Recensione Nobi - Fires on the Plain

L'estroso Shinya Tsukamoto torna al Lido con un adattamento del noto romanzo di Shohei Ooka

Recensione Nobi - Fires on the Plain
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Nel 1945, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, le Filippine sono il teatro degli ultimi, violentissimi scontri fra l’esercito giapponese e la popolazione locale, supportata dalle truppe alleate. Il soldato Tamura, gravemente ferito e abbandonato dai propri compagni d’arme, si trascina faticosamente nella giungla, dove si aggirano altri suoi commilitoni, anch’essi devastati dagli scontri a fuoco o in attesa di morire. Il vagabondaggio di Tamura si trasforma ben presto in un delirio sospeso fra realtà e allucinazione, mentre attorno a lui aumentano le atrocità...

Alfiere della corrente Cyberpunk, il giapponese Shinya Tsukamoto, classe 1960, si è guadagnato nel corso degli anni lo status di regista di culto fra gli appassionati di cinema orientale, tanto da essere stato più volte paragonato al suo idolo, il canadese David Cronenberg. Autore di thriller decisamente inquietanti e suggestivi come Vital e Nightmare Detective, Tsukamoto torna in concorso al Festival di Venezia 2014 (lo stesso Festival che, nel 2002, aveva accolto con grandi apprezzamenti il suo A snake of June) con Fires on the plain, adattamento del romanzo di Shohei Ooka La strana guerra del soldato Tamura, dal quale nel 1959 era già stato tratto un celebre film, Fuochi nella pianura di Kon Ichikawa. Un’opera, quella di Tsukamoto, che nell’arco di circa 90 minuti racconta la “discesa all’inferno” di Tamura, un soldato dell’esercito giapponese di stanza nelle Filippine e disperso nella giungla, impegnato in una disperata lotta per la sopravvivenza e in una ricerca di cibo che non tarderà a sfociare nelle allucinazioni e nel cannibalismo.

La strana guerra del soldato Tamura

L’attenzione nei confronti del corpo umano e delle sue mutazioni, nonché l’indagine della violenza rappresentata nelle sue forme più estreme, hanno sempre costituito dei punti cardine della poetica cinematografica di Shinya Tsukamoto, e sono riproposte con forza anche in Fires on the plain. Con questo furibondo dramma bellico, che alterna inquadrature fisse a sequenze iper-dinamiche, il regista nipponico ha spaccato la critica di Venezia, guadagnandosi alcune lodi entusiastiche insieme a una valanga di stroncature; e purtroppo, è difficile nascondere le perplessità nei confronti di un’operazione che vorrebbe costituire una descrizione / denuncia degli orrori della guerra, ma che risulta in sostanza una granguignolesca sfilata di arti mozzati, di corpi maciullati, di sangue che scorre a rivoli e di cadaveri devastati dai vermi. Tsukamoto sembra essersi proposto di suscitare la repulsione dello spettatore con un’agghiacciante sarabanda splatter collocata nel cuore di una giungla tenebrosa e dai contorni infernali; ma la sua messa in scena del calvario del soldato Tamura appare il più delle volte sensazionalistica e morbosamente compiaciuta, mentre resta lontano anni luce l’immancabile modello di riferimento, Apocalypse now di Francis Ford Coppola. E ci si augura che in questo caso, al momento di distribuire i premi, la giuria del Festival non si faccia abbindolare dagli sfoggi virtuosistici di Tsukamoto.

Nobi (Fires on the Plain) Il giapponese Shinya Tsukamoto, capofila della corrente del cinema Cyperpunk, porta in concorso a Venezia Nobi - Fires on the plain, nuova trasposizione del romanzo di Shohei Ooka La strana guerra del soldato Tamura, mettendo in scena le atrocità della Seconda Guerra Mondiale in un dramma bellico ambientato nella giungla delle Filippine; ma la sua rappresentazione in chiave marcatamente splatter dell’orrore della guerra risulta inutilmente sensazionalistica, ai limiti del gratuito.

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