Mission Impossible 7 Dead Reckoning Parte 1 Recensione: missione incompiuta

L'ultima avventura di Ethan Hunt scricchiola su più fronti, a partire dalla messinscena. La saga con Tom Cruise dà segnali di stanchezza.

Mission Impossible 7 Dead Reckoning Parte 1 Recensione: missione incompiuta
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Mission Impossible fa rima con Tom Cruise. Anzi, il cinema fa rima con Tom Cruise. Lui, che si è fatto promotore e salvatore del grande schermo, che si è battuto per riportare il pubblico in sala, prima con Top Gun, poi con Mission Impossible 7: Dead Reckoning Parte Uno. Lui, che incarna l'uomo d'azione, che supera i limiti, che mette il proprio fisico al servizio del cinema. Lui, che deve anche fare i conti col tempo che avanza. Perché non è più un ragazzino. Perché tutti invecchiano, persino Tom Cruise. E il Tempo, nel nuovo capitolo della saga spionistica, diventa nuovamente il perno attorno a cui ruota il cinema stesso.

Nella recensione di Indiana Jones e il Quadrante del destino si parlava di tempo maledetto. Tempo che un'icona come Harrison Ford sembra aver esaurito, per limiti anagrafici. E Dead Reckoning, a sua volta, è una sfida contro il tempo. È un film in cui Ethan Hunt diventa anche un po' Maverick, perché deve affrontare un nemico invisibile. Se stesso e i suoi limiti. Solo che, ancora una volta, la principale emozione che si prova una volta giunti ai titoli di coda è un misto tra rammarico e nostalgia. Perché persino Mission Impossible inizia a diventare ripetitivo. Persino Ethan Hunt avverte la stanchezza. E per fortuna siamo comunque di fronte ad un'avventura ricca di pathos, stile e ritmo. Peccato che non basta, non sempre.

Un nemico astratto

Mission Impossible 7: Dead Reckoning - Parte Uno è la terza collaborazione tra Tom Cruise e Christopher McQuarrie, il demiurgo che ha rilanciato la saga a partire dal quinto episodio, Rogue Nation, e l'ha traghettata verso una seconda giovinezza con Fallout, fino ad arrivare alla prima parte del lungo epilogo di questo franchise, in uscita nelle sale dal 12 luglio.

Un finale per l'appunto costruito attraverso un primo atto che mette in chiaro i toni di questa nuova avventura attraverso un villain intangibile, e proprio per questo ancor più pericoloso: un'intelligenza artificiale. Senza nemmeno nascondere troppo una vena critica nei confronti dell'attualità, Dead Reckoning Parte Uno ci mette di fronte ad una delle più grandi paure che l'uomo vive al giorno d'oggi: cosa accadrebbe se un programma informatico fosse in grado di agire come un senziente, e se possedesse gli strumenti e le informazioni necessarie a controllare il mondo? Tutti, ovviamente, vorrebbero entrare in possesso di quel potere. E l'obiettivo di Hunt, stavolta, è arrivare alla chiave che permette di impossessarsi di questa IA, non senza scontrarsi con sicari disposti a tutto pur di ottenerla. Persino andando contro il suo stesso governo, che si imbarca in una caccia all'uomo all'ultimo sangue per fermare le azioni del protagonista.

E quindi Mission Impossible 7 diventa una fuga costante, una corsa contro il tempo, un susseguirsi di doppi giochi e inganni che ben si incastrano con lo spirito spionistico della saga. Un continuo rincorrersi e scontrarsi per due ore e quaranta che - questo c'è da ammetterlo - scorrono via piacevolmente, perché fortunatamente a questa pellicola manca tutto benché il ritmo. Ma il problema risiede alla radice.

I problemi di Mission Impossible 7

Quanto conta davvero la trama in un Mission Impossible, specie da quando la serie ha assunto una deriva a metà strada tra la commedia action e il serioso spy thriller? Ce lo siamo chiesti anche in occasione della recensione di Fast X, decretando che il mood del tutto scanzonato di Fast & Furious ben si sposa (addirittura) con l'idea di una sceneggiatura scellerata e priva di senso logico. E in effetti, in Mission Impossible 7 gli elementi che da sempre appassionano i fan ci sono tutti: i personaggi storici (quasi tutti: manca Jeremy Renner), le gag tra i membri del team della IMF, azione sfrenata, una minaccia impossibile da sventare.

Tutti pilastri di un racconto che tuttavia arranca sul piano della scrittura, troppo astratta, poco concreta, frettolosa nel definire i ruoli e superficiale nella gestione dei colpi di scena. Non che la trama di Dead Reckoning sia un completo disastro: si lascia seguire, ma non spinge a sufficienza sui temi del racconto, lasciando volutamente (troppo) sfumati dettagli, retroscena e spiegazioni.

Persino agendo retroattivamente sul passato di Ethan Hunt, riesumando un vecchio nemico (Gabriel, interpretato da Esai Morales) che persino l'impavido agente della CIA teme di affrontare. Un'ombra proveniente dai primi anni di servizio del protagonista, presentato come il principale avversario di questa Parte Uno, ma che alla fine risulta nient'altro che una delle tante pedine che la vera minaccia - quella invisibile rappresentata dall'IA - vuole mettere sullo scacchiere di una guerra all'ultimo sangue.

Missione incompiuta

Come da titolo, il film di McQuarrie è soltanto la prima parte di un lungo epilogo, pertanto sarà necessario aspettare il secondo atto per valutare in toto l'ultima avventura di Tom Cruise nei panni di Ethan. È per questo che, giustamente, ci riserviamo di esprimere un verdetto definitivo sulla trama, per quanto la tavola imbandita da Dead Reckoning in vista della gustosa pietanza finale sollevi qualche perplessità.

C'è comunque qualche luce brillante in questo vortice di contraddizioni e insicurezze: Grace, la co-protagonista, personaggio inedito interpretato dalla splendida Hayley Atwell, è una figura che dona freschezza e imprevedibilità. È una ladra che, suo malgrado, si ritrova coinvolta nelle azioni di Hunt, finendo per combattere al suo fianco e innescando con l'eroe un complicato rapporto a metà tra tensione sentimentale e dinamica mentore-allieva. Perché Grace è abilissima nei furti, eccellente nel far perdere le proprie tracce, è ammaliante negli inganni e agile nella fuga, ma non sa niente di missioni segrete, sicari, assassini e morte. Ed ecco che, proprio grazie a questa contrapposizione, la chimica tra Atwell e Cruise funziona, diverte, intriga, e apre la strada ad un possibile passaggio di testimone. I due, in ogni caso, sono protagonisti di tantissime scene d'azione. Un susseguirsi di inseguimenti, sparatorie e scontri che popolano i principali segmenti del film, contribuendo a quel ritmo da cardiopalma che non fa pesare il minutaggio a dir poco imponente. Ma anche in questo caso emergono luci e ombre sull'intelaiatura visiva della produzione: in Mission Impossible 7 Dead Reckoning Parte Uno c'è tanto caos e azione da vendere, ma poche idee e soprattutto poca follia.

Perché si va al cinema anche per guardare Tom Cruise in improbabili stunt che tolgono il fiato, trasmettono adrenalina, spaventano al pensiero di quanto l'attore protagonista si voglia mettere alla prova e sfidare se stesso. Questo in Dead Reckoning succede a stento: forse perché i trailer hanno svelato troppo, forse perché la gestazione del film è stata troppo martoriata dalla pandemia, o forse perché alla fine il tempo rischia di sconfiggere Tom Cruise. Che è sempre pronto, agile, scattante. Ma non come una volta. E quindi la camera si stringe, i primi piani si fanno più intensi, il lato più riflessivo e intimista di Ethan emerge come mai prima d'ora. E si sacrificano combattimenti più distesi, ariosi, completi.

Mission Impossible ha sempre innovato sul piano dell'azione e degli stunt, compiuti in prima persona dal suo attore protagonista, fulcro fisico ed emotivo di tutta la messinscena. In Dead Reckoning c'è una scena di questo livello, già comparsa nei trailer. Ethan si lancia da una montagna con una motocicletta in corsa, prima di attivare il paracadute che lo porterà su un treno in corsa. Rimane purtroppo l'unica sequenza in un marasma di già visto. C'è un lungo inseguimento tra automobili tra le strade di Roma, una cornice che già Fast X ha adoperato in maniera simile.

C'è, sul finale, un treno da fermare sul filo del rasoio, prima che precipiti da un ponte. Con una fuga dai vagoni deragliati e sospesi sul vuoto che riprendono in maniera identica la medesima scena di Uncharted 2, il videogioco di Naughty Dog. Sono idee spettacolari, ben messe in scena, ma reiterate, poco originali. Lontane dalla sperimentazione dei capitoli precedenti. Forse il meglio arriverà con la Parte Due. O forse, come detto in apertura, il tempo è inesorabile.

Mission: Impossible - Dead Reckoning Mission Impossible 7: Dead Reckoning Parte Uno è tutt’altro che un brutto film. Ha azione e ritmo da vendere, e l’impianto narrativo riesce a tenere fede allo stile più recente della saga, pur scricchiolando di più rispetto al passato. Perché stavolta il nemico è invisibile, più astratto, e per questo non sempre le svolte di trama risultano perfettamente coerenti o credibili. Ma è soprattutto sul piano della messinscena che qualcosa non convince fino in fondo: forse per la prima volta, la saga dà segnali di stanchezza. Perché gli stunt di Tom Cruise sono meno brillanti, meno presenti, perché le idee riciclano momenti già visti nel cinema recente (e non solo). Perché il tempo passa, a quanto pare, anche per Ethan Hunt. E il problema è tutto lì. Che gli vuoi bene comunque. A Ethan, al team dell’IMF, a ciò che Mission Impossible rappresenta. Anche quando tutto questo, forse, non basta più.

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