Machete, la recensione del film di Robert Rodriguez

La recensione di Machete, il nuovo film di Robert Rodriguez che eleva Danny Trejo a protagonista assoluto.

Machete, la recensione del film di Robert Rodriguez
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Fu nel 1992 che il texano Robert Rodriguez, dopo aver diretto lo short Bedhead, passò al lungometraggio con El mariachi, nel quale Carlos Gallardo vestiva i panni di un chitarrista ambulante che, in una cittadina di frontiera, finiva per essere scambiato per un killer evaso di prigione ed intento a vendicarsi del suo padrone.
Un folgorante esordio a basso costo (circa 7000 dollari di budget) che finì per trasformarsi in una trilogia grazie a due sequel firmati dallo stesso Rodriguez ma interpretati da Antonio Banderas al posto di Gallardo: Desperado e C'era una volta in Messico, rispettivamente del 1995 e del 2003.
Ma perché tornare a parlare di quella ideale "Trilogia del dollaro" rodrigueziana?
Semplice, perché, per il suo tredicesimo film, annunciato tramite un fake trailer posto in apertura del grindhousano Planet terror, l'autore di Dal tramonto all'alba e Sin city sembra aver pensato bene di recuperare la polverosa, efficace ambientazione messicana alla base di quelle tre violente pellicole, le ultime due delle quali includevano nel cast il grande Danny Trejo qui finalmente elevato a ruolo di protagonista.

Il curioso trailer "illegale"

Nel maggio del 2010, lo stato dell'Arizona è stato al centro di diverse polemiche riguardo le restrittive leggi sull'immigrazione irregolare che sono state messe in vigore per mettere un freno all'ingresso di clandestini, per lo più messicani. Danny Trejo, nei panni del bounty hunter Machete, e il regista Robert Rodrguez hanno colto la palla al balzo rilasciando, sulle pagine di Ain’t it cool, uno speciale "Cinco De Mayo Message for Arizona": un trailer di Machete in cui si dichiarava a chiare lettere che l'Arizona stava facendo casino col messicano sbagliato.

Dal tramonto a Jessica Alba

Infatti, all'interno di un soggetto che ricorda sotto certi aspetti quello alla base dell'action-movie Shooter, firmato da Antoine Fuqua nel 2007, l'attore concede anima e corpo all'ex agente federale conosciuto come Machete, il quale, particolarmente portato per il massacro tramite armi da taglio e da tutti creduto morto in seguito ad uno scontro con gli uomini del pericoloso boss Torrez alias Steven"Trappola in alto mare"Seagal, fa perdere le sue tracce fino al giorno in cui finisce per trasformarsi nel capro espiatorio di un diabolico complotto pianificato dallo spietato uomo d'affari Booth, con le fattezze del Jeff Fahey de Il tagliaerbe - tra l'altro rivisto nel già citato Planet terror.
Complotto che, a quanto pare volto all'eliminazione del senatore McLaughlin, interpretato da Robert De Niro e deciso a portare avanti una dura legge razzista sull'immigrazione, conduce Machete a diventare la preda di turno coinvolgendo non pochi altri personaggi; dall'immancabile Cheech Marin - presenza fissa dei set di Rodriguez - nei panni del fratello sacerdote del protagonista, alla regina degli scandali Lindsay Lohan, la quale (s)veste invece quelli della figlia di Booth. Senza dimenticare Luz, camionista ribelle incarnata da Michelle"Resident evil"Rodriguez con la sua consueta aria da macho-woman, e l'ufficiale dell'immigrazione Sartana Rivera, nel cui ruolo troviamo la sexy Jessica Alba.

Ruoli da tagliare

Un campionario di azzeccate figure destinate a popolare quello che, violento e ultra-splatter già a partire dal prologo, ricco di decapitazioni e arti mozzati, non fatica ad assumere ben presto le fattezze di un movimentatissimo e coinvolgente fumetto su celluloide.
Un fumetto che solo una mente tanto folle quanto geniale come quella di Rodriguez poteva "disegnare" nella pellicola ponendo sullo stesso set De Niro e Seagal, ovvero il migliore e il peggiore attore di fine XX secolo, riuscendo perfino a convincerci che l'inespressivo Nico Toscani del grande schermo abbia questa volta capito il significato del sostantivo "recitazione".
E non parliamo delle presenze dell'effettista Tom Savini - che torna a recitare per il regista dopo il succitato Dal tramonto all'alba - e di Don"Miami vice"Johnson, il cui recente, non esaltante curriculum include Torno a vivere da solo di Jerry Calà e l'inguardabile Bastardi, atte a completare il decisamente atipico ma ben assortito cast destinato a consegnare l'operazione alla storia della settima arte.

Non c'è duel senza Trejo

Operazione che, ovviamente non priva di citazionismo cinefilo sia visivo (De Niro che sale su un taxi non può fare a meno di richiamare alla memoria Taxi driver di Martin Scorsese) che verbale (Cheech Marin che dice "Dio perdona, io no"), il responsabile della serie Spy kids inscena sfoggiando la consueta capacità di raccontare attraverso i fotogrammi in movimento, tra fiumi di liquido rosso, immagini affascinanti (Machete a bordo di motocicletta con mitragliatrice montata sopra), frasi cult (si va da "Hai fatto incazzare il messicano sbagliato" a "Perché dovrei essere una persona reale, quando sono già una leggenda?") e dialoghi memorabili.
Basterebbe infatti citare la sequenza in cui l'agente Rivera dice al protagonista "Avresti potuto almeno mandarmi un sms" e lui risponde "Machete non manda sms" per lasciar intendere gli altamente ironici e tutt'altro che seriosi binari su cui si muove il film, capace, nel corso dei suoi totali 105 minuti di durata, di divertire, emozionare e spingere alla riflessione lo spettatore.
Del resto, mentre il butterato Trejo, oltre all'arma del titolo, sfrutta anche cavatappi e qualsiasi altro oggetto affilato utile all'annientamento del prossimo, è impossibile non leggere in mezzo alle varie inquadrature una allegoria anti-razzista in forma di denuncia nei confronti del marciume nascosto dietro l'apparentemente linda facciata dei rappresentanti del mondo politico (vedi anche box in alto). Testimoniando che è possibile lanciare messaggi socialmente utili senza dover per forza ricorrere a "serie" produzioni drammatiche e rimanendo legati al genere e all'entertainment puro con il proprio personale tocco, tanto da ottenere una classificazione di cinema d'autore distante perfino da quella che si attribuirebbe al comunque riuscito ma più pretenzioso Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.



Machete Annunciato dal fake trailer che, posto in testa a Planet terror, portava la firma dell’Ethan Maniquis che - qui co-regista - altri non è che lo stesso Robert Rodriguez sotto pseudonimo, alla fine Machete ha visto veramente la luce, permettendo al grandissimo Danny Trejo di cimentarsi per la prima volta nel ruolo di protagonista assoluto. Come c’era da aspettarsi, il risultato sono circa 105 coinvolgenti, bizzarri, folli e tutt’altro che noiosi minuti di visione le cui fattezze non si discostano affatto da quelle di un moderno western in salsa exploitation. Moderno western traboccante effetti splatter, immancabili citazioni cinefile e tantissimo humour, che Rodriguez gira come di consueto sfoggiando una notevole capacità tecnica, tanto da confezionare quello che, non privo di un evidente (sotto)testo socio-politico, rientra di sicuro tra i suoi migliori lavori. E’ già un cult!

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