Marilyn ha gli occhi neri Recensione: la comedy con Miriam Leone su Netflix

Il film di Simone Godano si dimostra un'opera spensierata e divertente, ma avrebbe potuto sfruttare meglio il potenziale dei suoi personaggi unici.

Marilyn ha gli occhi neri Recensione: la comedy con Miriam Leone su Netflix
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Uscire di casa diventa complicato quando sei costretto a chiudere la porta con tre mandate esatte. Diventa impossibile condividere la casa con una persona che non riesce a comprendere il tuo modo di settorializzare i ripiani del frigo, perché i cavolfiori vanno nello scomparto in alto, è la regola. Le persone normali bollano tutto ciò che non comprendono come pazzia, lasciandoti solo nella furia causata da una quantità eccessiva di pasta nella pentola, e allo stesso modo anche gli individui affetti da disturbi comportamentali rimangono chiusi nelle loro manie, interagendo il minimo possibile con gli altri. Lo spiraglio di luce in una vita complicata si manifesta attraverso un viso sconosciuto, ma in qualche modo familiare, perché la storiella della bionda con gli occhi chiari è solo una favola: Marilyn aveva gli occhi neri.

Marilyn ha gli occhi neri è approdato sulle piattaforme streaming dopo aver esaurito la sua finestra nei cinema l'ottobre scorso - non perdete le uscite in sala di febbraio 2022 -, scalando la classifica dei titoli italiani più visti su Netflix mentre faceva il suo debutto anche nel catalogo dei film Sky (trovate qui tutti i film Netflix in uscita a febbraio 2022 e i titoli Sky di febbraio 2022). La commedia con Stefano Accorsi e Miriam Leone è un piacevole passatempo, divertente e spensierato nella sua leggerezza, nonostante i temi difficili rimangano sullo sfondo e non vengano approfonditi quanto meriterebbero.

Rabbia e fornelli

Diego (Stefano Accorsi) è uno chef brillante che ha perso l'ennesimo lavoro a causa di una sfuriata in cucina: ha sviluppato parecchie nevrosi che lo portano a scatti d'ira immotivati, e questo rende la sua vita complicata e solitaria.

Ha una figlia, ma la donna da cui ha divorziato ha ottenuto con rapidità l'affido della bambina, e ora l'uomo vive nella casa del padre che lo tollera amorevolmente, come solo un genitore può fare. Diego partecipa alle riunioni di un centro che accoglie altre persone con disturbi comportamentali, ma segue svogliato le direttive degli psicologi perché è convinto che non ci sia una soluzione alle sue ossessioni. Durante le sessioni di terapia di gruppo conosce Clara (Miriam Leone), una ragazza obbligata a partecipare a queste riunioni dalla sentenza di un giudice in seguito ad un incendio per il quale lei continua a dichiararsi innocente. Clara non si ritiene parte di quel gruppo di persone disagiate, perché non soffre di disturbi così evidenti: segue le conversazioni rimanendo fuori dal cerchio, aspettando solo che scada il termine della sentenza per tornare alla sua carriera di attrice.

I pazienti rimangono però chiusi nelle loro paranoie e non sembrano fare alcun progresso significativo, ed è per questo che il responsabile decide di aprire uno spiraglio verso il mondo esterno lasciandoli gestire un piccolo ristorante, dove saranno costretti ad interagire con gli altri. Le fobie irrazionali vengono in fretta spazzate via dall'entusiasmo dei partecipanti, ma il progetto cresce a dismisura e le ossessioni incurabili rischiano di diventare la scintilla che fa esplodere un incendio.

Ognuno è diverso

Il tema dei disturbi comportamentali è particolarmente delicato: le persone che ne soffrono sono innumerevoli, e l'ampio spettro di patologie che sottende questo grande ecosistema rende impossibile un approccio univoco e sostenuto da tutti. Molto spesso il cinema dà una visione distorta e semplicistica dell'argomento, attraverso individui disfunzionali dipinti come macchiette un po' svitate, ma sempre divertenti e parodistiche. Marilyn ha gli occhi neri riesce invece ad inquadrare con la dovuta serietà un problema molto spinoso, e risulta convincente nella restituzione di personaggi complicati e autolesionisti, ma che riescono sempre a strappare un sorriso con le loro reazioni esagerate.

Il film di Simone Godano approccia bene il tema della diversità - lo ha fatto recentemente anche Amazon Prime con l'autismo, come vi abbiamo raccontato nella recensione di As We See It - con una commedia romantica leggera e frizzante, nella quale i sentimentalismi non sono mai faciloni e qualche volta si ride di gusto. L'amore tra Diego e Clara porta a galla il disturbo che obbliga la donna a mentire spudoratamente e senza sosta, riconciliando la sua figura all'interno di un gruppo evidentemente patologico - a cui lei non riteneva di appartenere - nel quale troviamo una signora affetta dalla sindrome di Tourette, un uomo convinto di essere il sosia del vero se stesso e altri personaggi similmente disfunzionali.

L'autolesionismo dei pazienti assume connotati sociali ed emotivi, ed è particolarmente doloroso perché non hanno alcun modo di impedire alle loro ossessioni di rovinargli la vita, ma l'approccio leggero della trama alla patologia (che non viene mai approfondita) li rende divertenti ed essenziali alla cifra comica della pellicola, nonostante si riesca ad empatizzare con persone segnate da disturbi psichici difficilmente curabili.

Le pecche della superficialità

Questo limitarsi a sfiorare il cuore del problema si rivela uno dei pochi difetti del film, che si fa apprezzare per la sensibilità con la quale approccia un tema difficile, ma scarta troppo presto i personaggi secondari per concentrarsi sui due protagonisti.

È probabile che in fase di scrittura Giulia Louise Steigerwalt abbia scelto di evitare i rischi di una deriva drammatica, ma è davvero un peccato vedere individui potenzialmente interessanti relegati sempre sullo sfondo, costretti a far ridere al momento giusto senza preoccuparsi di palesare una vera personalità. Al centro della storia ci sono Diego e Clara, entrambi caratterizzati molto bene da Stefano Accorsi - che restituisce un personaggio pieno di tic e nevrosi senza mai scadere nel ridicolo - e da Miriam Leone - recentemente l'avevamo apprezzata nel ruolo di Eva Kant, nonostante un film non del tutto riuscito, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di Diabolik - che riescono a far ingranare una relazione apparentemente catastrofica rendendola comprensibile e auspicabile. La regia è invece troppo appariscente nel suo voler provocare agitazione: la camera instabile e le zoomate improvvise sui volti sono fastidiose ed inopportune, espedienti evitabili quando si lavora con un cast capace di trasmettere con abilità le emozioni desiderate.

Marilyn ha gli occhi neri Marilyn ha gli occhi neri è un film molto gradevole, che approccia un tema complicato con la doverosa sensibilità riuscendo anche a strappare qualche risata. Il sentimento che nasce tra i due protagonisti, interpretati abilmente da Stefano Accorsi e Miriam Leone, rivela la sottotrama romantica che ammorbidisce la commedia, risultando comprensibile nella parsimonia di inutili sdolcinatezze. Purtroppo i personaggi secondari non vengono mai approfonditi dalla trama, che li relega sullo sfondo nel ruolo di sollievo comico, e questa superficialità - insieme ad una regia invadente ed aggressiva - si dimostra essere uno dei pochi difetti di una pellicola riuscita, ma che non ambisce a vette memorabili.

6.5

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