Recensione Natale a New York

Anche quest'anno in vacanza, stavolta si vola a New York

Recensione Natale a New York
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Lasci due, prendi tre

E' diventato un appuntamento fisso, quasi una tradizione degna delle migliori usanze natalizie che accompagnano tutti noi verso la commemorazione della nascita del salvatore. Il simbolo del consumismo natalizio per eccellenza è senza ombra di dubbio il panettone, e l'occasione viene celebrata dalle Major proprio con i cosiddetti "film panettone", ossia film da gustare sotto l'albero (in senso figurato, ovviamente) in compagnia di amici e parenti in tutta spensieratezza.
Lo scorso anno ci eravamo lasciati con la scissione della pluri-premiata - nonchè ventennale - ditta 'De Sica/Boldi', che tanto ha fatto temere gli appassionati di questo filone circa il prosieguo della tradizione. "Fortunatamente" la cose sono andate per il meglio, con Christian De Sica impegnato da "solo" in quella che ormai può essere ritenuta una vera e propria saga, "Natale a...", mentre ritroviamo Massimo Boldi impegnato in un'altra pellicola, olè, concorrente a questa, raddoppiando così l'offerta di panettone per queste vacanze. Se andiamo a considerare, infine, Commedia Sexy con Paolo Bonolis, possiamo notare come tale offerta sia addirittura triplicata, contribuendo ad una abbuffata che forse sarebbe stato meglio evitare.
Oggetto di questa recensione è Natale a New York, nel quale De Sica ci trasporta - stavolta - in quel di New York, circondato da uno scatenato (e insolitamente ampliato) gruppo di amici.
Alla regia non troviamo Carlo Vanzina bensì un redivivo Neri Parenti.

Una storia infinita

Due famiglie. Stesso tenore di vita, stesse condizioni da rispettare. Nella prima troviamo il "furbo" Lillo (Christian DeSica), il quale, abbandonati i pianobar, ha sposato una ricchissima ereditiera; della seconda fa parte una ciociarissima Barbara (Sabrina Ferilli), sposata con un rinomato medico. Entrambe le vite sono all'insegna dei lussi più sfrenati, nonchè della più sfacciata ipocrisia.
Unico neo: non tradire il rispettivo compagno, pena la perdita di ogni bene.

Tutto sembra andare per il meglio, quando un incontro tra i due ex amanti, Lillo e Barbara, in una splendida New York, scatena una girandola di gag che, nonostante le intenzioni, si riveleranno prive del più elementare senso dell'umorismo.

Per movimentare il tutto, viene inserito nella vicenda anche la storia di un umile e servizievole medico che aspira a diventare vice-primario per coronare il suo sogno d'amore...

Un panettone vecchio di 20 anni

Giudicare un film come questo non è mai cosa semplice, soprattutto considerato il fatto che il pubblico, da vent'anni a questa parte ormai, non fa che "premiare" questo genere di pellicola che, soprattutto a Natale, gode di un sicuro successo presso i box office.
E' sempre il solito film "alla De Sica": forse c'è questa volta l'intento di voler alzarsi dal solito trash, ma con scarsi risultati. Deludente e frustrante.
Frustrante perché c'è un tipo di cinema, anche comico, che, a distanza di anni, andrebbe rivalutato; c'è un modo di fare film che non sempre viene apprezzato come si conviene, lasciando spazio a filmetti da due soldi che racimolano - "inaspettatamente" - incassi record. Potremmo definire il cinema italiano lo specchio di quello che avviene nelle nostre televisioni: il trash paga, c'è poco da fare.

Il film si snoda attraverso gag tanto vecchie quanto banali, il più delle volte volgari, prevalentemente a sfondo sessuale. Certo, usare il sesso per far ridere, è diventato il marchio di fabbrica della "squadra" di De Sica, che ormai quelle poche idee che avevano le hanno usate, riusate, tritate, rielaborate, riviste, consumate, tanto da diventar ridicoli, più che comici.
La loro ironia potremmo definirla proprio ridicola. Davanti a dei professionisti, a dei geni della comicità nostrana (Bisio e De Luigi su tutti) che per star sullo stesso piano del film son ridotti a ripercorrere degli stereotipi che risalgono a più di vent'anni fa.
Le battute son sempre le stesse, da 20 anni, e da 20 anni la gente li va a guardare.
E' inconcepibile; è tutto quello che il cinema non dovrebbe essere: volgare, trash, di basso livello, mal recitato, mal girato, e con musiche penose (come non ricordare lo splendido remix di "World Hold On" di Bob Sinclair usato come sigla di apertura!)
Difficilmente si potrà cadere in basso più di così. Per lo meno fino al prossimo Natale.

Natale a New York E’ l’apoteosi del cinema trash. Le gag, seppur tante a dir la verità, le riteniamo più indicate per un pubblico giovanile/infantile. Consigliato solo ai veri fan della serie, a tutti gli altri, se proprio sentono l’impulso di ridere a Natale, consigliamo un bel Dvd. Ci sembra proprio il caso di dirlo: questo natale ci hanno proprio "abbuffato"...

4

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