Medieval Recensione: un dramma storico ordinario su Netflix

Gli albori di Jan Žižka vengono trasposti su pellicola in un film dalle battaglie sanguinose, ma il ritmo compassato inficia sulla riuscita generale.

Medieval Recensione: un dramma storico ordinario su Netflix
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Jan Zizka è stato uno dei più fini strateghi del regno di Boemia, difensore della dottrina riformatrice di Jan Hus e attivo nella restituzione della Chiesa cristiana ai suoi ideali più sacri, in contrasto alle ormai consolidate mire politiche di un Papa diventato il grande burattinaio di un'Europa al collasso. Il guerriero è un'eroe nazionale per la Repubblica Ceca, le sue statue puntellano le piazze del Paese e per questo non sorprende vedere la sua vita trasposta in un film storico che mescola realtà e romanticismo.

Medievalsu Netflix - i film Netflix di dicembre 2022 vi sorprenderanno - insaporisce con ampie dosi di finzione gli albori della leggenda ceca, incorniciando una trama di guerre e rapimenti con la volontà rivoluzionaria del suo condottiero hussita. La pellicola scritta e diretta da Petr Jákl vuole rendere onore ad un personaggio fondamentale della storia boema, ma ci riesce soltanto in parte a causa di una narrazione troppo dilatata ed alle forti incongruenze storiche.

La luce nel buio

L'Europa del XIV secolo è una polveriera pronta ad esplodere: alle ormai consolidate divisioni politiche si è affiancata una tremenda scissione all'interno della Chiesa Cattolica, la quale vede adesso regnare due papi separati dalle catene alpine. Venceslao IV è il Re di Boemia, e sulla carta dovrebbe essere riconosciuto anche come Imperatore romano, ma i gravi debiti del Regno uniti alla sua incapacità a governare lo allontanano da un trono che ufficiosamente appartiene ad Enrico III di Rosenberg, un nobile dalle grandi ricchezze che punta a rendere formale la sua posizione dominante ostacolando l'incoronazione del suo sovrano.

L'unica possibilità per riacciuffare le redini di una situazione sempre più complessa risiedono in un viaggio a Roma che ufficializzi davanti al pontefice il ruolo di Imperatore per Venceslao IV, ma muoversi per il continente è molto pericoloso a causa delle numerose guerre che infiammano quasi ogni città. Lord Boresh (Michael Caine) riesce a trovare una strada sicura per l'Italia, ma la traversata sarebbe impossibile senza l'appoggio di Rosenberg, il quale d'altro canto è ben felice di tenere il suo Re isolato e lontano dal trono.

Per obbligarlo a servire il futuro imperatore romano, Boresh assolda Jan Zizka (Ben Foster) ed il suo manipolo di mercenari per rapire Katherine (Sophie Lowe), la futura moglie di Rosenberg, ma il nobile boemo farà di tutto per riappropriarsi della promessa sposa costringendo il condottiero ad una lunga battaglia campale in nome del Regno.

Guerre e tradimenti

Comincia così la grande traversata di Jan Zizka all'interno del Regno di Boemia, passando per i villaggi di contadini ridotti alla fame dall'incompetenza del re e nascondendosi nelle pericolose foreste della futura Repubblica Ceca, covi di banditi pronti a vendersi al miglior offerente.

La pellicola distribuita a livello globale da Netflix (che aveva visto il buio della sala soltanto in patria lo scorso settembre) gestisce i suoi minuti iniziali alternando le ricostruzioni del periodo storico alle sanguinose battaglie di un condottiero pronto a trasformarsi in eroe classico, all'interno di un'evoluzione personale che non sorprende a causa delle mire patriottiche dell'opera. Decisamente più concrete rispetto ad un contesto narrativo edulcorato si rivelano le sequenze d'azione, brutali e scenografiche al punto giusto, disponibili ad una violenza che lascia ben poco all'immaginazione e colora la fredda fotografia con abbondanti fiotti di sangue, mentre gli arti vengono mozzati e i volti fracassati dalle mazze dei guerrieri. Il film si dipana così discretamente bene nelle sue battute iniziali, lasciando alla crudezza delle battaglie l'onere di farsi perdonare i dialoghi pomposi e l'inaccuratezza di soldati istruiti e formali, ma comincia a perdere ritmo in una parte centrale estremamente dilatata, quando i sentimentalismi dell'eroe ceco prendono a cozzare con la violenza dello scenario intorno a lui, creando un contrasto tematico che mette da parte la componente action per aprirsi ad un dramma poco incisivo.

Le mire romantiche

Dimenticate la realistica bestialità che vi abbiamo descritto nella recensione di The Last Duel, perché in Medieval il contesto storico viene ammorbidito per presentarci un eroe indomito e senza macchia, alla guida di mercenari dal cuore d'oro che combattono più per la Patria che per il vile denaro, evolvendosi attraverso una fase intermedia della pellicola che punta a descrivere il suo condottiero attraverso il rapporto con l'autorità e con Dio.

Mentre si dipana una storia sentimentale tanto scialba quanto prevedibile, c'è infatti anche spazio per le riflessioni su una Chiesa Cattolica troppo lontana dagli insegnamenti di Cristo, con le parole che cominciano a sovrastare l'azione ed un ritmo che ristagna nonostante il montaggio rapido cerchi di tenere viva l'attenzione dello spettatore. Dopo un buon inizio Medieval sembra quasi cominciare a prendersi troppo sul serio, prono alla conversazione ed alla pomposità, improvvisamente dimentico delle sue inesattezze storiche e deciso a mettere in vetrina un cast che sembra più a suo agio nelle battaglie che nei dialoghi. Con un minutaggio probabilmente stirato all'eccesso, si giunge ad un finale telefonato che il sapore della liberazione, tragico e romantico proprio come il resto di un film che ha smarrito per strada le sue caratteristiche migliori.

Medieval La celebrazione di un'eroe nazionale si manifesta attraverso un film dalle anime contrastanti: Medieval fa grande sfoggio delle sue sanguinose e brutali battaglie nei minuti iniziali, accostando con concretezza la descrizione del contesto storico alla spettacolarità di scontri vissuti senza esclusione di colpi. Purtroppo il ritmo della pellicola comincia a ristagnare già nella sua parte centrale, a causa di sequenze maggiormente votate al dialogo ed alla pomposità, prestando il fianco alle inesattezze storiche di un romanticismo troppo marcato, il quale trasforma un manipolo di mercenari in un battaglione di guerrieri istruiti e formali. Piegandosi ai sentimentalismi di un condottiero diventato eroe nazionale, l'opera di Petr Jákl perde il suo abbrivio dinamico e si impantana nella verbosità, fino ad un finale tragico e telefonato che ha il sapore della liberazione.

5.5

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