Lucid Dream, la recensione del thriller/sci-fi originale Netflix

Un padre sperimenta i sogni lucidi per scoprire chi tre anni prima rapì suo figlio in Lucid dream, originale thriller sci-fi coreano.

Lucid Dream, la recensione del thriller/sci-fi originale Netflix
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Solo qualche mese fa Aaron Eckhart entrava nei sogni di persone possedute per liberarle da spiriti demoniaci in Incarnate - Non potrai nasconderti (2016). Lo spunto di partenza di Lucid dream, titolo originale Netflix, non è poi così dissimile ma sposta le coordinate narrative dall'horror al classico thriller di matrice coreana per mettere in scena una vicenda dalle forti tinte drammatiche. Il protagonista è infatti un padre vedovo, il reporter Dae-ho, che ha un figlio gravemente malato. Quando il piccolo scompare misteriosamente durante una gita ad un parco giochi, l'uomo si convince che dietro il rapimento vi sia una qualche potente politico a cui aveva "pestato i piedi" con le sue inchieste giornalistiche. Tre anni dopo quel tragico giorno del bambino non si sa ancora nulla, e nessuna richiesta di riscatto è stata nel frattempo presentata; mentre la polizia brancola nel buio Dae-ho decide, con l'aiuto di una dottoressa e di un determinato detective, di utilizzare la tecnica sperimentale dei sogni lucidi per poter scoprire la verità.

Tra sogno e realtà

Un curioso ibrido tra sci-fi onirica e thriller poliziesco che trova nelle variegate influenze una sua distinta personalità. E' interessante la gestione del passaggio tra i due mondi, quello dei sogni e quello reale, messa in campo dal regista esordiente Kim Joon-sung, capace di mantenere anche all'interno dei passaggi più "fantastici" una plausibile aura di verosimiglianza, permettendo alla tensione di non venir mai meno nei cento minuti di visione. La sceneggiatura, pur non priva di qualche parziale incongruenza comportamentale nello sviluppo di alcuni fondamentali personaggi, sa come mantenere sempre alta l'attenzione dello spettatore, la cui curiosità su quanto realmente accaduto cresce man mano col procedere degli eventi: da quando il protagonista comincia a rivivere il giorno del rapimento attraverso il mezzo dei sogni lucidi, ogni volta si aggiunge un significativo dettaglio relativo al proseguo delle indagini, fino all'inaspettato colpo di scena della mezzora finale che aggiunge ulteriore carne al fuoco ponendo anche uno sguardo comprensivo nei confronti dell'effettivo villain del racconto. E' pur vero che qualche indizio poteva far prevedere il cosiddetto cliffhanger, ma la gestione abile dei dialoghi unita alle ottime performance degli interpreti permette comunque a questi di sorprendere con efficacia, disseminando qua e là false piste e sfruttando al meglio il buon numero di figure di contorno (su tutte il trio di anziani investigatori privati). "Nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli": è su questo assunto tratto dal detto persiano che si basa l'intero nucleo narrativo di Lucid dream, con la lotta disperata di un padre pronto a tutto pur di scoprire quanto accaduto al figlio, e l'intensità melodrammatica è ben risaltata in più occasioni in un film che comunque non dimentica anche il suo lato puramente d'intrattenimento, con sani istinti di genere e buoni effetti speciali che, soprattutto nella resa dei conti finale, possiedono il giusto afflato spettacolare.

Lucid Dream Un thriller coreano atipico che utilizza il mezzo di una (fanta)scienza potenzialmente verosimile per variare con originalità le coordinate tipiche del filone. Un padre alla ricerca del figlio rapito decide di sperimentare una tecnica grazie alla quale i sogni lucidi potrebbero svelare quanto accaduto al bambino: Lucid dream è accattivante nell'esposizione di questo particolarissima indagine in bilico tra il reale e l'onirico, regalando un buon numero di colpi di scena e trovando nelle efficaci interpretazioni la corretta dose di tensione, emotiva e non, con il comparto scenografico e spettacolare che offre passaggi suggestivi e dal più che buon impatto visivo.

7

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