Recensione Merantau

Iko Uwais è un ragazzo di campagna giunto a Jakarta che si trova a lottare contro un giro di prostituzione in Merantau, action movie di Gareth Evans.

Recensione Merantau
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Il giovane Yuda, cresciuto in un paesino di campagna della natia Sumatra, lascia la casa materna per intraprendere il suo merantau, un percorso che secondo la tradizione deve condurlo a ottenere esperienza e successo al di fuori del luogo d'origine. L'obiettivo del ragazzo è quello di insegnare silat in quel di Jakarta, ma ben presto i suoi sogni si scontrano con la dura realtà e finisce per trovarsi senza un lavoro e un domicilio. Un giorno si imbatte casualmente nel piccolo ladruncolo Adit, la cui sorella Astri è invischiata suo malgrado in un losco giro di prostituzione facente capo allo spietato Ratger, occidentale che conduce un vero e proprio mercato del sesso. Yuda deciderà cosi di proteggere i due opponendosi alla gang del boss, che non esita a scatenare una vera e propria caccia all'uomo per ripagare l'affronto subito.

Last Action Hero

Ormai il nome di Gareth Evans, dopo il grande successo di critica e di pubblico del dittico di The Raid (e con un terzo episodio già programmato) è ben conosciuto dagli amanti del cinema action, ma prima del 2009 il regista gallese aveva diretto soltanto l'anonimo Footsteps (2006), thriller di bassa lega. Salutare è stata la decisione del regista gallese di trasferirsi a Jakarta e, complice i minori costi di produzione, realizzare il primo cult della sua carriera che segnò anche l'esordio del suo attore feticcio Iko Uwais: nel 2009 Merantau riporta il cinema indonesiano d'azione alla ribalta delle cronache internazionali, sdoganando un arte marziale allora sconosciuta ai più quale il silat. Un film pregno di un veemenza irrefrenabile, vero e proprio paradiso per gli appassionati di combattimenti d'alta qualità, capace di coniugare apparenza e sostanza in uno svolgimento narrativo abbastanza classico ma realizzato con grande cuore, in un'operazione che evita il classico lieto fine ammantando di sofferta epica il percorso del protagonista, eroe per caso che si trova a proteggere con tutte le sue forze i più deboli. Dopo la breve parte iniziale ambientata, così come il toccante epilogo, nelle campagne di Sumatra, il racconto si trasferisce nella frenetica capitale, nel quale regnano ingiustizie e povertà e dove il Nostro, inizialmente sperduto, trova ben presto modo di iniziare il suo tragitto iniziatico in una vera e propria escalation di sangue e sudore che raggiunge altissimi livelli di coinvolgimento nei magnifici combattimenti, sempre preceduti da un mirabile senso d'attesa con il quale il cineasta fa crescere un avvincente pathos tensivo, che mettono in mostra con la giusta rozza brutalità le mosse di uno stile marziale che non bada troppo al sottile: l'inseguimento tra i tetti, lo scontro nell'ascensore (con un altro habitué del cinema di Evans quale Yayan "Mad Dog" Ruhian) e l'intensissima battaglia finale, nella quale Yuda si trova ad affrontare decine di avversari sopra dei container portuali, sono un vero e proprio spettacolo per gli occhi e questo nonostante uno stile che predilige l'impatto all'estetica, con un Iko Uwais assoluta star che sfrutta con prontezza ogni oggetto ambientale, che siano bastoni di ferro o semplici pezzi di mobilia. Un'opera che avvince e convince e segna il primo passaggio del personale merantau del regista, ormai più che una sicurezza del genere.

Merantau Iko Uwais e il regista Gareth Evans nella loro prima collaborazione danno vita ad un avvincente action-movie che ha avuto il compito di portare a nuova gloria l'arte marziale del silat, poi ancor più consacrata nel successivo dittico di The Raid. Merantau è un film che dietro una narrazione parzialmente prevedibile (ma scossa da un finale non banale) mette in mostra un cuore pulsante d'amore per il genere, con combattimenti realizzati magnificamente dal punto di vista coreografico, concentrandosi su una violenza dei colpi secca e genuina che priva di artifizi ci conduce in questo percorso di formazione fisica e morale vissuta dal protagonista, eroe dall'animo puro in soccorso dei più deboli. Un titolo che segna una vera e propria svolta nella carriera del cineasta gallese, capace di coniugare emozioni e vampate di coinvolgente ed esaltante azione con mirabile equilibrio.

7.5

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