Madhouse, la recensione dell'horror con Lance Henriksen

Un giovane stagista psichiatrico arriva in una struttura per malati mentali nella quale si nascondono inquietanti segreti.

Madhouse, la recensione dell'horror con Lance Henriksen
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Lo stagista psichiatrico Clark Stevens arriva a Cunningham Hall, una struttura psichiatrica situata in un luogo isolato e amministrata dall'arcigno Dr. Franks. Qui i pazienti sono lasciati allo sbando, liberi di vagare per le stanze della magione, mentre i casi più gravi sono rinchiusi in un'area maleodorante in celle dove non entra mai la luce del sole.
In Madhouse Stevens fatica ad ambientarsi e non approva del tutto i metodi del direttore, trovando appoggio nella bella infermiera Sara. Quando si imbatte in un misterioso paziente, confinato nella cella 44, che sembra in tutto e per tutto una sorta di "fantasma", l'uomo inizia a dubitare che i metodi usati nella clinica per curare i degenti siano quelli giusti, con l'uso di elettroshock e altre soluzioni arcaiche che ne mettono a repentaglio anche l'incolumità fisica.
Nella struttura iniziano ad avvenire dei brutali omicidi, che coinvolgono sia i medici che i malati, e Stevens scopre che oscuri segreti aleggiano in quel posto, iniziando a soffrire di allucinazioni sempre più inquietanti nella sua personale ricerca della verità.

Crazy horror

La seconda prova dietro la macchina da presa, dopo l'inedito Black Velvet Pantsuit (1995), di William Butler ha luogo a nove anni dall'esordio e si inserisce nel florido filone degli horror d'ambientazione ospedaliera, con il protagonista catapultato in un manicomio old school dove i diritti dei pazienti vengono calpestati in nome della scienza. La struttura isolata dal resto del mondo, canonico cliché del filone, e la ricerca del protagonista del mistero che aleggia attorno ad essa non offrono troppe sorprese di sorta, persino il cliffhanger che scuote la narrazione nell'ultima parte si rivela parzialmente prevedibile, almeno per gli appassionati del filone. Madhouse non offre quindi molte novità nei novanta minuti di visione, introdotti da un veloce prologo di immagini sanguinolente in rapida sequenza e dalla disperata fuga di una misteriosa figura rincorsa da un gruppo di infermieri, e poi incanalati su binari più canonici, con i pazienti caratterizzati dalle rispettive peculiarità, donna ninfomane inclusa.
La sceneggiatura curata dallo stesso regista tenta di suggerire false piste, ma la marcata caratterizzazione dei presunti villain (su tutti il direttore interpretato dalla guest-star del genere Lance Henriksen) fa presagire già i reali risvolti della vicenda.

La villa degli orrori

La strizzata d'occhio al torture porn, ai tempi sulla cresta dell'onda grazie al contemporaneo successo della saga iniziata con Saw - L'enigmista (2004), è troppo abbozzata per suscitare un effettivo disgusto, nonostante un paio di sequenze siano relativamente disturbanti per chi debole di stomaco. E le citazioni ai classici, tra i quali Shining (1980), appaiono più casuali che realmente necessarie, così come alcune forzature nella gestione delle relazioni tra i personaggi principali, pur discretamente interpretati da Joshua Leonard (che esordì nell'istant cult The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair) e la bella Jordan Ladd, già vista nel Cabin Fever originale. La presenza di elementi sovrannaturali, tra luci che ballano e le inquietanti allucinazioni, sempre più criptiche, che assalgono il protagonista, segue i canoni dell'orrore del nuovo millennio senza eccessivi sussulti, così come lo sfruttamento dell'ambientazione, con sotterranei maleodoranti luogo di reclusione dei pazienti più pericolosi e lugubri ascensori.
Lo stesso si può dire per la prevedibile love-story in divenire e per il tratteggio delle figure di contorno, guardia dai metodi poco ortodossi in primis. Madhouse si affida troppo agli archetipi per risultare realmente originale, ma almeno dal punto di vista del ritmo l'operazione evita tempi morti e, grazie anche alla sua durata ridotta (80 minuti se si escludono i titoli di coda), può rivelarsi meno indolore del previsto per una platea onnivora di produzioni a tema.

Madhouse Un horror senza infamia e senza lode che si adatta alle regole del filone in voga all'inizio del nuovo millennio, con strizzate d'occhio al nascente fenomeno del torture-porn moderno e un'ambientazione di stampo ospedaliero che riporta alla mente alcuni classici del filone. Madhouse tenta il colpo di scena rivoluzionario scadendo però in alcune ingenuità narrative, che fanno già presagire la relativa rivelazione di fine visione, riciclando proprio in fase di sceneggiatura diversi topoi a cui gli appassionati del filone erano/sono fin troppo abituati. La discreta atmosfera, guest-star d'eccellenza come Lance Henriksen e una manciata di sequenze allucinatorie/disturbanti regalano qua e là qualche guizzo all'interno di una messa in scena lineare, un compitino di decente fattura tanto scorrevole quanto passabile. Il film andrà in onda domenica 16 dicembre alle 00.40 su RAI4.

5.5

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