Recensione Mozzarella Stories

Donne, latticini e camorra nell'esordio di De Angelis

Recensione Mozzarella Stories
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Una volta superato il titolo di apertura ci troviamo a Caserta, nel 1999, dove Ciccio DOP alias Giampaolo Fabrizio è il signore assoluto di un candido impero in cui lui è il "casaro", ovvero il produttore di formaggio più potente. Ma basta un balzo temporale a qualche anno più avanti per trovarlo alle prese con una crisi senza precedenti del settore caseario, precipitando in una guerra di mercato contro la cosiddetta "Minaccia gialla", un manipolo di misteriosi imprenditori cinesi che hanno improvvisamente invaso supermercati e ristoranti con una mozzarella di ottima qualità, di sapore eccellente e, soprattutto, a metà prezzo.
Da qui parte il lungometraggio d'esordio di Edoardo De Angelis, che vede presto coinvolti nelle imprese del protagonista l'affascinante figlia Sofia, con le fattezze di Luisa"Immaturi"Ranieri, il cantante confidenziale Angelo Tatangelo (!!!), interpretato dal Massimiliano Gallo di Fortapàsc (2009), e la sua vecchia partner e amore mai dimenticato Autilia "Jazz-Mood", nei cui panni troviamo la Aida Turturro cugina dell'attore-regista John. Senza contare l'ex campione di pallanuoto Dudo, con il volto di Massimiliano Rossi, e una serie di più o meno grotteschi personaggi cui concedono anima e corpo Tony Laudadio, Giovanni Esposito e Andrea Renzi.

Caseifiction

E, nel corso dei primissimi minuti di visione, abbiamo anche una partecipazione amichevole di Luca Zingaretti all'interno di quella che si presenta nelle vesti di atipica commedia tricolore d'inizio XXI secolo, la cui sceneggiatura, finalista al Premio Solinas, è stata concepita addirittura da cinque persone, tra le quali lo stesso regista.
Forse, però, è proprio questo eccesso di figure coinvolte in fase di script a penalizzare la storia di donne, latticini e camorra raccontata su celluloide da De Angelis, in quanto, almeno durante la prima parte, si procede in maniera noiosa e confusionaria senza riuscire mai nell'impresa di strappare risate allo spettatore e, soprattutto, senza permettergli di capire quali siano le effettive intenzioni dell'operazione.
Soltanto quando ci si comincia ad avvicinare verso l'epilogo l'insieme sembra migliorare, tirando in ballo inaspettati (?) risvolti drammatici da pellicola pulp, mentre invita a riflettere sul fatto che dalla sporcizia potrebbe nascere qualcosa di puro e ribadisce che non è vero che davanti alla morte siamo tutti uguali: lo siamo dopo, ma un attimo prima siamo tutti diversi.
Quindi, anche se - sorvolando sulla dimenticabile prova della Ranieri - gli attori ce la mettono tutta e si nota non poco la grande cura estetica, grazie anche alla varietà di colori sfoggiati da scenografie e costumi illuminati a dovere dalla contrastata fotografia di Ferran"Febbre da fieno"Paredes, sarebbe stato forse meglio ricorrere all'assurdo mix di vicenda "leggera" e violenza (di derivazione tarantiniana?) fin dall'inizio; perché, così come è, l'esordio di De Angelis ci spinge ancora una volta a pensare che, nell'Italia d'inizio terzo millennio, è spesso meglio continuare a fare il cinema ordinario, piuttosto che tentare di proporne una diversa tipologia alla ricerca dell'originalità.

Mozzarella Stories Ex allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia e autore di diversi short e documentari, Edoardo De Angelis esordisce nella regia del lungometraggio di finzione con una commedia malavitosa che, ambientata nell’ambito della produzione casearia del casertano, gode addirittura della collaborazione di Emir Kusturica, che ne è il produttore esecutivo. E l’intenzione di fare qualcosa che differisse dall’ordinaria cinematografia italiana d’inizio terzo millennio è apprezzabile e s’intuisce chiaramente, ma, sebbene il cast risulti bene o male in parte e la messa in scena non appaia pessima, l’impressione immediata è quella di trovarci dinanzi ad un’operazione riuscita soltanto in parte; la quale, piuttosto fiacca e confusa, raramente suscita risate e rischia soltanto di rispecchiare l’argomento proposto fin dal titolo, rivelandosi una vera e propria bufala.

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