In coreano un termine per definire l'omofobia non esisteva: ce lo dice il regista LeeSong Hee-il, di ritorno a Berlino. In Corea del Sud, le coppie tra persone dello stesso sesso non hanno mai destato scandalo. Nel mondo globalizzato però circolano i comfort ma anche i problemi. E il pregiudizio omofobico si è diffuso anche in Corea, costringendo di fatto a coniare un termine per indicare il fenomeno (o per meglio dire, il reato), da inserire nei vocabolari coreani. LeeSong si presenta in Panorama con un film di quasi due ore e mezza, titolo originale Ya Gan Bi Haeng, ma noi lo chiameremo con l'internazionale Night Flight: che è non solo la location fondamentale del film, ma anche un effettivo volo di notte, nel buio, attraversare il neo-oscurantismo dei pregiudizi omofobici e non sapere dove poggeranno i piedi. Il regista aveva già diretto un film sulla stessa tematica, White night (Baek Ya), presentato l'anno scorso nella sezione Panorama della Berlinale. Il suo ritorno, nonostante la considerevole durata del film e l'orario proposto (è finito all'una), ha ricevuto un'accoglienza calorosa e il film ha convinto, capace di coinvolgere ed emozionare, anche se un taglio di una ventina di minuti non guasterebbe.
Passato e presente

Night Flight come un locale gay chiuso da poco, all'ultimo piano di un palazzo, dove il protagonista e un suo vecchio flirt sono soliti darsi appuntamento. Ma anche come il volo nella notte, nel buio, il suicidio dalla cima di un palazzo di un ragazzo gay, citato a inizio film. In parole povere: il trauma. A dispetto delle premesse tematiche, tutta la prima parte del film è molto calda: Yong-ju è uno studente modello all'ultimo anno di liceo prima di tentare all'ammissione all'università di Seoul. Col sorriso stampato in faccia e una madre single disperatamente in cerca di un uomo, scorrazza per la città in bici e reflex. E' omosessuale e si vede spesso con un amico gay più giovane nei locali abbandonati del Night Flight. A scuola e nelle strade subiscono il bullismo delle teste calde dell'istituto, che si fanno offrire sigarette e giocano a punching machine con un amico di Yong-ju. Il vero problema è quando Yong-ju comincia a imbattersi ripetutamente in Gi-woong, ex-amico d'infanzia e capo dei bulli, ma anche con veri intrallazzi criminali, complice una pessima situazione familiare. I due sono nella stessa classe ma Gi-woong non gli rivolge la parola da anni. E naturalmente, Yong-ju se ne innamora. Il fatto che Gi-woong gli freghi la bici per scappare a una banda rivale diventa, per il giovane studente, il pretesto per stargli alle calcagna. Anche se l'amico con cui si vede sempre al Night Move lo ammonisce: "Mai innamorarsi di un etero..."
Delicato e feroce

Il racconto che si sviluppa è delicato e feroce, un fragile ossimoro per un film che mescola così bene le atmosfere in contrasto, le scene più calde e allegre, quelle più romantiche, unite a quelle tristi se non crudeli. Il pregio maggiore del film è la sua verosimiglianza e la forte coerenza che trascinano lo spettatore in una storia ricca di sfumature e dettagli. Impossibile non empatizzare col simpatico protagonista, impossibile anche restare indifferenti di fronte ai guai che dovrà affrontare. LeeSong è abilissimo, sia nella scrittura (che ha curato da solo) sia nella regia, molto sciolta e scorrevole, con alcune prodi finezze e con dolly svolazzanti che seguono i personaggi nel luogo oscuro per eccellenza: sotto un cavalcavia autostradale, tra fango e vegetazione incolta, dove i piccoli boss della scuola si radunano ogni giorno. Stupende le luci delle scene in cima al palazzo, nel Night Flight, o la gita in bicicletta dei protagonisti. Feroce e brutale, questi due gusti si mischiano rendendo efficace il film e il suo messaggio.