Madame Bovary, la recensione del film con Mia Wasikowska

In questo nuovo adattamento del romanzo di Gustave Flaubert, la giovane Emma va incontro al suo destino tra brucianti passioni e tragici eventi.

Madame Bovary, la recensione del film con Mia Wasikowska
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L'omonimo romanzo, pubblicato nel 1856, di Gustave Flaubert è uno dei grandi classici della letteratura, osteggiato ai tempi della sua uscita al punto da procurare un'accusa, poi risoltasi con relativa assoluzione, di immoralità e oscenità nei confronti dell'autore francese. Un'opera alla base del naturalismo, corrente che si proponeva come diretta emanazione del pensiero positivista nel tentativo di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi mezzi utilizzati nelle scienze naturali, che per la sua più pura essenza non è mai stata semplice da trasportare in altri media, cinema su tutti.
Eppure durante lo scorso secolo filmico sono stati in tanti a tentare di portarla sul grande schermo, inclusi maestri delle rispettive epoche come Jean Renoir, Vincente Minnelli, Alexandr Sokurov e Claude Chabrol, alle prese con adattamenti fedeli o più liberi della fonte di partenza. Nel 2014 si è aggiunta alla lista di questi "indomiti" registi anche Sophie Bartes, prima donna a cimentarsi nell'impresa e conosciuta allora soltanto per la godibile comedy-drama d'esordio Cold Souls (2009).

Una donna d'altri tempi

La trama di Madame Bovary vede per protagonista la giovane Emma, una ragazza poco più che adolescente nella Normandia ottocentesca, la quale va in sposa al medico di campagna Charles Bovary, in un matrimonio organizzato dal padre della ragazza. Emma abbandona la casa natia e si trasferisce nella cittadina di Yonville, dove però fatica ad adattarsi alla vita paesana e contadina e non riesce a entrare in piena sintonia col marito: questi è infatti un uomo dal carattere gentile e altruista ma trascorre gran parte del tempo fuori dalle mura domestiche, lasciando da sola ad annoiarsi la novella sposa.
Emma è alla ricerca di passione e amore e finisce per attirare le attenzioni del coetaneo Leon Dupuis, studente di giurisprudenza, con cui scopre di avere molti interessi in comune. L'attitudine libertina e la tendenza a spendere ingenti quantità di denaro in vestiti e mobilia rischia di complicare la situazione matrimoniale della ragazza, incanalando il suo destino su un sentiero potenzialmente tragico.

Emozioni trattenute

Fin dal prologo una grande attenzione è data ai rumori ambientali, siano questi il frastuono di un tuono o il ticchettio di un orologio, con la precisa scelta di trasportare pienamente lo spettatore all'interno del mondo in cui la sventurata, e ingenua, protagonista vive la propria personale odissea. Madame Bovary è un film scostante, volutamente anti-empatico nelle sue drastiche scelte di campo, che nonostante il suo particolare approccio riesce ad appassionare morbosamente al racconto, tanto che le due ore di visione volano in un lampo pur senza la presenza di forzate scene madri. Perché all'interno della sfumata narrazione è l'intero costrutto ad avere una pari importanza, e la ricerca di un'emotività trattenuta si rivela un'arma parzialmente vincente in grado di rendere maggiormente verosimili i molteplici slanci passionali intrapresi dal personaggio.

Sola contro tutti

L'elegante regia si addentra nella prima parte in raffinati giochi geometrici, con inquadrature spesso equamente divise da elementi architettonici, e cede poi spazio a una cruda rappresentazione della vita provinciale e contadina d'epoca, tra donne che lavano i panni al fiume e scalcinate locande antiche, sfondo ideale per la drammatica storia in fremente evoluzione.
I comportamenti di Emma non risultano sempre condivisibili, così come nel testo alla fonte, ma proprio nelle sua smaccate debolezze risulta inevitabilmente una figura più umana e credibile.

La regista ha il pregio di insistere sulle piccole cose, sulla monotonia di una quotidianità che diventa opprimente, e di rendere la figura di Emma la tipica donna, vittima e colpevole al contempo, sola in un mondo di uomini che in maniere diverse e complementari finiscono per portarla a un disperato punto di rottura.
Mia Wasikowska si presta perfettamente al "gioco" in un ruolo così complesso e i suoi sguardi persi nel vuoto o ardenti di sentimenti troppo a lungo sopiti valgono da soli la visione, con il cast maschile che può contare sulle solide ed eterogenee performance di Rhys Efans, Ezra Miller e Logan Marshall-Green.

Madame Bovary Il romanzo di Gustave Flaubert, classico della letteratura, riceve un ennesimo adattamento per il grande schermo, il primo firmato da una regista donna: fattore non di poco conto visto che la psicologia della giovane protagonista viene tracciata con un taglio uniforme e verosimile, rendendola l'esemplare vittima-carnefice in una realtà prettamente maschilista. Quest'ultima versione cinematografica di Madame Bovary opta per un raffinato minimalismo introspettivo, scegliendo con cura lo scorrere degli eventi e delle situazioni e centellinando le sortite emozionali, per una rappresentazione sobria ma comunque appassionante del racconto, che deraglia col procedere dei minuti su risvolti sempre più drammatici e tragici. L'eleganza della ricostruzione d'epoca, fine e silente, va di pari passo con la sottrazione degli interpreti, che tolgono invece di aggiungere, rendendo l'insieme una sobria disanima dei rapporti umani in contesti fatti di passioni e tradimenti. E anche al netto di una certa, apparente, monotonia, le due ore di visione scorrono con naturalezza fino al noto epilogo. Il film andrà in onda lunedì 25 novembre alle 21.15 su CIELO TV in prima visione TV.

6.5

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