Moglie e marito, la recensione del film con Pierfrancesco Favino

Esordio registico di Simone Godano, Moglie e marito propone uno scambio di personalità tra Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak.

Moglie e marito, la recensione del film con Pierfrancesco Favino
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Sarà vero che la qualità di una relazione si basa sulla capacità di immedesimarsi nell'altro? Sotto la produzione del Matteo Rovere autore di Veloce come il vento prova a risponderci il romano Simone Godano attraverso il suo primo lungometraggio: Moglie e marito, sceneggiato da Carmen Danza e dalla Giulia Steigerwalt meglio conosciuta per la propria carriera di attrice (Come te nessuno mai e Come tu mi vuoi nel curriculum). Lungometraggio che vede protagonista una coppia di genitori sposata da dieci anni e formata da Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak: lui geniale neurochirurgo che porta avanti una sperimentazione sul cervello umano, lei ambiziosa conduttrice televisiva in ascesa. Una coppia in crisi e che pensa al divorzio; senza immaginare, però, che a scombussolarne tutti i piani provveda l'imprevisto con un esperimento scientifico destinato a farne ritrovare i componenti l'uno nel corpo dell'altra. Perché è un film "supernatural" trasformato in uno riguardante il rapporto coniugale quello rappresentato dalla circa ora e quaranta di visione, sicuramente non originalissimo per quanto riguarda l'idea di partenza, ma primo esempio cinematografico italiano che la sfrutta.

Tale padre tale madre

Del resto, all'estero di commedie a base di scambio di personalità ne sono state sfornate non poche, dal già dimenticato Boygirl - Questione di... sesso con Kevin Zegers a piccoli cult risalenti agli anni Ottanta del calibro di Tale padre tale figlio e Viceversa, due vite scambiate, passando per il meno conosciuto Nella sua pelle, proveniente dall'Australia. E la morale, come già accennato qualche riga più su, anche in questo caso è relativa al fatto che, per poter meglio riconoscere i propri difetti e cercare di cambiarli, è spesso necessario mettersi nei panni di chi abbiamo davanti e tentare di apprendere, appunto, quale effetto abbia il nostro comportamento. Ma Marito e moglie, ovviamente, a differenza dei titoli citati sviluppa l'argomento in maniera consona all'intrattenimento "leggero" da schermo dello stivale tricolore, tirando oltretutto in ballo un esilarante Valerio Aprea che, nel ruolo di un collega e miglior amico del protagonista, ignaro dell'accaduto si rende efficace complice di diverse delle divertenti gag offerte. Gag che, man mano che Favino manifesta un atteggiamento sempre più effeminato e la Smutniak, al contrario, perde quasi tutta la propria femminilità mostrandosi perfino goffamente impegnata a camminare sui tacchi a spillo e incapace di cambiarsi un assorbente, spaziano da un momento in sala operatoria all'ospitata in TV di una criminologa. Senza contare le difficoltà riscontrate nello scambiarsi baci e nel fare sesso quando, nell'anima, si è a ruoli invertiti; mentre si trova anche il tempo di omaggiare in maniera evidente Ritorno al futuro nella sequenza in cui il lui che è in lei tenta di rivelare ad Aprea come stanno le cose. E, se da un lato abbiamo una non indifferente frecciata rivolta alle moderne riviste femminili, colpevoli di diffondere illusori modelli di donna, dall'altro viene ironicamente affermato che l'arroganza maschile è inculcata fin da piccoli negli uomini, che riescono ad andare avanti più delle loro "controparti rosa" proprio per questo. È solo un ritmo narrativo incerto a penalizzare a tratti l'operazione che, comunque, si colloca nettamente al di sopra della sufficienza.

Moglie e Marito Cara a non poche commedie americane (e non solo), la tematica dello scambio di personalità è posta stavolta al centro di una produzione italiana d’inizio XXI secolo per portare una ventata di fantasia nel panorama dei “film per tutti” a base di volti noti della cinematografia tricolore. Forte di un Pierfrancesco Favino e di una Kasia Smutniak che si mostrano capaci di sostenere a dovere un’impresa alla Face/off - Due facce di un assassino nel recitare l’uno la parte dell’altra, Moglie e marito funziona nell’intrattenere lo spettatore attraverso una serie di riuscite gag, ulteriormente impreziosite dal contributo del borisiano Valerio Aprea. E poco importa se la narrazione non appaia esente da rallentamenti.

6.5

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