Lucky Recensione: un horror femminista che non fa sconti

Una scrittrice viene ripetutamente aggredita da un individuo mascherato che si introduce in casa sua, in un film che regala sorprese.

Lucky Recensione: un horror femminista che non fa sconti
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May è una scrittrice dei cosiddetti libri di auto-aiuto, tomi motivazionali dedicati a un pubblico prevalentemente femminile: il suo ultimo testo non ha avuto un successo pari al precedente, ma l'editore è comunque in attesa del suo nuovo lavoro. La donna sta affrontando però un periodo di profonda crisi creativa, dovuto anche a diversi problemi nella sfera privata e nella relazione con il marito Ted. In Lucky la protagonista si trova ben presto ad avere a che fare con una serie di eventi sempre più strani e inquietanti. Prima trova in giro per casa dei piatti rotti e dei frammenti di vetro e poi la notte stessa è testimone dell'irruzione tra le mura domestiche di un uomo mascherato.

Questi viene neutralizzato dal repentino intervento di Ted, il quale sostiene come ormai da diverso tempo quest'individuo sconosciuto faccia la sua comparsa nelle ore notturne: May non ha alcun ricordo di questo e la stessa polizia non sembra far troppo affidamento sulla sua testimonianza. La coppia ha in seguito un litigio, con Ted che decide di andarsene per qualche tempo, e May continua a ricevere ogni giorno la visita dello stalker; nonostante lo ferisca sempre in maniera sempre più irruenta, questi continua a tornare imperterrito nei dì successivi, mettendo May di fronte ad una verità difficile da accettare...

Lucky: gioco di donna

L'intento femminista è chiaro sin da subito nelle sfumature di un personaggio volutamente monodimensionale, caratterizzato su un modello nel quale poter identificare tutte le donne. Ma la sceneggiatura si fa effettivamente interessante nella parte finale, quando l'anima sovrannaturale del racconto trova la sua corretta chiave di letture e si apre a riflessioni sociologiche, sacrificando in maniera definitiva la possibile verosimiglianza della vicenda in favore di un approccio metaforico dalle molteplici sfumature.

Per apprezzare appieno la visione di Lucky - in onda stasera alle 23 su RAI4 - bisogna insomma stare al gioco e carpire il messaggio dietro quell'anima slasher che caratterizza la pressoché totalità di visione: ottanta minuti dove il mistero nasconde un trama ben più terrena e tangibile, che si rispecchia in un contemporaneo dove i casi di cronaca ci riportano ad una realtà ancora più drammatica e spaventosa di quanto qui attraversato attraverso lo sguardo di genere.

Pro e contro

Va anche detto che dietro gli intenti non tutto funziona e la breve durata sopra enunciata è una volta tanto un vero e proprio vantaggio, giacché la monotonia stava iniziando a farla da padrone con un conseguente smorzamento dell'ingranaggio tensivo, che andava via via perdendosi fino a quel climax dell'ultimo quarto, con almeno una lunga sequenza memorabile. Lucky vive così di sussulti che si innescano a fiammate in una trama volutamente derivativa, che si rifà a classici dell'home invasion e dell'horror tutto - non è un caso che lo stalker mascherato ricordi figure archetipiche alla Jason Voorhes o Michael Myers; per approfondimenti a tema leggete la nostra recensione di Halloween Ends.

E poi nelle sue derive tragicomiche ecco spuntare anche echi di una saga più recente e fortunata, in attesa di un auspicabile terzo episodio, quale Auguri per la tua morte (2017) e relativo sequel, con la stessa interpretazione di Brea Grant tra l'isterico e il divertito che ricorda quella della collega Jessica Rothe. Il nostro speciale sul dittico di Auguri per la tua morte è a portata di clic. Proprio la Grant, anche autrice della sceneggiatura, ha servito sul piatto d'argento una storia soltanto da filmare, compito che la regista Natasha Kermani - al suo terzo lungometraggio dopo gli inediti Shattered (2017) e Imitation Girl (2018) - ha eseguito diligentemente, schivando una volta tanto intelligentemente leziosi esercizi di stile, che qui sarebbero stato fini a loro stessi.

Lucky Una scrittrice di libri motivazionali in crisi di ispirazione è vittima delle ripetute aggressioni di uno sconosciuto, un individuo mascherato che notte dopo notte si ripresenta in casa sua. Le forze dell'ordine non sembrano credere alla sua testimonianza e lo stesso marito della protagonista pare nascondere qualcosa: toccherà a lei cercare la verità in prima persona, scoprendo ben presto le molteplici sfumature insite in essa. In Lucky nulla è come sembra o meglio lo è fin troppo, nascondendosi dietro le pieghe di una narrazione di genere che strizza l'occhio allo slasher e al sovrannaturale per lanciare un messaggio molto più terreno e contemporaneo, in un'ottica femminista che riflette sulla condizione della donna nel mondo di oggi. L'operazione a tratti sembra gigioneggiare troppo su stessa, con il rischio di cedere a una certa ridondanza, ma un paio di sequenze e l'escalation finale lasciano prepotentemente il segno.

6.5

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