Miracle Recensione: un dramma struggente e catartico al cinema

Ispirato a una storia vera, Miracle è ambientato nella Corea degli anni '80 e vede protagonista un adolescente oppresso dal senso di colpa.

Miracle Recensione: un dramma struggente e catartico al cinema
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Corea del Sud, 1988. Joon-kyeong è un adolescente orfano di madre che ha dimostrato fin da quando era piccolo di possedere un enorme talento per le materie scientifiche. Il padre del ragazzo lavora come macchinista per le ferrovie, una sorta di ironia bizzarra giacché il piccolo paesino di campagna dove vivono non ha una vera e propria stazione, anche se è attraversato da un binario di raccordo che gli abitanti si trovano ad attraversare a piedi, giorno dopo giorno, per raggiungere la fermata più vicina. Una quotidianità pericolosa, giacché diversi incidenti sono stati sfiorati e solo per fortuna e tempismo è stato evitato il peggio.

In Miracle il protagonista ha un rapporto strettissimo con la sorella maggiore Bo-kyeong, che ha scelto di sacrificare i suoi studi e le aspirazioni per prendersi cura della famiglia. Joon-kyeong è ora pronto ad andare al liceo, distante due ore di viaggio, e proprio tra i banchi di scuola attira la curiosità della compagna Ra-hee, che si prende una cotta anche se lui sembra ignorare le sue attenzioni. Nel frattempo Joon-kyeong sta da tempo scrivendo delle lettere al presidente coreano, nella speranza che prima o poi venga realizzata l'agognata stazione anche nel suo villaggio, ma non ha ancora ottenuto nessuna risposta. Almeno fino ad ora...

Miracle: un sogno da realizzare

Prende spunto da un'incredibile storia vera, ovviamente qui romanzata ad hoc, questo film coreano che ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico, vincitore tra gli altri della ventiquattresima edizione del Far East Film Festival nella relativa categoria. Miracle arriva ora nelle sale italiane - per altri titoli leggere il nostro speciale sulle uscite in sala a marzo 2023 - ed è pronto a emozionare con una storia ricca di sorprese, che inizialmente inganna lo spettatore salvo poi propendere su un variegato mix di toni e atmosfere sempre più coinvolgente e straniante, dove ai toni surreali si lega un percorso di formazione drammatico ma necessario.

Parte con leggerezza, introducendo alla vita dei personaggi principali - con quel prologo fondamentale per gli eventi a venire, come si scoprirà durante la visione - e innescando quelle che sembrano essere fedeli alle atmosfere da teen-movie, con l'approccio romantico tra Joon-kyeong e Ra-hee che procede nella prima parte su tutti i canonici step tipici di quegli amori adolescenziali teneri e in divenire: sussulti sentimentali ottimamente incarnati dagli sguardi di contagiosa simpatia dei rispettivi interpreti (di diversi anni più vecchi rispetto ai personaggi, ma un difetto di poco conto).

Un film che scalda il cuore

E quando la storia parrebbe ormai adagiata su queste atmosfere dolci e delicate, ecco che la sceneggiatura opta per una svolta drastica: poco dopo i quaranta minuti, ha infatti luogo un colpo di scena che rivoluziona le coordinate narrative in un'ottica tragica, trasformando il resto del racconto in una toccante analisi sul senso di colpa. Miracle sa come e dove commuovere, arrivando a far vibrare le corde emotive con una potenza a tratti crudele ma piacevolmente catartica: uno di quei film che sanno come scaldare il cuore con innata semplicità, lasciando che le lacrime siano foriere di nuove speranze. Per guardare avanti, bisogna fare i conti con il proprio passato, per quanto questo sia doloroso e ingiusto, e la riconciliazione passa attraverso rivelazioni inaspettate, che esprimono finalmente quei non detti taciuti per anni e lasciano un alito liberatorio che non lascia indifferenti.

A tratti può palesarsi l'impressione che si voglia spingere eccessivamente l'acceleratore sulla retorica, ma a conti fatti quanto narrato e mostrato è figlio di una logica purificatrice, che riporta anche lo spettatore stesso a scavare in suggestioni spesso dimenticate. Il regista Lee Jang-hoon aveva già affrontato certe tematiche nel suo esordio Be with you (2018) e sembra qui trovarsi a proprio agio nella gestione della messa in scena, cogliendo al meglio gli spunti del contesto ambientale e realizzando scene dal profondo slancio poetico: basti vedere la passeggiata notturna, mano per la mano, sulle rotaie, con la comparsa delle lucciole foriera di molteplici significati. Al giungere dei titoli di coda l'impressione è quella di sentirsi un po' più ricchi e appagati, e questo è un merito da non sottovalutare. Per scoprire altri cult provenienti dagli stessi lidi, leggete il nostro speciale Parasite e gli altri: alla scoperta del cinema coreano.

Miracle Dolcezza, ironia, dramma e un pizzico di sovrannaturale che se possibile esalta ancor più lo slancio emozionale. In Miracle ogni ingrediente è perfettamente al suo posto e in questo coming-of age all'insegna del riscatto personale e della riconciliazione lo spettatore viene trascinato di peso nella catartica vicenda, ispirata a una storia vera, del giovane protagonista, un adolescente dalle doti geniali che deve fare pace con se stesso e con i propri demoni. Gli iniziali spunti leggeri che guardano ad atmosfere romantiche lasciano ben presto il campo ad un viaggio personale intimo e doloroso, dopo un colpo di scena che tocca nel profondo e rivoluziona l'asse narrativo, conducendolo verso un'escalation di pura commozione che avvinghia nei suoi toni gradevolmente dolci-amari, fino a quel doppio finale che chiude perfettamente il cerchio verso un nuovo inizio.

7.5

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