Recensione Maximum Conviction

Steven Seagal e Steve Austin sono due agenti black ops che devono sventare l'attacco ad un carcere di massima sicurezza in Maximum Conviction, action b-movie diretto da Keoni Waxman.

Recensione Maximum Conviction
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Gli ex agenti dei black ops Tom Steele e il suo partner Manning vengono incaricati della chiusura di una prigione di massima sicurezza e del trasporto dei detenuti in una nuova struttura. Tra i prigionieri arrivati di recente vi è anche Samantha Mendez, una corriere della CIA incastrata da intrighi criminali ad alto livello: la donna è infatti in possesso di un codice in grado di dare accesso ad un'ingente e irrintracciabile somma di denaro. Proprio per questo Sam diventa l'obiettivo di una squadra di mercenari facente capo allo spietato Chris Blake che, la notte prima del trasferimento generale, fa irruzione nel carcere prendendone il controllo. Ma Steele ha già approntato un team di uomini fidati e può contare anche sull'aiuto di Manning, rimasto all'interno della prigione per ultimare alcuni controlli.

La grande prigione

Un vero e proprio sodalizio di ferro quello tra Steven Seagal e il regista hawaiano Keoni Waxman: i due infatti hanno prodotto e realizzato insieme dal 2009 ad oggi (con un tris di titoli in prossima uscita quest'anno) ben cinque film. Maximun Conviction, datato 2012, è la loro seconda collaborazione e vanta nel cast la presenza, nei panni di vero e proprio co-protagonista, dell'ex-wrestler ed expendable Steve Austin. Con un titolo (letteralmente massima condanna) che è già tutto un programma, l'operazione si inserisce nella classico filmografia b-movie del maestro di aikido, mettendoci alle prese con una vicenda dal sapore abbastanza classico ambientata in una struttura carceraria. Niente di nuovo sotto il sole, e la monotonia narrativa è un'eterna costante dei 100 minuti di visione, tra combattimenti a mani nude o con armi da fuoco tra le quattro mura carcerarie. A donare quel pizzico di varietà in più ci pensa il numeroso roster di figure secondarie che danno modo al bolso interprete di rilassarsi relativamente nelle scene più concitate, con un dispendio di coreografie più sfumato e gestito con una certa dinamicità dal cineasta che, pur senza eccedere, non disdegna un sano gusto per la violenza visiva. Fortunatamente è presente nei dialoghi una scanzonata dose di testosteronica auto-ironia, tale da rendere la fruizione più godibile del previsto e la scelta di inquadrare diverse scene attraverso lo sguardo delle videocamere di sorveglianza e la discreta qualità degli stunt contribuiscono a rendere meno fastidiosi gli evidenti limiti di una sceneggiatura onesta ma sin troppo banale.

Maximum Conviction Classico b-movie con protagonista Steven Seagal, Maximun Conviction si fa perdonare ingenuità e forzature di una narrazione stereotipata grazie ad una grezza dose di ironia e a coreografie di discreto livello che la dinamica regia di Keoni Waxman mette in mostra con il giusto piglio di genere. Con Steve Austin come partner e un cattivissimo Michael Paré nei panni del villain, il cast conta inoltre la presenza di numerosi interpreti secondari a proprio agio con coreografie e scontri a fuoco leggermente più vari della media.

5

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