Recensione Michel Petrucciani - Body and soul

Il regista de Il postino alle prese con un appassionante biopic musicale

Recensione Michel Petrucciani - Body and soul
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“La tua fortuna ti aspetta in Italia”... Questo è quanto una cartomante gitana predisse ad un giovanissimo Michael Radford, secondo quanto ci ha rivelato lui stesso in sede di conferenza stampa. Ed in effetti, il noto regista britannico deve buona parte della sua fama, in maniera più o meno diretta, al nostro paese. Vedasi opere in qualche modo collegate all’Italia, come Another time, another place, o Il mercante di Venezia, ma soprattutto Il postino, ultima grande interpretazione di un indimenticato Massimo Troisi. E un po’ d’Italia c’è anche nel suo ultimo film, Michel Petrucciani - Body and soul: il talentuoso musicista al centro di questo biopic vanta, difatti, origini italiane.

Una vita al massimo

Ma musica e talento non hanno confini né bandiere: ne sa qualcosa il mondo del jazz degli anni ‘70/’80, travolto dalla bravura di un pianista bianco, e per di più europeo, segnato inoltre da un grave handicap che non gli ha tuttavia impedito di divenire una vera e propria leggenda musicale.
Michel Petrucciani, venuto a mancare nel ’99 alla giovane età di trentasei anni, nacque con una rara malattia a trasmissione genetica di nome osteogenesi imperfetta, che ne minò la crescita e lo sviluppo dell’apparato osseo. Ma a Michel sembrava quasi non importare: scherzando disse addirittura che fu proprio grazie alla malattia che poté dedicarsi, anima e corpo, alla sua amata musica. Per il resto, visse una vita sfrenata, spesso, almeno apparentemente, ben al di sopra delle sue potenzialità fisiche, come documentato da Radford in questo film.

Body and soul

Tramite un accurato lavoro di ricerca, recupero e catalogazione dei numerosi documenti filmati che ci rimangono su Petrucciani, e con l’apporto dell’intervento in video di coloro che l’hanno conosciuto, nel bene e nel male, dalla famiglia ai colleghi e collaboratori, Radford ricostruisce il quadro della vita di un uomo la cui storia è così affascinante e a tratti incredibile da farlo sembrare quasi un personaggio di finzione. Eppure è tutto vero: il suo talento incredibile, le sue doti di affabulatore, l’incrollabile tenacia che lo contraddistinse nonché il suo stupefacente successo con le donne.
La selezione e il montaggio dei filmati, abilmente intervallati dalle interviste, è efficace e musicale in sé stesso, dando un significativo assaggio delle doti musicali di Petrucciani ma soprattutto mordendo letteralmente la sua vita, senza fronzoli o filtri, lasciando spesso parlare immagini, suoni, parole e anche silenzi. L’unico, effettivo difetto dell’ensemble è costituito dalla ripetuta mancanza di punti di riferimento che permettano di inquadrare luoghi, date e personaggi delle vicende. Mancano, spesso, didascalie esplicative, soprattutto relative ai personaggi intervistati. Radford ha infatti preferito non appesantire la visione coprendo il video di scritte, sovrapponendo eventuali didascalie agli onnipresenti sottotitoli (il film mantiene difatti i dialoghi e gli interventi in lingua originale, perlopiù in inglese e francese). Il tutto per evitare il caos su schermo, ma suscitando, più volte, il caos nella mente degli spettatori, costretti a cercare di capire dal contesto l’identità del momentaneo relatore.

Michel Petrucciani - Body and soul Un’ora e mezza di biopic che scorre piacevolmente, cullati dalle magiche e inconfondibili note distintive del jazz, mentre si viene conquistati dalla storia della vita di un 'piccolo', grande artista. Una visione che non manca di far riflettere lo spettatore sulle possibilità che offre la vita e sul significato del termine ‘leggenda della musica’. Petrucciani ha difatti realizzato e vissuto quanto e più di tanti rocker leggendari, che tuttavia non vivevano un handicap come il suo. Eppure non è altrettanto famoso presso il grande pubblico. Chiedersi ‘perché?’ può essere interessante.

7.5

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