Miracolo nella 34ª strada, la recensione del classico natalizio

Nel remake del film anni '40, Richard Attenborough sostiene di essere il vero Babbo Natale e viene assunto da un grande magazzino nel periodo delle feste.

Miracolo nella 34ª strada, la recensione del classico natalizio
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Nelle feste natalizie i palinsesti delle emittenti nazionali si riempono, da noi come nel resto del mondo, di grandi classici a tema. Con la sera della vigilia già prenotata dall'onnipresente Una poltrona per due (1983), le reti nostrane ripropongo altri amati titoli per tutta la famiglia, incluso il remake datato metà anni '90 di Miracolo nella 34ª strada, il quarto rifacimento (ma solo la seconda versione per il grande schermo) dell'omonimo film del 1947.
Se l'originale ha conquistato critica e pubblica, aggiudicandosi ben tre premi Oscar (soggetto, sceneggiatura e attore non protagonista), questa nuova versione è stata più divisiva, per quanto diventata a suo modo un piccolo cult, ricordato in particolar modo per la presenza di un ottimo Richard Attenborough (regista e produttore noto per il ruolo di John Hammond nella saga di Jurassic Park), nei panni di un bonario Santa Claus.

La magia del Natale

La storia ha inizio durante il giorno del Ringraziamento, il 24 novembre, quando il Babbo Natale scelto dai grandi magazzini Cole per l'imminente parata cittadina viene trovato ubriaco e sospeso dall'incarico. In cerca di un sostituto last-minute, la direttrice Dorey Walker ha la fortuna di trovare un anziano signore dalla folta barba bianca che si presenta come Kris Kringle. Questi accetta di buon grado l'improvvisata mansione e, durante la sfilata urbana a bordo della slitta, conquista tutti grazie al suo carisma e all'incredibile somiglianza con il vero Santa Claus; inoltre l'uomo sostiene di essere il vero Babbo Natale, casualità che si trasforma in una potenziale opportunità di successo per la catena di magazzini.

Kringle viene così assunto per ricoprire il ruolo anche nel principale negozio della compagnia, dove attira sempre più curiosi e conquista i più piccoli, tutti convinti che egli sia il reale dispensatore di doni. Tra questi non vi è però Susan, la figlia di sei anni di Dorey alla quale la madre, single dopo l'abbandono del marito, ha detto la verità negando l'esistenza di Babbo Natale.
La donna, che nel frattempo si sta frequentando con il bell'avvocato Bryan, si troverà a mettere in dubbio le proprie convinzioni quando Kringle finirà al centro di una scandalo orchestrato ad hoc dai piani alti di un magazzino rivale per meri scopi di concorrenza.

A corto di sorprese

Miracolo nella 34ª strada, già nella sua forma originaria, possedeva tutte le carte in regola per attirare un target generalista e in cerca di buoni sentimenti. Ma laddove il prototipo possedeva anche un'anima artistica, ovviamente figlia dei suoi tempi e da contestualizzare al relativo periodo storico, questa nuova versione preferisce andare sul sicuro e si limita a una ricetta semplice-semplice in grado di accontentare tutti senza premunirsi troppo dell'effettiva qualità.

E fa impressione sapere che la sceneggiatura sia stata co-firmata da John Hughes, storico cineasta che ha realizzato in carriera opere innovative del calibro di Breakfast Club (1983) e ispiratore del movimento Brat Pack. Pur nella sua affabile gradevolezza, il remake non ha sussulti di sorta e si affida a una retorica prevedibile e dal taglio pseudo-consumistico che stona con il cuore della vicenda in esso raccontata: la possibilità di esprimere ogni desiderio, non importa quanto costoso o impossibile, è utile all'impianto favolistico ma risulta infatti parzialmente deleteria per l'insieme complessivo.

Essere o non essere

Il dibattito tra la verità e la fede, che sia in un'entità divina o appunto nel Santa Claus qui al centro del racconto, domina la pressoché totalità delle due ore di visione, caratterizzate nella seconda metà da un paradossale intreccio giudiziario nelle aule di un tribunale destinato a decidere sulla reale o meno esistenza di Babbo Natale: tra renne chiamate a testimoniare e una folta schiera di piccoli spettatori tra i banchi, a dominare è un'atmosfera ovviamente caricaturale, capace comunque di offrire una manciata di gag e battute divertenti.

La love-story secondaria, rilevante ai fini del lieto epilogo, è stucchevole e forzata ma riesce ad ogni modo a incastrarsi con il resto della narrazione senza fare troppi danni, e l'invito a non infrangere i sogni dei bambini prima del tempo dovuto avrà sicuramente facilitato il compito di migliaia di psicoterapeuti infantili. Ma l'elemento più riuscito di un'operazione altrimenti canonica, senza infamia e senza lode, risiede indubbiamente nella performance di Attenborough, talmente credibile nella parte da portare anche chi è adulto e vaccinato a voler credere nell'esistenza del mitico personaggio.

Miracolo nella 34 strada Il 25 dicembre si avvicina e tutti i bambini attendono speranzosi che il vecchio barbuto porti loro i desiderati regali: quale occasione migliore per mostrare alla prole il remake di Miracolo nella 34ª strada, nuova incarnazione datata anni '90 del classico del 1947? Pur al netto di scelte stilistiche e narrative discutibili, questa ennesima trasposizione della storia possiede tutte le carte in regola per conquistare il pubblico dei più piccoli, tra un sentimentalismo all'acqua di rose e una retorica prevedibile e scontata. Certo il pubblico più smaliziato noterà gli evidenti limiti concettuali di un'operazione che rischia di prendersi troppo sul serio, equiparando Santa Claus alle figure divine e ponendo il proprio cuore narrativo sullo scontro tra verità e fede, e pecca di una parziale monotonia di eventi e situazioni in particolar modo nella seconda metà di visione, ambientata per la sua quasi totalità nelle sedute di un improbabile processo. L'unico in grado di mettere d'accordo chiunque è Richard Attenborough, assolutamente irresistibile nei panni del simpatico anziano barbuto dispensatore di doni. Il film andrà in onda domenica 22 dicembre alle 21.15 su CANALE5.

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