Recensione National Security

Un'opera scioccante ma necessaria che indaga sulle torture compiute dal regime sud-coreano negli anni '80

Recensione National Security
Articolo a cura di

Corea del Sud, settembre 1985, . A meno di un mese dall'inizio delle olimpiadi di Seoul, l'attivista Kim Jong-tae viene catturato dalla polizia politica e recluso nella prigione di massima sicurezza di Namyeongdong, vero e proprio centro di torture sui prigionieri politici. Qui l'uomo subisce ogni vessazione da parte dei suoi aguzzini, pronti a tutto pur di estorcergli una confessione fasulla di collaborazionismo con i comunisti della Corea del Nord e di fare i nomi di altre presunte spie che lavorino nel movimento per la democrazia. Per Kim Jong-tae saranno ventidue giorni di vero e proprio inferno...Dedicato alle vittime di torture in ogni parte del mondo, è passato all'ultima edizione del Far East Film Festival di Udine il toccante National Security, dramma carcerario tratto dalle memorie dell'ex ministro della salute coreano Kim Jong-Tae, che ripercorre nei suoi scritti i terribili giorni trascorsi in carcere sempre sul confine tra la vita e la morte. E non poteva che essere un regista come Chung Ji-young (Blackjack, White badge), impegnato soprattutto negli anni '80 e '90 in un cinema politico di risonanza anche internazionale, a raccontare questo dramma estremo ma necessario che ripercorre una delle pagine più nere della storia relativamente recente della Corea del Sud.

Sicurezza nazionale

National security non è un film per tutti gli stomaci, e anche coloro che riusciranno ad arrivare a fine visione rimarranno inevitabilmente scossi. Ma è, certamente, un film importante, che ispirandosi alla tragica realtà mostra la crudeltà di cui è capace l'uomo o, ancor meglio in questo caso, un sistema politico pur di ottenere un resoconto personale. L'80 % del minutaggio è infatti composto da immagini, violente e disturbanti, delle terribili torture subite da Kim Jong-Tae, e nonostante questa sia un'opera di fiction (pur ispirata a fatti documentati) la brutalità rimane comunque agghiacciante. Il regista non fa sconti, e ci propone con una sconvolgente veridicità pratiche disumane come l'elettroshock o il famigerato waterboarding (visto di recente anche in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, anche in quel caso ispirato a una storia vera), in un succedersi di giornate sempre uguali in cui il povero prigioniero si trova sempre rinchiuso in una cella senza finestre, estraniato dal resto del mondo per oltre tre settimane. Metodi estremi di un regime militare spietato narrato qui con lucidità e perizia, mostrandoci nei minuti finali prima l'evoluzione della vicenda tempo dopo -nella svolta democratica che ha finalmente preso piede nel Paese e apre le porte ad un possibile , difficilissimo, perdono- e poi nei titoli di coda con le toccanti interviste ad alcuni dei veri prigionieri di quei nefasti giorni. Un cinema che soffoca, claustrofobico, difficile da digerire ma assolutamente necessario, per non dimenticare ciò che è stato e perché scene come queste non si verifichino mai più in futuro.

National Security Brutale, scioccante, estremo ma necessario. National Security, attraverso la storia di Kim Jong-tae (il film è tratto dalle sue memorie) ripercorre una pagina crudele della lotta per la democrazia in Corea del Sud negli anni '80. Un prigioniero indifeso contro le torture dei suoi spietati aguzzini, una figura cui ci si sente terribilmente vicini dall'inizio alla fine per un Cinema-verità che ci insegna a non dimenticare.

7.5

Quanto attendi: National Security

Hype
Hype totali: 0
ND.
nd