Malevolent - Le voci del male, la recensione dell'horror originale Netflix

Fratello e sorella che truffano i proprietari di case infestate, fingendo di scacciare i fantasmi, si trovano infine alle prese con inquietanti presenze.

Malevolent - Le voci del male, la recensione dell'horror originale Netflix
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Jackson e Angela Siblings, fratello e sorella, gestiscono con profitto un team specializzato nel dare la caccia ai fantasmi, venendo contattati per scacciare presenze maligne da case infestate. I due, figli di una donna che soffriva di allucinazioni e che è morta suicida quando erano ancora dei bambini, ingannano in realtà le loro vittime con trucchi visivi e sonori, sfruttando l'ingenuità della propria clientela. Durante l'ennesimo incarico fraudolento la ragazza assiste però ad un reale fenomeno paranormale e da lì per lei nulla sarà più come prima, con allucinazioni e inquietanti incubi (con la madre che torna a tormentarla dall'aldilà) che iniziano ad assalirla sempre più di frequente.
In Malevolent - Le voci del male il peggio però deve ancora venire, e quando i due protagonisti, insieme al resto della squadra, vengono chiamati per liberare un antico castello dalla presenza degli spiriti di alcune bambine lì decedute in tragiche circostanze, scopriranno che a giocare con il fuoco c'è il rischio di scottarsi.

Il fantasma dell'horror

L'esordio in lingua inglese del regista islandese Olaf de Fleur Johannesson sbarca direttamente su Netflix come produzione originale e viene ben presto facile comprendere i motivi della mancata distribuzione nelle sale. Pur in un mercato che presenta al botteghino, nostrano come d'Oltreoceano, decine di horror di scarsa qualità, un'operazione come Malevolent - Le voci del male si rivela davvero fuori tempo massimo, sia per la scarna messa in scena che per un impianto narrativo che definire vecchio e abusato sarebbe un eufemismo.
Come in Ouija - L'origine del male (2016) e altre decine di titoli a tema, i protagonisti sono degli imbroglioni che sfruttano l'ignoranza medianica della gente comune per ottenere facili guadagni. Se la figura femminile si rivela almeno vittima di dolorosi sensi di colpa, il fratello punta solo al denaro per ripagare un ingente debito con ceffi poco raccomandabili. Figure respingenti, in particolar modo quella maschile, con le quali viene difficile entrare in un legame empatico non solo per l'odiosa indole ma anche per una cura nella relativa caratterizzazione ai minimi storici, nonostante la sceneggiatura sia stata co-firmata da Eva Konstantopoulos, autrice del romanzo Hush di cui il film è un adattamento.

Paura dove sei?

I novanta minuti di visione riprendono il classico archetipo narrativo delle ghost-house senza verve o inventiva di sorta, lasciando ben presto la crescita dei personaggi e della storia in secondo piano di fronte ad una messa in scena che forza la paura in ogni occasione, sia tramite prevedibili jump-scare che nel frequente utilizzo in stile found-footage delle videocamere a mano, con uno dei collaboratori il cui semplice ruolo è quello di seguire la bella protagonista tra i corridoi delle case da disinfestare. Con l'orfanotrofio, ennesimo topos ambientale, a fare da sfondo al cuore della vicenda e una tragedia riguardante la sparizione di diverse bambine, l'impressione è quella di assistere ad una sghemba e non richiesta citazione di un classico quale The Orphanage (2007), con tanto di forzatissimo colpo di scena nella mezzora finale e una gratuita incursione in atmosfere torture-porn, seppur comunque declinate in una violenza all'acqua di rose, almeno per un pubblico adulto.
E tra porte che si aprono, pavimenti che crollano e inquietanti bisbigli lo spento cast non fa altro che porsi quale carne da macello al tortuoso procedere degli eventi, sfornando interpretazioni del tutto anonime, inclusa la pur bella e altrove magnetica Florence Pugh.

Malevolent - Le voci del male Un horror senza arte né parte, incapace di distinguersi con personalità all'interno dell'inflazionato filone delle ghost-house, che mette al centro della vicenda una famiglia che sfrutta l'ingenuità della gente comune fingendo di liberare dimore infestate da spiritiche presenze. Ma quando il loro ultimo incarico li porta in un castello/ orfanotrofio dove ha avuto luogo una strage di bambine, scopriranno ben presto a loro spese che i fantasmi esistono sul serio. Malevolent - Le voci del male non ha uno spunto originale che sia uno, adattandosi stancamente ai più classici stereotipi in un'estenuante reiterazione che, tra forzati jump-scare e sussulti sia found-footage che torture porn, si trascina per inerzia fino al tormentato epilogo. La regia incolore e un cast non all'altezza completano un insieme di rara sciatteria dove la paura è la più grande, e colpevole, assente.

4

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