Recensione My father Jack

Tonino Zangardi torna dietro la macchina da presa per fondere i toni grotteschi della commedia e quelli del poliziesco d'azione in My father Jack, storia di avvocati, mafiosi e... cubiste!

Recensione My father Jack
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Senza perdere tempo, si comincia immediatamente con pallottole volanti sparate al ralenti, prima ancora che, durante i titoli di testa, Antonino Iuorio si dedichi ad un inseguimento automobilistico con l'intenzione di uccidere chi occupa l'altra vettura. Perché, man mano che apprendiamo che il suo ruolo è quello di un uno spietato killer con la saudade napoletana, appare evidente che desideri manifestarsi in qualità di inusuale miscuglio di grottesco e poliziesco d'azione l'ottavo lungometraggio diretto dal romano classe 1957 Tonino Zangardi, reduce dall'indigeribile L'esigenza di unirmi ogni volta con te interpretato da Marco Bocci e Claudia Gerini.
Un poliziesco d'azione il cui titolo My father Jack si riferisce al fatto che il simpatico, intelligente ma un po' ingenuo protagonista avvocato di successo Matteo de Falchi, incarnato dal cesaroniano Matteo Branciamore, ritrovandosi come cliente il pericoloso mafioso Intino alias Adolfo Margiotta entra in contatto con Jack Coppola, un pittore che, con le fattezze di Francesco Pannofino, vive lontano dalla comune civiltà e sembrerebbe essere suo padre.

Era mio padre


Un pittore il cui cognome, considerando anche il Brasi del succitato personaggio di Iuorio, non può fare a meno di essere intuito come un omaggio all'intramontabile Il padrino. Un pittore che non manca di strappare risate fin dalla sua entrata in scena; man mano che si ritrova affiancato dalla cubista Deborah cui concede anima e corpo la lady Briatore Elisabetta Gregoraci e che viene portato a fare conoscenza con i futuri consuoceri: l'avvocato Pontecorvo e sua moglie Ada, ovvero i veterani Ray Lovelock ed Eleonora Giorgi, altoborghesi titolari del famoso studio dove è entrato a lavorare Matteo e genitori della imminente moglie Clara.
La Claudia Vismara di Spaghetti story, quest'ultima, simpatica, intelligente e sexy e che, inevitabilmente, si ritrova coinvolta nella turbolenta faccenda generale destinata a prendere il via dall'uccisione di un investigatore privato.
Faccenda ovviamente raccontata filtrando il tutto attraverso i toni leggeri della commedia, ma che, accompagnata dalle musiche a firma della cantautrice Nina Zilli (per la prima volta alle prese con la colonna sonora per un film), non sempre si rivela capace di coinvolgere lo spettatore, sebbene, in generale, la regia rientri nella media.
Ed è una conclusione forse eccessivamente frettolosa e che, con ogni probabilità, avrebbe potuto azzardare maggiore originalità a rappresentare l'elemento che, più di ogni altro, spinge a storcere il naso... complice anche una direzione degli attori che lascia il più delle volte a desiderare.

My father Jack Una storia di affetti perduti, baci e abbracci insperati che si mescola con colpi di pistola, sicari senza scrupoli nell’intenzione di fondere i toni grotteschi della commedia con quelli violenti e cattivi del cinema poliziesco. È ciò che cerca di fare Tonino Zangardi tramite My father Jack, che, partendo da un soggetto di Luca Morsella, raduna un nutrito gruppo di attori appartenenti sia alla vecchia che alla nuova generazione. Attori che, purtroppo non sempre convincenti, si ritrovano immersi in una vicenda in generale guardabile e capace anche di strappare qualche risata, ma il cui livello di coinvolgimento non tarda a risultare altalenante e ulteriormente penalizzato da un epilogo tutt’altro che brillante per quanto riguarda la fantasia.

5.5

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