Recensione Mammuth

Arrivato ormai alla pensione, un uomo tente di recuperare in giro per la Francia dei vecchi documenti di lavoro.

Recensione Mammuth
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Quando nel 2008 i registi Gustave de Kervern e Benoit Delepine presentarono la commedia nera Louise-Michel furono immediatamente consacrati come autori di primissima scelta, ben lontani dal cinema di genere (di altissimo livello) che negli ultimi anni affolla le sale tra Francia e Belgio.
Quel film piacque così tanto che riportò alla ribalta produzioni ancora minori del passato più recente: un esempio su tutti è lo splendido Eldorado Road, diretto ed interpretato dal grande Bouli Lanners, una cinica commedia sul senso della vita ricco di spunti autoriali considerata all'unanimità il suo gioiello. Paghi del curriculum artistico della coppia tutti noi ci avvicineremmo all'ultimo loro girato con aspettative altissime, sicuri di non essere delusi.
Girato con un budget limitatissimo, reso visivamente ancora più amatoriale da una scelta artistica che vuole fotografia e regia prossime ad un'estetica documentaristica, Mammuth parte quindi da grandi presupposti: ma è davvero in grado di soddisfarli?

In sella ad un Mammuth

Serge Pilardosse (Gerard Depardieu) è un gigante buono.
Ormai giunto alla pensione si guarda indietro con un pizzico di malinconia: ha lavorato per quarantacinque anni, quasi tutta la sua vita, ed ora è finalmente giunto ad un traguardo.
Da un resoconto statale però risulta che su molti dei lavori svolti di Serge non sono stati versati i contributi che, invece, gli sarebbero spettati di diritto e che, ad oggi, gli permetterebbero di avere una pensione più che dignitosa, degna di una vita costellata da duro lavoro e poche soddisfazioni. La sua compagna fedele, un altrettanto burbera quanto buona Yolande Moreau, lo spinge viaggiare a bordo della sua vecchia Munch Mammuth, la motocicletta che negli anni di gioventù gli aveva prestato servizio e soprannome, alla ricerca dei vecchi documenti che lo rimetterebbero in regola con l'erario.
Mammuth quindi accende il motore e parte per un road movie senza confini, va incontro ai personaggi più disparati e si scontra con la crudeltà, la follia ma anche l'amore che gli uomini sono in grado di offrire, ottenendo, alla fine, qualcosa in più di qualche semplice scartoffia: una nuova consapevolezza.

Vecchio, proprio come un Mammuth

Per capire fino in fondo l'ultima fatica di Kervern e Delepine dobbiamo prima di tutto affrontare un discorso tecnico: perchè una scelta estetica così particolare? Il film ha una fotografia ed una regia davvero semplici, addirittura amatoriali (il tremolio della macchina da presa, solitamente eliminato in post produzione, è stato lasciato libero di respirare come una bandiera al vento), sicuramente atte ad accompagnare il viaggio di Mammuth, anch'egli semplice e spontaneo, senza troppi fronzoli. Dobbiamo quindi partire dal presupposto che il linguaggio cinematografico adottato è del tutto funzionale e sarebbe ridicolo considerare in qualche modo una mancanza la genuinità tecnica della pellicola.
In compenso, nonostante il film affronti tematiche interessanti, molto spesso sente la mancanza di ritmo e di una vera originalità. Sebbene si tenga atipico rispetto alla quasi totalità dei suoi concorrenti il film ricalca troppo l'ironia macabra già proposta nel precedente Louis-Michel o nei connazionali Bouli Lanners (in realtà Belga), Klapish o Kassovitz, conferendogli un tono a tratti scontati. La forza di film di questo tipo è proprio nella spiccata personalità: basta un minimo vacillare per togliere smalto a tutto il resto.
In compenso resta emozionante il rapporto tra Mammuth e sua moglie, elementi cardine l'uno nella vita dell'altro, entrambi rimasti senza la cruda forza che un tempo li aveva caratterizzati e che oggi li lascia abbandonati a se stessi, privi di certezze e consci di aver perso oramai, assieme al buonumore, anche la giovinezza.
Emblematico infatti lo stralcio di Mammuth, in sella alla sua fidata vecchia moto che vede le nuove generazioni sfrecciargli di fianco mentre lui resta sereno, pago della consapevolezza che nessuno potrà più corrergli dietro. Quella di Mammuth è stata una vita fatta di poca metodicità, errore che oggi paga dovendo tirarla fuori, scoprendo che oramai gli è stata inconsciamente inculcata dall'età, maestra suprema.
Depardieu è il vero motore portante del film: piegato al volere dei due registi offre una magnifica interpretazione, lontana da quelle mainstream che lo avevano fatto dimenticare in vesti più intime quando ha saputo dimostrare che, con il giusto direttore d'orchestra, è in grado di dare il meglio di se stesso.
Fondamentalmente un buon film, lontano dalla magnificenza che ci si aspetterebbe dall'accoppiata francese ma assolutamente godibile e anzi, per diversi aspetti, addirittura emozionante.

Mammuth Indubbiamente, le aspettative erano grandi. Mammuth non è di sicuro una delusione, rimane comunque un buon film, lontano però dalla magnificenza che accompagnava le pellicole della coppia di eclettici registi. Non è certo da prendere sottogamba e rimane comunque una visione piacevole ed intelligentissima, merito anche dell'eccellente interpretazione di Depardieu e Yolande Moreau.

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