Recensione Il piano di Maggie

Greta Gerwig torna nei cinema con Il piano di Maggie, in una commedia sentimentale che brilla per vivacità, ritmo ed intelligenza.

Recensione Il piano di Maggie
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Maggie (Greta Gerwig), trentenne newyorkese che lavora come consulente professionale per artisti emergenti presso un'università della Grande Mela, è single, si lamenta che nessuna delle sue relazioni sia durata più di sei mesi e ha deciso di avere un figlio ricorrendo all'inseminazione artificiale, con il ‘supporto' in qualità di donatore di un ex compagno di college, Guy (Travis Fimmel). I programmi di Maggie, tuttavia, cambiano improvvisamente quando nella vita della donna fa il suo ingresso John (Ethan Hawke), docente di antropologia "ficto-critica", impegnato nella difficoltosa stesura di un romanzo semi-autobiografico e con un matrimonio ormai traballante con la collega Georgette (Julianne Moore). Fra John e Maggie non tarda a nascere una reciproca attrazione, che cresce fino a trasformarsi in un legame più profondo; eppure, arriverà il momento in cui Maggie avrà bisogno di un nuovo ‘piano'...

GRETA GERWIG SUPERSTAR

Benché i film da lei interpretati non abbiano mai registrato cifre stratosferiche, appare sempre più evidente, di anno in anno, come Greta Gerwig sia non soltanto una delle più dotate attrici brillanti dell'odierno cinema americano, ma anche un importante punto di riferimento nell'ambito delle cosiddette commedie indie sulla (im)maturità sentimentale dei "giovani adulti" dei nostri tempi: da Lo stravagante mondo di Greenberg alle altre, superbe collaborazioni con Noah Baumbach, ovvero il meraviglioso dittico composto da Frances Ha e Mistress America, passando per Damsels in Distress di Whit Stillman e aspettando l'imminente Wiener-Dog di Todd Solondz, la filmografia della Gerwig sembra seguire un percorso ben definito. Un percorso di cui Il piano di Maggie, sceneggiato e diretto dalla regista Rebecca Miller a partire da un soggetto di Karen Rinaldi (confluito poi nel romanzo A cosa servono gli uomini), costituisce un tassello emblematico, che ripropone quel "personaggio Gerwig" che in pochi anni abbiamo imparato a conoscere e ad amare: la trentenne newyorkese vivace, colta, con velleità intellettuali e un'acuta sensibilità che le provoca non poche turbolenze in campo sentimentale. Non tanto uno stereotipo, però, si badi bene, quanto una sorta di "modello di base" da cui ricavare di volta in volta le varianti psicologiche e comportamentali più adatte ai singoli film.

WHAT WOMEN WANT

E ne Il piano di Maggie, la protagonista del titolo è contraddistinta da una naturale generosità che comporta però inevitabili controindicazioni, ma soprattutto dal desiderio di incanalare l'esistenza - la propria e quella degli altri - in una forma di ‘narrazione' quanto più lieta e funzionale possibile. Come una moderna Emma, paradigmatica eroina di Jane Austen, Maggie avverte la necessità di trovare la migliore collocazione per tutti: per se stessa, per l'amante (e in seguito marito) John e perfino per Georgette, eccentrica antropologa a cui Julianne Moore presta sia il volto, sia un buffo accento danese. Fra dialoghi ironici, qualche notevolissima punchline e svolte bizzarre quanto divertenti, lo script della Miller tiene un occhio puntato sul terreno della commedia contemporanea e un altro rivolto verso il modello della sophisticated comedy classica (l'ombra dei numi tutelari, sempre loro: Ernst Lubitsch, Preston Sturges, George Cukor), con l'indiscutibile pregio di non incastrare i suoi personaggi in ruoli preconfezionati, ma illustrando - con una tenerezza mai cinica - le ragioni degli uni e degli altri. Seppure con un debole (neanche troppo mascherato) per le sue donne, capaci di mettere da parte rivalità e gelosie per gestire pazientemente l'egocentrismo maschile.

Il piano di Maggie Pur senza particolari pretese di profondità, e senza la poetica malinconia dei precedenti film di Greta Gerwig, nella sua semplicità di fondo Il piano di Maggie si dimostra una commedia piacevolissima, in cui la girandola dei sentimenti e il gioco drammaturgico attorno alla struttura del ‘triangolo' sfocia in esiti inaspettati ed accattivanti. Un contributo fondamentale, ovviamente, risiede nell'efficacia delle interazioni fra il terzetto di protagonisti, specialmente le due primedonne del film, mentre Bill Hader e Maya Rudolph offrono un gradito supporto in chiave comica.

7.5

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