Mister Link: la recensione del nuovo gioiello animato della LAIKA

Chris Butler dirige il quinto film del geniale studio specializzato in stop motion, una storia delicata e divertente fatta di cuore e avventura.

Mister Link: la recensione del nuovo gioiello animato della LAIKA
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Sir Lionel Frost (Hugh Jackman) è un esploratore e cacciatore di creature rare, un sognatore che vuole solo avere il posto che merita nella comunità britannica degli avventurieri. Ha un atteggiamento sprezzante del pericolo e del giudizio dei vecchi ed esimi colleghi del club, ma tradisce sin dall'inizio questa profonda esigenza di riconoscimento del proprio lavoro. Vuole essere preso in considerazione, ricordato, e questo ha reso la sua vita solitaria, priva di amici o familiari, una lunga corsa al successo per diventare una vera e proprio leggenda come le mitiche creature a cui dà la caccia.

Fallita miseramente l'ultima missione a Lockness, l'occasione di riscatto arriva per Frost grazie alla possibilità di scoprire e catturare il magnifico Sasquatch o Bigfoot, che nell'economia della storia viene descritto come l'anello mancante dell'evoluzione umana. Giunto fino ai confini del Pacifico Nord-Occidentale, Lionel si troverà di fronte un essere sensazionale, capace di parlare e scrivere, colto, intelligente, simpatico e amichevole che chiederà il suo aiuto per fuggire dalla tremenda solitudine in cui è costretto a vivere, alla ricerca di suoi simili dall'altra parte del mondo, tra le vette innevate dell'Himalaya.

L'umanità che sta nel mezzo

Insieme al dinamico e visivamente strabordante Kubo e la Spada Magica, Mister Link scritto e diretto da Chris Butler è senza mezzi termini l'apice massimo della maturità stilistica e tematica della LAIKA. Un film meraviglioso, questa quinta produzione dello studio, che porta avanti la tradizione dell'animazione in stop motion spingendo la tecnica all'apice della sua qualità formale, della sua personalità ed espressione, discostandosi dalla fluidità dell'azione del predecessore ma aderendo a dei canoni narrativi più avventurosi e commediati.
Il richiamo è infatti alle immortali storie di Jules Verne, a Il giro del mondo in 80 giorni o a 20 mila leghe sotto i mari, a quei racconti capaci di spalancare l'immaginazione del lettore o dello spettatore mettendo scienza, sfida e cuore al centro di straordinarie missioni errabonde. La vitalità e la determinazione del nuovo pensatore Frost entrano poi in contrasto con i desideri di una vecchia classe nobiliare scontrosa al veloce cambiamento che sta subendo la società vittoriana. In questo senso, Lionel ricorda da vicino il Milo J. Thatch di Atlantis, un appassionato ricercatore e sognatore con cui non condivide però lo stesso carattere autoindulgente, risultando per questo più deciso, sicuro di sé, persino più scontroso. Al contempo Mister Link (doppiato in originale da Zach Galifianakis) è una controparte più sofisticata del Tarzan di Edgar Rice Burroughs: una creatura "nel mezzo" che dalla natura più o meno incontaminata attraversa la civilizzazione umana, incontrando tanti pericoli diversi e scoprendo in qualche modo se stesso, lasciandosi plasmare del mondo che la circonda.

In Mister Link c'è anche questo velato messaggio contro ogni forma di ignoranza, giustificando di per sé cultura e conoscenza, questa fame primitiva per la scoperta che al giorno d'oggi in alcuni casi è appunto assente, così come una purezza d'animo che la frenesia dell'industrializzazione e dell'evoluzione sociale ha messo ampiamente da parte.

La tendenza del film è quella di accavallare le tematiche tanto care a Frost con quelle invece più vicine a Link, rendendole simili e trasformando dunque i protagonisti in eroi involontari uguali ma diversi, comunque solitari, allontanati dagli altri a tal punto che il loro scopo finale sembra essere proprio quello di trovare questo anello mancante nelle proprie vite, così da sentirsi finalmente completi, parte di qualcosa di più grande.

Non bastasse la sostanza del contenuto, regia e fotografia di Mister Link sono assolutamente straordinarie, con tonalità, variazioni e inquadrature capaci di lasciare persino a bocca aperta, specie conoscendo la complessità funzionale delle tecnica a monte. I giochi di forme, colori e geometrie messi in campo da Butler e dai ragazzi della LAIKA riempiono gli occhi di stupore, in un'opera cinematograficamente sublime ricca di paesaggi e situazioni evocativi, questo anche grazie alla riproduzione di ben 110 scenografie con 65 luoghi differenti per rendere al meglio la bellezza poetica e suggestiva delle geografie raccontante nel film.

A contornare un ottimo lavoro tecnico e di scrittura c'è anche questa tendenza a incanalare più generi in uno, passando ad esempio dalle scazzottate western a tinte più gotiche, fino a sbottonarsi per accogliere le vibrazioni tipiche di un Indiana Jones o delle pietre miliari letterarie già citate.
Mister Link è insomma l'ennesimo trionfo targato LAIKA. Specie di questi tempi, dove l'odio verso il diverso rompe gli argini del buon senso e divora nell'anima la società civile, scalda il cuore vedere come alcuni titoli d'animazione tentino a modo loro di combattere questa deriva verso il disprezzo del prossimo, scegliendo una narrazione semplice ma precisa e una poetica dell'immagine pulita e raffinata. Il film di Butler è allora tra questi apostoli cinematografici della cordialità, ricco di amore e dolcezza che vuole ricordare a tutti, uomini e "scimmie", le basi della convivenza e dell'integrazione, dell'apertura al nuovo e del coraggio nell'affrontare a testa alta i propri sbagli, uscendo da quel buio esistenziale che opprime chi guarda solo al proprio interesse, tremando di fronte al cambiamento e armandosi di un retaggio culturale ormai arcaico e sbagliato. Parla di piccoli uomini che si credono grandi e grandi uomini che si credono invece piccoli, mentre a mancare è proprio l'umanità in entrambi i casi, una genuina e adeguata innocenza che sembra non essere più contemplata in questa arida Terra di opportunità.

Mister Link Mister Link è l'ennesimo trionfo cinematografico targato LAIKA, che mettendo da parte la dinamicità dell'azione e la poetica orientale di Kubo e la Spada Magica cerca di esplorare grazie alla scrittura e alla regia di Chris Butler un modo di intendere il racconto più avventuroso e commediato, riuscendo nell'obiettivo su tutta la linea. Ha una scrittura puntuale e ricca di spunti di riflessione, dei personaggi alla ricerca del loro posto nel mondo e un comparto tecnico all'avanguardia che crea forme, colori e geometrie incantevoli, paesaggi evocativi, momenti emozionanti. Un film che cerca di essere ambasciatore di cordialità e sentimenti profondamente umani in un momento in cui tutti noi ne abbiamo peraltro bisogno, dove piccoli uomini che si credono grandi la fanno da padrone e grandi uomini che si ritengono piccoli sono invece portati a grandi avventure per dimostrare il proprio valore, tanto fisico quanto morale. Ed è splendido girovagare come delle anime errabonde per il globo di Mister Link solo per non sentirsi più soli.

8

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