Memory Recensione: Liam Neeson in un action-thriller mediocre

Il regista Martin Campbell firma il remake del film belga The memory of a killer, realizzando un film stanco e prevedibile popolato da fantasmi.

Memory Recensione: Liam Neeson in un action-thriller mediocre
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Alex Lewis (Liam Neeson) è un navigato sicario che intende ritirarsi, stanco di quella vita di violenza che lo ha visto diretto protagonista negli ultimi anni. Ma un ultimo incarico lo aspetta, dopo che un suo vecchio contatto ha richiesto esplicitamente la sua partecipazione. Alex ignora però che tra le vittime finite nel mirino vi sia una ragazzina messicana, figlia di un trafficante ucciso che la faceva prostituire. Proprio uno degli ex clienti della giovane, timoroso di essere scoperto, intende farla eliminare prima che la verità venga alla luce.

In Memory, tra i film in sala a settembre 2022, Alex si rifiuta di eseguire il compito e anzi minaccia i suoi ex colleghi: se la tredicenne sarà assassinata, lui la farà pagare ai responsabili. Il delitto ha effettivamente luogo e ora per il killer non esiste altra via se non quella della vendetta. Sulle tracce dell'uomo vi è anche l'agente dell'FBI Vincent Serra, a capo di una task force che sta cercando di sgominare questa banda di trafficanti umani e si trova a scontrarsi con i poteri forti. I due stringeranno un'insolita alleanza...

Memory: ricordi e fantasmi

C'era una volta Martin Campbell, regista che vanta nel curriculum due tra i più ispirati James Bond degli ultimi trent'anni, ovvero GoldenEye (1995) e Casino Royale (2006). E c'era una volta Liam Neeson, o almeno quel Neeson attore di grandi classici come Schindler's List (1994) e Michael Collins (1996) - due tra i tanti. Se il primo negli ultimi anni ha affrontato una vena discendente culminata nel recente The Protégé (2021), il secondo si è ormai affermato come eroe action, dando inizio ad una nuova carriera in un genere per lui inedito prima del cult Io vi troverò (2008), che ultimamente lo ha visto recitare in diversi film spesso uguali tra loro (approfondite pure con il nostro speciale sui mille volti di Liam Neeson).

Non vi erano perciò molte aspettative per questo Memory, remake a stelle e strisce di The Memory of a Killer (2003), piccolo cult belga di inizio millennio. E infatti il risultato finale non può dirsi propriamente memorabile, palesando una certa stanchezza da chi è coinvolto sia dietro che davanti la macchina da presa.

Strade violente

Battute ad effetto, da "gli uomini come noi non vanno in pensione" a "la memoria è una bastarda e la giustizia non è garantita", escamotage narrativi più o meno forzati che si ispirano a raffinati prototipi - il protagonista, che soffre di perdite di memoria, scrive sul braccio le cose da ricordare, sulla scia del Guy Pearce di Memento (la nostra recensione di Memento è a portata di clic).

E proprio Pearce veste i panni di un co-protagonista altrettanto anonimo, alle prese con un personaggio anch'esso vittima di abusati stereotipi. Se la figura del sicario è stanca di uccidere, Neeson sembra stanco di partecipare ad action così scontati, dovendo rivestire ruoli fotocopia che non rendono giustizia al suo talento ben più sfaccettato. Completa la parata di star una Monica Bellucci nell'ennesima villain scult, altra scelta sbagliata di casting su una sceneggiatura che d'altronde non concedeva poi così tante sfumature. Tra qualche sprazzo di patetismo, una retorica più o meno gratuita e uno spirito reazionario che però perde progressivamente di intensità con lo scorrere dei minuti - i sussulti da potenziale revenge-movie vengono infatti assorbiti da una missione più idealistica che di effettiva vendetta - Memory si trascina per quasi due ore su step risaputi, fino a quell'epilogo che chiude il cerchio nel solo modo possibile ma non per questo risulta più giustificato dal punto di vista della coesione narrativa.

Memory Proprio come il protagonista che soffre di un'amnesia galoppante, il pubblico farebbe meglio a dimenticarsi in fretta dell'esistenza di Memory, nuovo action-thriller con protagonista un Liam Neeson ormai stanco di ruoli così uguali tra loro. Non è un caso che l'attore sembri una sorta di spenta copia dell'ultimo Charles Bronson, che per quanto anziano negli ultimi capitoli de Il giustiziere della notte risultava ad ogni modo più convinto: qui il Nostro deve fare i conti con uno script risibile e con comprimari o sprecati, come Guy Pearce, o non all'altezza, come Monica Bellucci nelle vesti di una villain incolore. La regia di Martin Campbell sembra solo un lontano ricordo dei suoi tempi d'oro e le due ore di visione soffrono di evidenti cali di ritmo, riaccesi qua e là da qualche anonima sfuriata di genere.

4.5

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