Recensione Nero infinito

Francesca Rettondini a caccia del serial killer!

Recensione Nero infinito
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Non è nuovo il desiderio di un ritorno da parte della celluloide tricolore a quel nostro cinema di genere che, tra gli anni Settanta e Ottanta, portò in scena non solo commissari di ferro dalle fattezze di Maurizio Merli, Luc Merenda e Franco Gasparri, ma anche misteriosi assassini pronti a mietere vittime in thriller argentiani del calibro de L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e Profondo rosso (1975) e relative imitazioni, da Giornata nera per l'ariete (1971) di Luigi Bazzoni a Una farfalla con le ali insanguinate (1971) di Duccio Tessari.
Quel nostro cinema di genere che tanto piace all'enfant terrible di Hollywood Quentin Tarantino e ai suoi amici "cinematografari" e cui, ora, vuole rendere omaggio il catanese classe 1985 Giorgio Bruno, autore nel 2008 del mediometraggio di cinquanta minuti Soli al fronte, a tematica bellica, e intento a concepire il suo primo lungo ispirandosi proprio a uno short horror realizzato da ragazzino e intitolato, appunto, Nero infinito.
Lungo che vede il Rosario Petix de La voce del corpo (2012) e la Francesca Rettondini di Nient'altro che noi (2009) - nota per la sua relazione con il prematuramente scomparso giornalista e conduttore televisivo Alberto Castagna - rispettivamente nei panni dell'ispettore di polizia Valerio Costa e dell'ispettore capo Elena D'Acquino, impegnati a indagare sulle gesta di un misterioso, sadico psicopatico che uccide seguendo alla lettera le modalità riportate nei libri di una scrittrice di successo residente proprio nella città del sud Italia trasformatasi nel teatro degli orrori.

Profondo Bruno

Psicopatico le cui vittime, a lungo andare, si rivelano essere quasi sempre ragazze di età compresa tra i venticinque ed i trent'anni, mentre nei romanzi viene descritto come un uomo molto alto, vestito con un camice da chirurgo e che ama torturare fino alla morte i soggetti che capitano nelle sue mani.
Nel corso di oltre un'ora e venti di visione che, impreziosita dalla presenza - in piccoli ruoli - dei registi Ruggero"Cannibal holocaust"Deodato, Claudio"Le ultime 56 ore"Fragasso ed Enzo G."L'ultimo squalo"Castellari, non fatica, però, a lasciar emergere numerosi difetti fin dalla sua sequenza di apertura, nella quale abbiamo una coppia aggredita in automobile di notte.
Sequenza destinata a testimoniare il sapore quasi amatoriale dell'operazione, come pure quella riguardante una rapina all'interno di una gioielleria, tra dialoghi pessimi e recitazione che, nella maggior parte dei casi, risulta decisamente lontana dalla sufficienza.
E neppure le situazioni maggiormente indirizzate all'horror e allo splatter, influenzate in maniera evidente dal torture porn cinematografico d'inizio XXI secolo, sembrano riuscire nell'impresa di strappare dalla morsa della noia e della prevedibilità un elaborato che presenta non poco il look di una soap opera infarcita con trama da thriller.
Quindi, gli intenti rimangono senza dubbio apprezzabili, ma il risultato finale ci spinge esclusivamente a pensare, ancora una volta, che la rinascita della celluloide di genere tricolore è rimandata ad un prossimo appuntamento.

Nero infinito Un misterioso serial killer tortura e uccide delle ragazze seguendo alla lettera le modalità riportate nei romanzi thriller di una scrittrice residente proprio nella città del sud Italia in cui l’assassino si muove. Assassino la cui identità viene svelata molto prima dell’epilogo dei circa ottantadue minuti di visione che, tra omaggi al nostro cinema di genere degli anni Settanta e momenti splatter influenzati dal torture porn alla Hostel (2005), presentano molti più difetti che pregi. A partire da recitazione penosa e dialoghi decisamente scadenti.

3.5

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