Recensione Mean streets

L'inizio della 'criminalità' di Scorsese

Recensione Mean streets
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Proprio mentre le nostre sale cinematografiche proiettano Hugo Cabret di Martin Scorsese, sentito omaggio alla nascita della Settima arte che ha provveduto non poco a dividere pubblico e critica (c'è chi ha parlato di capolavoro e chi di cocente delusione), l'attivissima RaroVideo arricchisce il suo gustoso catalogo con una riedizione speciale in dvd di Mean streets (1973), terzo lungometraggio - dopo Chi sta bussando alla mia porta? (1967) e America 1929: sterminateli senza pietà (1972) - diretto dall'autore di The departed-Il bene e il male (2006) e Shutter island (2010).
Lungometraggio che, prodotto dal manager di Bob Dylan Jonathan Taplin e distribuito dal re dei b-movie Roger Corman, racconta - come già il regista aveva fatto attraverso il citato film d'esordio - il microcosmo di Little Italy, senza costruirsi su un plot ben preciso, ma inscenando una sequela di situazioni che ruotano attorno a un ristretto manipolo di personaggi.
Tra i quali spiccano Johnny Boy, scapestrato spaccone anarchico che, eternamente indebitato con mezzo quartiere, ha le fattezze di Sua Maestà Robert De Niro, e il "posato" Charlie alias Harvey Keitel, condizionato dalla cultura cattolica e amante della cugina dell'uomo.

Il dvd

D'altra parte, con David e Robert Carradine coinvolti in brevi apparizioni e il sottotitolo che recita "Domenica in chiesa, lunedì all'inferno", stiamo parlando della pellicola che non solo ha iniziato tutto il bel cinema scorsesiano sulla criminalità, comprendente veri e propri capolavori del calibro di Quei bravi ragazzi (1990) e Casinò (1995), ma ha anche permesso a De Niro di essere notato da Francis Ford Coppola, che lo ha poi voluto per il suo Il padrino parte 2 (1974), facendogli vincere il premio Oscar nella categoria del miglior attore non protagonista.
Pellicola che, a partire dai titoli di testa accompagnati dalla splendida Be my baby delle Ronettes, manifesta un tocco incredibilmente moderno e all'avanguardia per l'epoca in cui venne realizzata, tanto da sfruttare decisamente meglio del contemporaneo American graffiti (1973) di George Lucas perfino l'ottima colonna sonora di vecchi hit.
Tra una I love you so delle Chantels, una Tell me dei Rolling stones e abbondanza di canzoni napoletane, possiamo infatti citare l'introduzione del personaggio di Johnny Boy, commentata da Jumpin' Jack Flash (sempre dei Rolling stones) e che tanto ricorda quella del Mark di Chow Yun-Fat nel successivo A better tomorrow (1986) di John Woo, o la sequenza della scazzottata sulle note di Please mr. postman delle Marvelettes.
Due dei migliori momenti di un'operazione che, in parte influenzata sia dalla Nouvelle vague che dai lavori di Bernardo Bertolucci (su tutti, Prima della rivoluzione), sfoggia spesso quella camera a mano che Scorsese avrebbe poi continuato a sfruttare grazie all'arrivo della steadicam, che gli ha consentito di regalare piano sequenze da storia del cinema.
Del resto, un po' come questo ritratto su celluloide di italoamericani perfettamente integrati con la realtà statunitense, ma che avvertono indissolubile il legame con la patria nativa e le sue tradizioni; qui presentato in un disco corredato di interessante booklet a cura di Bruno Di Marino e la cui sezione extra riserva un'intervista di diciassette minuti al critico cinematografico Mario Sesti.

Mean streets Con booklet a cura di Bruno Di Marino incluso nella confezione, RaroVideo riedita in dvd la pellicola attraverso cui Martin Scorsese cominciò a toccare la tematica della criminalità americana, destinata a dominare i migliori lavori della sua lunga filmografia. Un disco che non può certo mancare nella collezione di ogni cinefilo che si ritenga tale (tra l’altro, il mitico Martin include nel film un colto omaggio a Il grande caldo di Fritz Lang), ma che consigliamo di guardare soprattutto con traccia inglese dolby digital 2.0, decisamente più pulita di quella italiana.

6.5

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