Lucky, la recensione del film con Harry Dean Stanton e David Lynch

Il caratterista Harry Dean Stanton in una commedia amara, tenera e surreale sulla senilità e la vita. Debutto alla regia di John Carroll Lynch.

Lucky, la recensione del film con Harry Dean Stanton e David Lynch
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Cinque esercizi di yoga, qualche litro di latte in frigo e un bloody mary prima di andare a dormire sono gli ingredienti principali per raggiungere la terza età in piena forma, come Lucky, il bizzarro protagonista del film di John Carroll Lynch interpretato dal maestoso Harry Dean Stanton, scomparso appena qualche settimana fa a Los Angeles. "È stato un po' come il Forrest Gump di Hollywood: non per una questione di scarsa intelligenza, ma perché si è imbattuto nelle circostanze più incredibili" ha dichiarato il suo assistente in un documentario del 2012 diretto da Sophie Huber. L'attore noto per Paris, Texas di Wim Wenders, Alien, Il Padrino e particolarmente apprezzato dal regista David Lynch, incanta il pubblico con assoluta semplicità in questo piccolo grande film che coglie l'essenza contraddittoria della vita.

Sentirsi soli e stare da soli sono due cose differenti

Lucky è un uomo anziano che vive in una piccola cittadina tra gli Stati Uniti e il Messico. Ogni giorno si alza, si veste con attenzione senza mai lasciare indietro stivali e cappello, e si reca al bar per sedersi a bere il caffè davanti ad un cruciverba che nasconde parole capaci di sorprenderlo. Molte persone si preoccupano per lui. Nella sua apparente solitudine ha molti amici interessati ai suoi pensieri, alla sua salute e al suo stato d'animo. Come una sorta di mascotte della piccola città circondata dal deserto, in perfetto stile western, Lucky vive in un mondo tutto suo che John Carroll Lynch riesce a rendere irresistibilmente curioso e intrigante. Un mondo in cui ci si chiede se "il realismo sia una cosa" e dove David Lynch, nei panni di un personaggio stralunato che sembra provenire direttamente da Twin Peaks, cerca disperatamente il suo migliore amico scomparso, una tartaruga di terra di nome Presidente Roosevelt.

Un omaggio commovente e sincero

La sceneggiatura curata da Logan Sparks e Drago Sumonja è brillante, nei dialoghi esilaranti dei protagonisti e nella costruzione di scene surreali che aiutano il regista a tratteggiare la figura di un ex Navy che comincia a fare i conti con il tempo che passa, preda di una tenera nostalgia. Foto e oggetti del passato affollano la sua casa, circondandolo di ricordi, ma la paura della morte Lucky la affronta con una malinconica ironia che conquista lo spettatore. La commozione è inevitabile vista la triste connessione tra finzione e realtà, che trasforma il film di John Carroll Lynch in una sorta di testamento cinematografico di Harry Dean Stanton, immortale nel suo talento e carisma. La regia è misurata e sperimentale allo stesso tempo. Alcuni momenti ricordano il cinema di Lynch con i suoi salti nel buio e l'ignoto che nasconde spiegazioni al di là di ogni logica, mentre lo schermo si tinge di rosso e una porta nasconde una via di uscita o la fine di tutto. Il ritmo non è dinamico e l'azione è sostenuta, ma perfetta per raccontare la storia del suo protagonista.Il rito mattutino puntuale e accurato, i confronti verbali con i vari concittadini e le divertenti visite dal medico che lo ritiene un esperimento scientifico, vista la sua condizione ottimale nonostante un pacchetto di sigarette al giorno, descrivono un uomo onesto, umile, impegnato in una meditazione esistenziale tra follia e humour. John Carroll Lynch affida al corpo e al volto di Harry Dean Stanton la responsabilità di una commedia amara sulla senilità, dove il cinismo passeggia mano nella mano con la voglia di amare ancora, di emozionarsi, di vivere. Lacrime sincere non sono chiamate da una drammaticità studiata, ma sono frutto della natura emotiva di un film che respira umanità, rendendo omaggio ad uno dei grandi caratteristi del cinema internazionale, che non poteva salutare il pubblico in modo migliore.

Lucky Lucky, che sarà distribuito in Italia da Wanted a marzo 2018, regala una meravigliosa uscita di scena di Harry Dean Stanton, un attore che ha lasciato il segno per la sua unicità, il suo carisma e la sua innata ironia. Un volto con una storia da raccontare che John Carroll Lynch, al suo debutto dietro la macchina da presa, ha saputo gestire con attenzione e sensibilità, realizzando una commedia agrodolce in cui la malinconia incontra una brillante ed umile riflessione sull'età, il tempo che passa e il futuro incerto.

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