Narvik Recensione: su Netflix un war movie ispirato ad una storia vera

Narvik, disponibile su Netflix, narra tra storia e dramma della prima sconfitta di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Narvik è il nuovo film bellico disponibile su Netflix (a tal proposito, non dimenticate le uscite Netflix di febbraio 2023). Le produzioni di genere vanno forte sulla piattaforma, come dimostra l'exploit di Niente di nuovo sul fronte occidentale (ma noi non siamo d'accordo, come dimostra la nostra tiepida recensione di Niente di nuovo sul fronte occidentale). Diretto da Erik Skjoldbjaerg, rappresenta il perfetto esempio di cinema come veicolo d'informazione storica. Il titolo del film, infatti, fa riferimento alla città norvegese il cui suolo ha ospitato una battaglia ancora oggi ricordata come la prima sconfitta di Adolf Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Il più grande merito del film Narvik è quello d'aver raccontato una pagina di storia poco conosciuta, ma molto significativa e sentita, soprattutto nel Nord Europa. Per renderlo più appetibile al pubblico, la storia d'amore all'interno della trama non poteva mancare, così come anche la componente drammatica. Tuttavia, sono elementi narrativi che non inficiano il buon risultato del film.

Narvik, infatti, ha la spettacolarità che ci si aspetta da un film di guerra. Sono diverse le scene maestose di battaglia, così come quelle in cui si percepisce la tensione delle dinamiche belliche. È un film che, tutto sommato, riesce a mantenere costante l'attenzione dello spettatore, senza mai far distogliere lo sguardo dagli avvenimenti che racconta, sia quando si tratta della ricostruzione storica che nel momento in cui il focus della trama si sposta verso i due protagonisti e le loro vicende familiari.

Una battaglia cruciale

È il 1940 e Narvik, nel nord della Norvegia, è una città portuale fondamentale per i nazisti. Sulle sue coste, infatti, arriva il carico di ferro proveniente dalla Svezia che è l'elemento principale dell'industria bellica tedesca. Gli Alleati capiscono che prenderne il controllo significa assestare un duro colpo a Hitler, rallentando significativamente l'avanzata delle sue truppe.

Mentre inglesi, francesi e un contingente polacco sta preparando un piano d'attacco, la Germania dà inizio alla sua offensiva, violando il suolo di un paese che allo scoppio della guerra aveva dichiarato la sua neutralità. L'esercito norvegese si unisce alle truppe alleate per difendere la propria terra. In questo contesto, il soldato Gunner tenterà di portare in salvo il figlio Ole e la moglie Ingrid. La donna, poiché poliglotta, inizia a fare da spola tra inglesi e tedeschi, iniziando un doppiogioco che metterà a rischio la sua vita e quella del figlio.

Il film viaggia su due piani narrativi diversi, incrociando e, all'occorrenza, separando quando serve la Storia dalla la finzione cinematografica. Da un lato abbiamo la rappresentazione storica di un evento reale, di una battaglia fondamentale per le sorti della Seconda Guerra Mondiale; dall'altro la storia di una famiglia travolta dalla guerra e le sue conseguenze, immediate e future.

L'inserimento della componente drammatica portata avanti principalmente dalla vicenda di Gunner e Ingrid ha l'obiettivo di instaurare un legame emotivo forte tra film e pubblico che traina fino alla fine. Entrambi poi, sono coinvolti nella guerra in maniera diversa. Gunner è un soldato dell'esercito norvegese e sente fortemente il dovere di servire il proprio paese, difendendolo anche a costo della propria vita dai tedeschi, sempre più vicini. Ingrid, invece, è sì una cittadina di Narvik e quindi ha a cuore le sorti della sua città, ma ancor prima è una madre e il suo dovere primario è quello di proteggere il figlio. Quando Ole avrà bisogno d'aiuto, a prevalere sarà il suo istinto materno. Nel finale i nodi tra Gunner e Ingrid, separati per molto tempo, verranno finalmente al pettine, chiudendo in modo onesto, anche se forse prevedibile, la loro linea narrativa.

Uno sguardo ai grandi film di genere

Sicuramente il regista Erik Skjoldbjaerg avrà visto Dunkirk di Christopher Nolan e 1917 di Sam Mendes. Un occhio attento, attentissimo in realtà, noterà alcune inquadrature ispirate al film bellico di Nolan. La fotografia invece, virtuosa e ben curata, si preoccupa di esaltare i bellissimi paesaggi norvegesi e dare una cornice visiva agli eventi che sia di nostro gradimento, come si suol dire "l'occhio vuole la sua parte".

Una scena esplicativa, a tal proposito, è quella della fuga di Ingrid e Ole, dove i colori dello scontro a fuoco uniti a quelli della notte buia ricordano 1917, pur non avvicinandosi ovviamente alla perfezione fotografica del lavoro di Roger Deakins. Registicamente Narvik conserva una certa dignità che lo rende un buonissimo film di genere. Skjoldbjaerg sa cosa inquadrare, come e quando, dimostrando di conoscere i predecessori del genere. Forse, quel che si può rimproverare al film sotto questo particolare aspetto, è l'aver osato troppo poco, mostrando il minimo indispensabile per far percepire il dolore del popolo norvegese e la sofferenza dei soldati al fronte. Narvik è un war movie che si lascia guardare piacevolmente. Le quasi due ore di durata non pesano affatto, sintomo che l'elemento drammatico e amoroso ha fatto il suo dovere. Da sottolineare, qualora non fosse chiaro, che il merito più grande del film è aver riportato alla luce e fatto conoscere una pagina di storia dimenticata come la battaglia di Narvik. Per il resto, all'interno del genere, è equiparabile a tanti altri e di certo non scriverà una nuova pagina di storia del cinema.

Narvik Narvik è l'esempio perfetto del cinema che si fa veicolo d'informazione storica. Il più grande merito di questo film norvegese è l'aver fatto conoscere al mondo una pagina di storia della Seconda Guerra Mondiale sconosciuta ai più. Spettacolare quel tanto che basta, come un buon war movie che si rispetti, inserisce la componente drammatica e la storia d'amore per far scaturire il legame emotivo tra protagonisti e pubblico. Un occhio attento noterà l'ispirazione a film di genere più maestosi e, seppur con qualche ingenuità, intrattiene conducendoci verso un finale prevedibile, ma giusto.

7

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