Prendete Zombieland, aggiungeteci un pizzico di Monsters e shakerate bene con un'aggiunta di rom-com: il cocktail cinematografico che viene fuori si chiama Love and Monsters e il suo creatore è lo sconosciuto ma talentuoso Michael Matthews, regista sud africano al suo secondo lungometraggio. La storia di questa action-comedy fantascientifica, post-apocalittica e immaginifica inizia con un appuntamento tra Joel (Dylan O'Brien) e Aimee (Jessica Henwick). Appostati su di una collina a guardare le luci della città, alla reciproca ricerca di un bacio, i due vengono interrotti da un'esplosione lontana. Si tratta di giganteschi mostri che iniziano ad attaccare senza preavviso le abitazioni, insettoidi sproporzionati, aggressivi e famelici le cui origini non sembrano chiare.
Nel caos più totale, Joel e Aimee si separano e finiscono per perdersi, rintanati rispettivamente in diversi bunker sotterranei per sfuggire alla famelica e sanguinosa caccia dei mostri.
Dopo sette lunghi e difficili anni, Joel riesce però a rintracciare la ragazza grazie a una vecchia radio e decide di partire per un viaggio irto di difficoltà per ricongiungersi con Aimee, incontrando lungo il tragitto Clyde (Michael Rooker) e Minnow, due sopravvissuti esperti ed errabondi che insegneranno a Joel a difendersi dalle gigantesche belve che dominano ormai la Terra, così da permettergli di riabbracciare l'amore della sua vita.
Mappare se stessi
Il pregio più evidente di Love and Monsters è la sua forte ed esplicita consapevolezza di essere un prodotto profondamente derivativo. Come detto, le idee alla base del film sono semplici e dirette nella loro non-originalità: Il background apocalittico è simile al film di Ruben Fleischer, il road trip chilometrico a The Last of Us, The Walking Dead o all'indie movie di Gareth Edwards già citato in apertura, gli insettoidi giganti - o meglio, alcuni di essi - sembrano la copia di quelli visti nella Skull Island del King Kong di Peter Jackson. Eppure, straordinariamente, non c'è un solo elemento che appaia ridondante o ingenuo, un mero e sfacciato copia incolla di situazioni già viste, perché Matthews non vuole imitare qualcosa di già fatto ma costruire qualcosa di simile partendo da basi solide gettate da altri, seguendo poi una grammatica cinematografica pop e strabordante che scena dopo scena si fa sempre più unica e ben ragionata.
Da un bunker alla Fallout (e c'è pure un cane) si esce dunque in un mondo trasformato dal predominio di vegetazione e mostri e comincia il vero viaggio di Joel, interpretato da un bravo e credibile Dylan O'Brien, ormai abituato a questi ruoli un po' young-adult e di genere che gli calzano perfettamente.
La sua missione per amore è come un diario dedicato ad Aimee, nel quale risiedono le sue emozioni e il suo percorso tra "segnali di morte" e quant'altro, così da non perdere mai il filo psicologico della sua evoluzione, da "addetto al minestrone" a sopravvissuto esperto (forse). Il racconto è centrato su Joel e sempre attraverso lui viviamo situazioni al limite del pericolo e incontriamo personaggi di passaggio o d'aiuto.

Questo distanzia Love and Monsters da molti altri film di genere, perché anche se condiviso il viaggio è improntato alla crescita personale, al confronto con un Nuovo Mondo devastante per ogni essere umano, disgustoso per i tripofobici, radicalmente mutato e inospitale per qualsiasi forma di civiltà estesa e all'aperto, anche se il messaggio interno del film vuole essere quello di aprirsi all'errore e tentare di rompere il proprio guscio, seguire e rafforzare il proprio istinto per non cedere alla paura, divenendo consapevoli e fieri di chi si è.
Oltre a questo, il film offre un comparto registico che sa imprimersi in più di una sequenza, non tanto per l'effetto cinematico dell'azione ma per una questione di impatto visivo, dato che Matthews è un autore in erba in grado di valorizzare quando e dove serve un determinato momento o un importante dialogo, creando la giusta enfasi per ogni tipo di palato, dal più raffinato al meno elaborato.
Inoltre, proprio come Tomorrowland di Damon Lindelof, Love and Monsters vuole ragionare sulla mobilitazione di gruppo per il miglioramento del pianeta, solo in modo meno elitario e guardando in faccia ognuno di noi, che tornando al discorso dell'errore, una volta superato un ostacolo dopo l'altro, con impegno e un po' di fortuna, saprà cavarsela, uscire all'aria aperta, sfidare i mostri che popolano il proprio mondo per mappare se stesso e aiutare gli altri. Un film umano e puntuale in cui il genere è sia cuore che pretesto per parlare di sentimenti e psicologia del sopravvissuto, adatto ai tempi odierni e a suo modo persino socialmente più lungimirante di alcuni titoli impegnati. Come dicevamo, praticamente perfetto nella sua imperfetta (perché palese) ma unica derivazione.