Maleficent: Signora del Male, la recensione del sequel con Angelina Jolie

Angelina Jolie, Michelle Pfeiffer ed Elle Fanning sono le protagoniste del nuovo film fantastico firmato Disney.

Maleficent: Signora del Male, la recensione del sequel con Angelina Jolie
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Cinque anni sono passati dalla riunificazione del Regno degli Umani con quello della Brughiera, e Aurora (Elle Fanning) è una regina delle creature fatate saggia e illuminata. Abbandonato infatti il suo Regno dopo la morte dei genitori, Aurora è ormai amata da ogni essere magico a lei fedele, esattamente come fu in passato con Malefica (Angelina Jolie), che sorveglia e accudisce la figlioccia con affetto e premura.
L'idillio familiare viene intaccato quando il Principe Filippo (Harris Dickinson) chiede la mano di Aurora, così da riunificare la Brughiera anche con la vicina Ulstead, ancora spaventata dalla magia e dalle fate e in pieno medioevo intellettuale.

Malefica non è entusiasta della volontà di Aurora di sposare Filippo e soprattutto non vede di buon occhio un regno popolato da ladri di flora e fauna della Brughiera, che infatti ricaccia puntualmente con violenza al di fuori dei confini dei territori magici. Il Re Giovanni e l'astuta e perfida Regina Ingrith (Michelle Pfeiffer) vogliono però conoscere la madrina di Aurora, tanto da organizzare un banchetto pre-nuziale per celebrare l'unione dei due giovani amati e incontrarsi faccia a faccia.
Da lì si svilupperà poi la risibile trama di questo Maleficent: Signora del Male, sequel del film del 2014 diretto da Joachim Ronning (Pirati dei Caraibi: La Venedetta di Salazar) e soprattutto interessante per le diverse tematiche trattate e per le tre grandi protagoniste, su cui spicca decisa la Jolie, ancora una volta perfetta nei panni della celebre villain (qui non così tanto) dei classici Disney.

La Trinità Femminile

Inquadrandolo in poche parole, Signora del Male è facilmente scansabile come un more of the same del primo capitolo, prodotto che punta ad ampliare la mitologia legata alla Fata e Strega Malefica approfondendo nel mentre il tema della maternità e della famiglia, allargato ad ampio spettro su diversi spunti narrativi. Rispetto alla scoperta del vero amore del film precedente, qui Malefica è spaventata all'idea di perdere l'unica cosa dolce e buona della sua esistenza, il solo barlume di speranza per lei così pericolosa e selvaggia.
Non ci sta e non lo accetta perché diffida ancora con tutta se stessa degli umani, che più che cambiare tendono a rivelarsi, a mostrarsi per ciò che sono realmente: avidi, boriosi, meschini.
Aurora è però l'unica famiglia che pensa di avere, almeno finché non incontrerà qualcuno di simile a lei che mai avrebbe pensato esistere. Non è sola, nel mondo, e si spoglia infatti delle sue vesti iconiche per liberare le sue forti corna e librare nell'aria spalancando le sue ali, circondata da suoi simili, non più aliena in mezzo agli altri ma accettata, guidata, stimata.

Origini, famiglia e maternità sono anche i temi centrali che muovono la nuova nemesi di Malefica, Ingrith, nei cui panni troviamo una perversa e alquanto crudele Michelle Pfeiffer, con cui la Jolie condivide purtroppo appena due scene.
Regina, riverita, bellissima: Ingrith è il volto della spietatezza e maschera della miserabilità umana, per giunta donna, atta a rappresentare nella sua interezza e insalvabilità il cuore nero della nostra razza, del risorgimento di un odio globale che naviga contro diversificazione e unità, a prescindere da tutto, guidata da un'ideologia tanto spicciola e volgare da essere sorprendentemente deviata e fragile.

E alla fine c'è Aurora, nei cui panni troviamo una raggiante Elle Fanning che rispetto a cinque anni fa riscopriamo meravigliosa donna e non più adolescente. Produzione e sceneggiatori hanno deciso di non renderla in questo sequel una Giovanna d'Arco fiabesca per non intaccarne l'essenza e soprattutto descrivere attraverso il suo personaggio la forza di una dolcezza capace di ispirare il bene nel cuore del prossimo.
Aurora non dà battaglia e non scende in campo, perché non è quello il suo ruolo, che lascia volentieri alla matrigna, invece personificazione dell'ardente forza dell'amore contrapposto a quello dell'odio di Ingrith. Ed è così che Maleficent: Signora del Male forma un racconto di crescita e riscoperta fatto di buoni sentimenti e risvolti positivi pensati per essere fruiti al meglio dalle generazioni più giovani e anche dai più svogliati, essendo tutto trattato con estrema grazia ma ridondante superficialità.

Nel cuore dello spettacolo

Proprio come il suo predecessore, questo sequel non rinuncia ad approfondire con trascuratezza le tematiche sopra citate e anche altri contenuti quali ambientalismo e accettazione del diverso, rinchiudendosi in un castello di CGI e azione spicciola dalle solide mura. Quello messo in piedi da Ronning è infatti un sontuoso parco giochi fiabesco che amplia solo in senso strutturale il lavoro di Stromberg, senza aggiungere in sostanza nulla in termini stilistici o creativi, il cui valore è soprattutto opera degli addetti agli Effetti Speciali, dei Costumisti, Truccatori e Scenografi.

È la solita macchina dei blockbuster Disney: un abile mestierante alla guida di altri abili mestieranti con lo scopo di creare un prodotto che sia tecnicamente e artisticamente valido, ignorando forse troppo la cura per certi virtuosismi in campo action e nella costruzione generale di molte sequenze. Non c'è nulla che resti poi così a mente in Maleficent: Signora del Male, se non l'intera sequenza della cena con le due famiglie e qualche intuizione coreografica in una scena di guerra realizzata poi al minimo dello sforzo creativo.

Risulta poi chiaro l'errore di tenere a debita distanza le due mattatrici del film, perché insieme creano scintille: pungenti, provocatrici, assolutamente fantastiche. È un gran peccato che la penna di Linda Woolverton non abbia saputo creare altri momenti di dialogo e confronto tra le due, scadendo invece spesso in sequenze di raccordo fini a se stesse e prive di mordente.

Ad essere infine sviluppata troppo frettolosamente è l'intera parte centrale del progetto, fatta di troppe camminate, futili spiegazioni, personaggi appena abbozzati come quello di Ed Skrein o quello di Chiwetel Ejiofor. La sufficienza sembra insomma essere stato il metro unico di produzione di un sequel che voleva inoltrarsi nei meandri più celati della femminilità, riuscendo però solo in parte nell'intento, senza essere in grado di regalare uno spettacolo visivo coeso ed entusiasmante per tutta la sua durata, sfruttando i molteplici punti di riflessione sopra elencanti (insieme anche a un'elaborata trovata sulle fake news) in modo fin troppo utilitaristico (ai fini morali del progetto) e semplicistico.
Bontà e cattiveria, come per la stessa Malefica, si annullano praticamente a vicenda, anche se la presenza della Jolie e della Pfeiffer aiutano a mantenere vivo quell'intrigante barlume di qualità che vale il prezzo del biglietto per i più affezionati.

Maleficent 2 Maleficent: Signora del Male di Joachim Ronning è in buona sostanza un more of the same del capitolo precedente, pur ampliando strutturalmente l'universo narrativo de la Bella Addormentata, anche alla scoperta delle origini ancestrali dell'iconica villain. Si rincorrono una dopo l'altra tematiche forti e attuali, che spaziano dall'empowerment femminile (in quanto donne, amanti e madri) all'ambientalismo, fino ad arrivare all'accettazione del diverso e a un'elaborata trovata relativa alle fake news, ma resta tutto in superficie, appena abbozzato, come poi molti personaggi e addirittura la rivalità tra la Malefica di Angelina Jolie e la Ingrith di Michelle Pfeiffer. Per quanto il trittico di protagoniste faccia un lavoro interpretativo capace di allontanare con competenza lo scivoloso rischio di overacting, le loro parti non sono gestite a dovere dalla sceneggiatura e dalla regia, inadatte a velorizzarle a dovere. Confezionato infine in uno spettacolo in CGI degno di nota ma privo di virtuosismi o trovate ricercate, il film è un sufficiente passatempo per tutta la famiglia e per gli affezionati al cinema fiabesco dei classici Disney.

6

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