My Best Friend's Exorcism Recensione: un esorcismo dal sapore teen

Il film diretto da Damon Thomas, ispirato all'omonimo romanzo di Grady Hendrix, riscrive in parte il topos horror della possessione, perdendosi per strada

My Best Friend's Exorcism Recensione: un esorcismo dal sapore teen
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My Best's Friend Exorcism è il nuovo lungometraggio di Prime Studios, che ambisce ad inserire una variabile orrorifica in una costruzione tipicamente teen, riuscendo solamente in parte a creare un nuovo sotto-filone delle possessioni demoniache filmiche. Se pensavate di aver visto di tutto riguardo questo inquietante tema (a tal proposito, non perdetevi la nostra analisi della saga de L'Esorcista), vi sbagliate di grosso, anche se il titolo in questione aggiunge poco allo sviluppo di tale argomento horror. La pellicola, diretta da Damon Thomas (In the Flesh, Killing Eve) con la sceneggiatura di Jenna Lamia (90210, Good Girls) è ispirata in particolare all'omonimo libro del 2016 scritto da Grady Hendrix, che già aveva provato questa strana commistione nel mondo letterario.

Il film, per quanto sia una curiosa esperienza che unisce due mondi totalmente differenti tra loro, non riesce purtroppo a trovare un equilibrio sufficiente, rivelandosi, in fin dei conti, la classica storia adolescenziale condita da qualche ingrediente orrorifico, che, per quanto presente fin dalle prime battute della realizzazione, esprime appieno il proprio potenziale solamente nella mezz'ora finale del progetto. L'anima teen, invece, se presa singolarmente, non racconta nulla di nuovo e ha bisogno per forza della componente spaventosa per centrare il bersaglio. My Best's Friend Exorcism, prodotto da The Gotham Group, Quirk Productions e Fifth Season, è arrivato in esclusiva su Amazon Prime Video il 30 settembre 2022 (vi consigliamo, a questo punto, di recuperare i film Amazon di ottobre 2022).

Una componente soprannaturale ben celata, ma fondamentale

My Best's Friend Exorcism si apre sulle note di una canzone simbolo degli anni Ottanta, Take on Me degli a-ha introducendo al pubblico, con due sequenze alternate, le vite delle adolescenti Abby Rivers (Elsie Fisher) e Gretchen Lang (Amiah Milller), due amiche che a breve si separeranno per il trasloco di Gretchen.

Proprio quest'ultima, tra l'altro, è vittima di uno strano incontro soprannaturale che, in modo latente, la porta a sviluppare un demone all'interno. Mano a mano che la realizzazione va avanti, progressivamente avvengono dei particolari avvenimenti che riguardano le protagoniste e che vanno a toccare anche il rapporto con le loro compagne di classe Glee (Cathy Ang) e Margaret (Rachel Ogechi Kanu). Guardando con attenzione il lungometraggio, è evidente che il copione dissemina la storia di una serie di inizi che poi culminano in una discesa verso l'orrore più nefasto e indicibile, anche se però non gli dà troppo preso, concentrandosi in particolare sulla creazione di un racconto teen tradizionale e anche piuttosto stereotipato. Tutto comincia a cambiare quando la componente horror diventa più palese e brutale ed è in quel momento che si suggella un'unione fortunata in My Best Friend's Exorcism, che purtroppo non regge per l'intera durata dell'opera.

Probabilmente, senza il tema soprannaturale con possessione ed esorcismo annesso, il film sarebbe ricaduto molto prima su sé stesso, mentre invece a livello narrativo funziona a fasi alterne. Se ad esempio la scrittura dei personaggi lascia un po' a desiderare, come anche la costruzione delle relazioni personali tra i vari comprimari della storia, l'aspetto che invece risulta più interessante è il filtro patinato che è stato applicato al contenuto spaventoso.

Due parti diverse non omologate alla perfezione

Ecco che quindi, nell'universo fittizio della pellicola, a compiere il sacro rituale per espellere lo spirito maligno dal corpo di Gretchen non il classico prete esorcista con un curriculum lunghissimo nella lotta con il demonio, ma un culturista toccato da un dono divino, che diffonde il Cristianesimo con delle buffe coreografie in compagnia di altri due nerboruti atleti.

Per quanto sembra di parlare dell'ironia totalmente sconnessa dei fratelli Coen, in realtà quella di My Best's Friend Exorcism è una rilettura coraggiosa di questo sotto-filone orrorifico, peccato che purtroppo è relegata a poche sequenze nella parte conclusiva della pellicola, mentre nel resto del film si continua a puntare, in modo insensato, sul racconto adolescenziale classico con qualche spruzzata di terrore, come vi anticipavamo prima. L'impressione è che le due componenti della realizzazione, quella più sfacciatamente teen che quella spaventosa non raggiungono un equilibrio sufficiente per garantire un risultato efficiente, e, soprattutto, dignitoso.

Registicamente parlando, Damon Thomas sceglie volutamente di nascondere gli elementi più raccapriccianti del titolo e li svela piano piano, centellinando le apparizioni demoniache, gli avvenimenti mostruosi e rivelando lentamente l'assoggettamento della ragazza da parte del servo di Satana. Una scelta che, seppur classica e usata fin troppo stesso nei film horror tradizionali, funziona anche questa volta, attirando l'attenzione dello spettatore.

Menzione particolare per la sequenza centrale del titolo, suggerita anche nel nome del film (e quindi niente spoiler), che presenta delle insolite novità che aggiungono pepe al racconto. In conclusione, il cast coinvolto è perfettamente funzionale alla storia, trattandosi di nomi non particolarmente famosi, ma comunque dotati della giusta esperienza che gli consente di dare lo sprint giusto ad un progetto che avrebbe meritato una gestione diversa della narrazione.

My Best Friend's Exorcism My Best Friend's Exorcism tenta di creare un atipico ponte tra il mondo dei teen movie e il filone horror delle possessioni demonianche, non riuscendo pienamente a trovare un punto d'incontro tra questi universi. Se la componente orrorifica è interessante, con delle trovate piuttosto controcorrente, la parte relativa al racconto adolescenziale è priva di mordente e ha qualcosa da dire solo in funzione del tema soprannaturale. Si avverte quindi, in modo palese, una mancanza di equilibrio che ostacola il risultato finale, con una regia comunque ben costruita, specialmente nella sezione conclusiva della pellicola.

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