Monsters University, la recensione del nuovo film animato Pixar

Scopriamo come tutto è cominciato tra Mike e Sully nella recensione di Monsters University della Pixar.

Monsters University, la recensione del nuovo film animato Pixar
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Un giorno come tanti altri (anche se in realtà più che di giorno dovremmo parlare di anni) fai un film. Ci metti la passione di sempre, ti spingi oltre i limiti che il tuo lavoro normalmente ti impone, realizzando qualcosa di cui essere assolutamente fiero. Il film viene distribuito... ed è un successo. Passano gli anni e di film ne hai fatti tanti altri, tutti molto belli, tutti sempre tecnologicamente un passo avanti al precedente: eppure c'è qualcosa in quel vecchio universo che ancora ti affascina. E non sei il solo. I tuoi colleghi, i tuoi capi, i tuoi amici e tutti quegli spettatori che da anni seguono il tuo lavoro, ancora ridono e si commuovono rivedendo quella vecchia storia che gli avevi raccontato nel 2001. E allora perché non tornare a rifugiarsi tra gli amici mostri? Anche se sappiamo tutti che non è esattamente così che funziona la rimessa in circolazione di un franchise, bisogna ammettere che è un bel modo di vedere la storia. E poi stiamo parlando di un film Disney-Pixar e, alla fine, la verità potrebbe anche non essere lontanissima dalla fantasia. Indubbiamente è vero che Monsters & Co. è stato un grande successo per lo Studio e che ancora oggi rimane uno dei film d'animazione più apprezzati: tornare a ricostruirne l'universo, quindi, regala una certa sicurezza sull'esito finale della distribuzione. Ma lo stesso amore da parte del pubblico che lo rende un terreno fertile, lo trasforma anche in un immenso pericolo. Come non tradire la memoria del primo film? Come far diventare i personaggi? Dove e come ambientare il tutto? Nel caso di Monsters University, i creatori hanno deciso di intraprendere un bel viaggio a ritroso nel tempo, per scoprire come Mike e Sully si sono conquistati il loro futuro.

Insieme per forza

Mike Wazowski sogna di diventare un famoso "spaventatore" fin dal primo giorno che ha messo il suo piccolo e verde piede nella Monsters & Co. e sa meglio di chiunque altro che i migliori spaventatori vengono tutti dalla Monsters University. Per questo il suo primo giorno è sovraeccitato e felicissimo di cominciare la sua nuova vita, sicuro di riuscire presto a realizzare il suo desiderio più grande. Il campus è bellissimo: immenso, ricco di edifici antichi e di prestigio, stracolmo di studenti tutti diversissimi da loro e sembra offrire a Mike ogni tipo di attività e insegnamento. Durante il primo semestre però tutti i suoi piani vengono sconvolti dall’incontro con la star della MU, lo spocchioso James P. Sullivan, erede di una famiglia di celebri spaventatori. I due entrano immediatamente in competizione e il loro continuo punzecchiarsi li porta a essere cacciati dall’esclusivo programma di spavento dell’università. Cosa fare adesso? Mike non ha nessuna intenzione di lasciar perdere il suo sogno, ma per cercare di raggiungerlo dovrà trovare un modo per collaborare con il mostro che più odia al mondo.

Esiste un sogno troppo grande?

Il resto è storia, soprattutto quando si tratta di un prequel come quello di Monsters & Co., film di cui tutti conoscono le vicende. Sappiamo già che Mike e Sully diventeranno una coppia davvero formidabile, di quelle che cambieranno il mondo degli spaventatori. Eppure sono stati davvero cacciati dal corso di spavento! È qui che si nasconde il filo narrativo di Monsters University: è vero, siamo già a conoscenza di come andrà a finire, ma la parte interessante si nasconde nello scoprire in che modo si raggiunge, nel corso della storia, il famoso lieto fine. Ma arrivare a facili conclusioni, nel caso di questo film, sarebbe davvero sbagliato. Che cosa succederebbe se, per una volta, il sogno del protagonista si rivelasse davvero troppo grande per essere realizzato? Dopotutto Mike Wazowski lo conosciamo tutti: è piccolo, pallettoso, con un occhio solo che fa più tenerezza che paura. “Mike è sicuro di sé, incrollabile nelle sue convinzioni”, afferma il produttore Kori Rae. “Ma il sogno di Mike, diversamente da Mike, è davvero grande. Non gli viene mai in mente che potrebbe non realizzare il suo obiettivo. Non sempre otteniamo quello che vogliamo, compresi i sogni di una vita: è forse la lezione più difficile da affrontare, ma è quella che segna la maturità”. Il nuovo film Disney-Pixar, quindi, si impegna a stravolgere il messaggio che normalmente i film per ragazzi si impegnano a dare. Ed è una cosa che è stata nei piani della produzione fin dall’inizio, così come racconta il regista Pete Docter: “Un tema che è venuto fuori subito era l’idea per cui quando si chiude una porta se ne apre sempre un’altra. Nel primo film le porte sono state così cruciali dal punto di vista visivo, che questa idea è di fatto balzata fuori in modo lampante. Abbiamo capito che il messaggio principale in molti film, soprattutto quelli per bambini, è «Se ci provi e ci riprovi e credi in te stesso, puoi fare qualsiasi cosa!». E non è affatto un cattivo messaggio, ma non sempre è veritiero. Cosa fai quando il tuo sogno si spezza?”.
Un presupposto davvero molto interessante quello di Monsters University, che si ambienta nel posto più vasto, colorato e strambo in cui gli animatori Pixar ci abbiano mai portato, un luogo dalle molteplici sfumature. Perché se da un lato l’università modella il tuo carattere e pone le basi per il tuo futuro, con interminabili ore di studio ed estenuanti lezioni, dall’altro è la casa della pazzia e della libertà, dove le confraternite la fanno da padrona, con le loro feste strampalate, le iniziazioni e i marcati conflitti sociali. C’è spazio per qualsiasi cosa nella MU: la paura di non essere all’altezza delle aspettative, le gare tra studenti, la competizione e i sentimenti più puri. E la sceneggiatura del film prova a giocare con tutti questi elementi, per costruire il passato di Mike e Sully, per presentare le loro essenze più giovani, così diverse da quelle che siamo abituati a riconoscere eppure così familiari.

Sempre un passo avanti

Una delle cose che ormai ci si è abituati a leggere quando si parla di un film Pixar è che la qualità tecnica dell’animazione è sempre più elevata. E Monsters University non si smentisce, anzi, se possibile, supera se stesso in molti versi. Una delle cose che più avevano impressionato, a livello tecnico, del primo Monsters & Co. era il modo in cui la pelliccia di Sully era stata realizzata, capace di reagire a ogni spostamento della creatura. Oggi la Monsters University, invece, pullula di tantissimi mostri diversi, tra i quali molti altri pelosi! “Abbiamo creato sei diversi tipi di mostri per i personaggi secondari che alla fine continuammo a rimettere in circolazione, aggiungendo corna, arpioni, capelli e altre cose per variare ancora di più. I Charlie sono personaggi con tentacoli al posto di braccia e gambe. Gli Spiff hanno un aspetto più umano, ma con un corno al posto del naso. I Pill sono a forma di torre con tre occhi e arti, pelle e ossa. I Block sono veri e propri colossi con corpi squadrati. I mostri Fungus hanno l’aspetto di lumaconi e scivolano sul terreno. Hanno due grandi occhi sporgenti, un piccolo corpo tondo e arti, pelle e ossa”. Ma, dopo aver visto il risultato finale, possiamo assicurare che questa classificazione dà una sensazione molto più semplicistica della reale varietà di mostri davanti ai quali ci si trova all’interno del campus. Spostando l’attenzione dai personaggi principali a quelli secondari, si rimane comunque stupiti dalla grande attenzione che gli animatori hanno posto su di essi, facendo in modo che, nel complesso, apparissero tutti differenti tra loro. Una caratteristica che amplifica il senso di verosimiglianza che si respira per tutto il film. Ma tutto ciò non è dovuto solo alla varietà di mostri e allo studio che la crew ha fatto sugli edifici universitari: gran parte del merito va al nuovo processo di illuminazione che Pixar ha adottato per questo film, chiamato Illuminazione Globale (GI). Questa tecnologia consente ai produttori di usare sorgenti di luce settoriali, invece di centinaia di luci singole, per dare un effetto più preciso e realistico. Uno dei principali vantaggi di questo approccio sta nel fatto che i produttori riescono ad avere un’idea immediata molto rapida di quella che sarà l’illuminazione finale, invece di aspettare fino alla fine del processo di produzione, come accade tradizionalmente.

Monsters University Monsters University è un sacco di cose e tutte tecnicamente strabilianti e ben realizzate, un ottimo esempio di cosa la dedizione possa realizzare. Ma, come spesso accade con i prequel, soffre del confronto con il successo che lo ha preceduto. La storia del film è buona, divertente, emozionante e di intrattenimento, ma nonostante ciò non colpisce in modo diretto e irreversibile lo spettatore. C’è qualcosa nel suo complesso che continua a far pensare con nostalgia a Monsters & Co., distogliendo l’attenzione dall’avventura che Mike e Sully, pur a loro insaputa, stanno vivendo. Ma, se si riesce a dimenticare il percorso da cui proveniamo (e al quale loro non sono ancora arrivati), Monsters University promette di raccontare una storia apparentemente inusuale, ma dalla spiccata firma Disney-Pixar.

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