io tu noi, Lucio. Nessun panegirico per il cantautore che inneggiava a "L'Avventura", alla "Canzone del sole" e al "Mio canto libero"; quelli dedicati alla sua eredità musicale sono 105 minuti di puro omaggio e sentito orgoglio. Un saggio di immagini in movimento costruito con attenta precisione per spiegare ancora una volta le motivazioni che si nascondono dietro a un'eredità come quella di Lucio Battisti, capace ancora di posarsi sulla bocca di tutti e riprodursi all'infinito sotto forma di pensieri, parole e canzoni.

Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi emozioni

Le canzoni a volte non hanno bisogno di una parafrasi. Criptiche, poetiche, o dirette, sono giri di parole che toccano l'anima, senza bisogno di attivare un processo mentale già partito da circuiti interni di sangue e battiti cardiaci. Sono pura forma di emozioni.

E come diceva Lucio, "capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi emozioni". E quella scia di sentimenti profondi e schietti, lanciati da un accordo di chitarra, o da un riff quasi jazz, Battisti sapeva come modellarle a suo piacimento e in maniera sempre nuova e innovativa. Una percezione degli spiriti del tempo (personale e universale) che mutano, e un'esigenza artistica sempre nuova che Io tu noi, Lucio ha saputo cogliere e restituire in maniera chiara e cristallina. Quello di Verdelli è un documentario sfaccettato, che tenta di slegarsi dalle fila del genere per elevarsi a qualcosa di più ampio: un libro di annotazioni intinte nell'inchiostro del ricordo, e redatte dalla scia di quelle emozioni prese e raccolte con cura dalla voce di Lucio. Nella sua linearità di sviluppo, il documentario firmato da Verdelli arriva con semplicità al cuore dello spettatore, reiterando fedelmente il modus operandi dello stesso Battisti. E così, dietro ogni apparente facile raccordo di montaggio tra testimonianze e materiali di repertorio, si nasconde uno studio attento, lo stesso che il cantautore compiva per evolversi, carpire e assimilare i segreti di una comunicazione più immediata dei propri pensieri. Perché questo voleva fare Battisti: non cantare intonato, ma arrivare all'animo della gente. Un'operazione inseguita e perseguita dallo stesso Verdelli e quasi totalmente raggiunta se non fosse per la presenza della guida virgiliana di Sonia Bergamasco.

La sua è una voce che vuole accompagnare; musa del canto, e insieme coro teatrale pronta a spiegare, o collegare certi momenti di vita e lavoro dell'artista. Eppure, ritorna nell'impiego di tale ruolo quel gusto documentaristico un po' superato, dove lo scorrere delle emozioni scaturite dall'inseguirsi di racconti e filmati d'epoca, viene di colpo fermato, bloccato da quella mano che si tende per aiutare lo spettatore, ma che finisce per ostacolarlo lungo il cammino della scoperta e della commozione.

Il cuore della musica

Lucio Battisti va oltre la figura del cantautore. È un nome che diventa incorporeo, si fa pensiero in musica, un suono destinato a tutti e da tutti compreso, riconosciuto, e più o meno amato. È un nome che, vestitosi dei suoi brani, ha saputo superare i confini dello spazio-tempo, sfidando gli anni che passano fino a diventare eterno. Non hanno età i brani di Lucio Battisti, e non vi è età per poterli apprezzare e ascoltare. Risulta pertanto del tutto coerente allo stato di patrimonio nazionale dell'eredità musicale del cantautore nato a Poggio Bustone (Rieti) la scelta di un titolo come Io tu noi, Lucio.

In esso scaturisce tutta la portata di condivisione e di unione che una produzione musicale intergenerazionale come quella di Battisti riesce a far esplodere. Ed è interessante constatare come il documentario targato Netflix punti proprio sulla potenza di questa spinta musicale. A differenza dei soliti racconti biografici, Io tu noi, Battisti tralascia il contesto fanciullesco, la nascita, la crescita e la morte dell'artista per concentrarsi solo ed esclusivamente sul suo genio musicale. Una produzione eterna qui spiegata e commentata da musicisti, giornalisti, e colleghi: tutti uomini che vivono di (e per la) musica, fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le note, e accomunati da un certo debito intellettuale nei confronti di lui, Lucio Battisti.

Narrare un canto libero

Battisti non cantava; Battisti raccontava storie verosimili, di un'immediatezza diretta, finestre sul mondo di ieri, quando di oggi. La sua era una scrittura immaginifica, capace di stuzzicare la fantasia, raccontare una storia permettendo al proprio ascoltatore di immaginarsela senza freni. Un talento che fa della sua opera una versione in note del cinema neorealista. E non vi è momento nell'opera di Verdelli che tale capacità di racconto musicale non venga espressa, sottolineata con altrettanta facilità di comprensione. Rarissimi i tecnicismi impiegati da questi musicisti e cantautori che si pongono davanti alla cinepresa come fedeli pronti a confessare la propria passione sviscerale verso un nome come quello di Lucio Battisti.

Puntando sull'introspezione dei pezzi di Lucio, e alla loro portata culturale ed emozionale, il documentario Io tu noi, Battisti lascia che siano i racconti degli intervistati e la musica del protagonista a fare da traghettatori di emozioni. La macchina da presa rimane ferma e immobile, limitandosi a sostituirsi agli occhi e alle orecchie dello spettatore, lasciando così che tutto ciò che è intangibile e inafferrabile come un'emozione colpisca il pubblico. Nessun guizzo autoriale; nessuno slancio artistico: tutto si prostra dinnanzi alla figura di Battisti e alla sua evoluzione musicale senza modificare nulla, oppure osando con riprese e raccordi di montaggio imprevedibili e innovativi.

Scriba attento a riportare fedelmente quanto detto e narrato, Verdelli imbastisce un documentario semplice e d'impatto, che si ancora fin troppo al lascito di Battisti. E così, Io tu noi, Lucio non si distacca da quanto proposto da mille altri documentari (niente a che vedere con quanto visto nella recensione di This Much I Know To Be True), se non per la bellezza degli aneddoti di chi Lucio lo ha conosciuto, amato, accompagnato nella sua avventura musicale, che alla straordinarietà di una discografia dove un pensiero si è fatto prima canto libero, e poi Emozione.

Io tu noi, Lucio Concludiamo questa recensione di Io tu noi, Lucio sottolineando come il documentario firmato da Giorgio Verdelli riesca a emozionare lo spettatore solo ancorandosi alla bellezza del canto di Lucio Battisti. La volontà di affidarsi a quella stessa semplicità che caratterizzava l'opera del cantautore di Rieti porta il regista a non osare mai, limitandosi a osservare e cogliere le confessioni e le testimonianze di chi si è lasciato toccare interiormente e musicalmente dall'eredità di Battisti.

7

Che voto dai a: Io tu noi, Lucio

Media Voto Utenti
Voti: 2
7.5
nd